Compiti per le vacanze. Che senso hanno? Lettera
Sono una docente di fisica delle scuole superiori. Vorrei dare la mia opinione sui compiti per le vacanze per le scuole di ogni ordine e grado.
Sono vacanze oppure no? La normativa in merito risale agli anni sessanta (C. M. 14 maggio 1969, n. 177 sul riposo festivo degli alunni) che in un punto recita ‘va considerato che nelle giornate festive moltissime famiglie italiane, trovano l’unica occasione di un incontro dei propri membri più disteso nel tempo’. Invito alla sua lettura in quanto ci sono anche interessanti spunti che, in un epoca digitalizzata come quella di oggi, valgono più che mai: ‘le attività sportive, ricreative e artistiche, inducono a considerare da un angolo visuale più ampio tutti i fattori e le componenti che concorrono, insieme e ad integrazione della tradizionale preparazione culturale dei giovani ai fini meramente scolastici, alla crescita e al completamento della personalità in vista dei successivi traguardi che la vita porrà dinanzi a ciascuno di essi’ etc etc.
Personalmente assegno per qualunque periodo festivo (Pasqua, natale, vacanze estive, eventuali ponti) la classica ripetizione, dal momento che ho ancora vivo il ricordo nell’età più giovane di pomeriggi trascorsi con il parente di turno a fare i famosi ‘compiti per le vacanze’ e in età adolescenziale a passare/copiare, a seconda dei casi, temi/problemi. E oggi ritengo che con tutti gli strumenti informatici a disposizione maggiore é il carico di studio e maggiore è la probabilità di indurre i ragazzi alla copia, senza nessun beneficio e nessun desiderio di apprendere. Ad esempio, i ‘famosi libri da leggere per le vacanze’ che in passato in molti casi venivano letti da un genitore, ora sono facilmente disponibili on line in versioni riassuntive a diversi livelli. E poi vengono effettivamente corretti in classe al ritorno dalle feste visto il quantitativo? Per cui mi pongo questo interrogativo: che senso ha tutto questo?
Prof Roberta Cuozzo