Compiti a casa: diritto di disconnessione anche per gli studenti, assicurare alle famiglie il diritto all’organizzazione del tempo libero. Le linee guida del Dirigente Conte

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Incessanti continuano a giungere, in redazione e allo scrivente, in modo particolare, segnalazioni circa l’insensata, inadeguata, infruttuosa e “raccapricciate” abitudine di taluni docenti di assegnare compiti ai propri alunni, segnando gli stessi, sul registro elettronico, nel tardo pomeriggio, addirittura alle 20, di fatto non solo violentando la serenità delle famiglie e l’organizzazione delle stesse ma violando quella correttezza deontologica e una serie di norme (collegate alla disconnessione e al diritto inviolabile al riposo) che ogni docente dovrebbe avere ben in mente e osservare come faro illuminante.  Fatta questa doverosa premessa, pur nel riconoscimento dell’autonomia e indipendenza dell’insegnamento (art. 33 della Costituzione), si ritiene necessario ed urgente che ciascuna scuola avvii una seria e approfondita riflessione sul tema, anche alla luce delle disposizioni ministeriali che, nel tempo, hanno affrontato la materia e degli orientamenti della ricerca pedagogica e didattica.

La normativa

A tal riguardo è utile porre l’attenzione del personale docente sulle seguenti disposizioni normative, di cui si raccomanda la lettura:

  • La C.M. n. 6 del 20/02/1964, che considera i compiti a casa “particolari forme di lavoro indispensabili per la formulazione dei giudizi che la scuola è tenuta ad esprimere” i quali devono contemperarsi, per , con “l’esigenza di dosare opportunamente il lavoro a casa”. Esplicita, inoltre, che “Alla formazione culturale dell’alunno concorrono sia l’azione didattica, attuata nella più viva collaborazione tra docente e discenti, sia il ripensamento individuale realizzato con lavoro personale dell’alunno a casa”. Da circa 60 anni, quindi, i compiti per casa hanno l’obiettivo di favorire il “ripensamento individuale” da parte dell’alunno; un processo che non può  essere promosso senza mettere il discente nella condizione più adeguata per attivarlo;
  • La C.M. n. 431 del 30/10/1965 precisa che Un sovraccarico degli impegni di studio nuoce alla salute dei giovani e che l’assegnazione dei compiti a casa deve tener conto della “necessità di contemperare le varie e non sempre concordi esigenze delle famiglie”;
  • La C.M. n. 177 del 15/05/1969, avente ad oggetto: “Riposo festivo degli alunni. Compiti scolastici da svolgere a casa”, che fa esplicito divieto di assegnare compiti da svolgere a casa nei fine settimana o nei giorni di festività. La C.M., mai abrogata, recita infatti: “…Nell’impegno di garantire agli alunni ogni possibilità e ogni componente di sviluppo della loro personalità, la scuola non pu  non preoccuparsi di rendere praticamente possibile questa più ampia e varia forma extrascolastica di arricchimento culturale e formativo. Inoltre, va considerato che nelle giornate festive e, in genere, anche nel pomeriggio del sabato, moltissime famiglie italiane, in cui entrambi i genitori svolgono un’attività lavorativa, trovano l’unica occasione di un incontro dei propri membri – innanzi tutto genitori e figli – più disteso nel tempo e, quando possibile, in ambiente diverso da quello dell’abituale dimora cittadina, più sereno nel riposo dal lavoro, di un incontro nel quale trovano alimento il rafforzarsi dei rapporti affettivi, lo scambio delle esperienze, il confronto dei comportamenti tra giovani e adulti; in una parola, si ricompone l’unità della famiglia, e questa attua la pienezza della sua essenza di primo e fondamentale nucleo sociale e della sua primaria funzione educativa. In considerazione del duplice ordine di esigenze finora prospettate, questo Ministero è venuto nella determinazione di disporre che agli alunni delle scuole elementari e secondarie di ogni grado e tipo non vengano assegnati compiti scolastici da svolgere o preparare a casa per il giorno successivo a quello festivo, di guisa che nel predetto giorno non abbiano luogo, in linea di massima, interrogazioni degli alunni, a meno che non si tratti, ovviamente, di materia, il cui orario cada soltanto in detto giorno. La nota ministeriale, tutt’ora vigente, dispone che agli alunni delle elementari (primaria) e medie (secondaria di primo grado) “non vengano assegnati compiti a casa per il giorno successivo a quello festivo”. Queste disposizioni prendono atto che la formazione dell’alunno non avviene solo a scuola ma anche nell’extra scuola, dove l’alunno trova stimoli utili all’arricchimento personale in attività diverse, siano esse sportive, artistiche o di semplice svago, tutte importantissime per la loro armonica crescita culturale, sociale ed umana. Tali considerazioni hanno indotto il Ministero a sottolineare (già nel 1969) che Non deve accadere che i libri di testo prevalgano sulla percezione del mondo esterno che ogni studente deve aver modo di cogliere e di elaborare, libero dell’ambito scolastico”.
  • La Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, ratificata dell’Italia con Legge n. 176 del 27/05/1991, la quale sancisce, per ogni bambino/a e ragazzo/a, il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età (art.31).

I compiti a casa e la direttiva dell’Istituto Comprensivo “A. Diaz” di Vernole con Castri di Lecce

I “compiti a casa” – scrive il dirigente dell’Istituto Comprensivo “A. Diaz” di Vernole con Castri di Lecce Prof. Pantaleo Antonio Conte  – rappresentano ad oggi un tema aperto e dibattuto che anche la nostra scuola deve affrontare al fine di garantire un ambiente di cura e di crescita sano, sereno nei rapporti docenti-discenti-famiglie e, soprattutto, “a misura di apprendimento”. “Premessa imprescindibile da cui partire è che non esiste nel nostro Paese una normativa specifica in materia e, soprattutto, non vi sono, ad oggi, evidenze scientifiche e pedagogiche che attestino l’effettiva efficacia dei compiti a casa. Anzi, le rilevazioni internazionali dimostrano che i migliori risultati di apprendimento vengono raggiunti dagli alunni di quei Paesi ove non vengono assegnati compiti a casa, o ne vengono assegnati pochissimi. 

E il buon senso? La posizione del dirigente scolastico Prof. Pantaleo Antonio Conte 

Il buon Senso personale sostenuto da una solida competenza didattico-pedagogica che, pur non essendo propriamente una norma – questa la posizione del dirigente scolastico Prof. Pantaleo Antonio Conte – deve guidare ogni azione educativa del singolo docente e far comprendere che lasciare agli alunni il tempo per giocare e imparare di propria iniziativa è più proficuo, sul piano degli apprendimenti, che costringerli ad un lavoro eccessivo che rischia di far loro odiare il compito e la disciplina che stanno studiando. Ci  premesso, questa Dirigenza intende promuovere una riflessione, interna alla scuola, volta al ripensamento di una prassi che, spesso assunta acriticamente, dovrebbe invece fondarsi su solide basi scientifico-pedagogiche e non sulla semplice abitudine del “cosi ho sempre fatto e … cosi continuo a fare!”. Un’affermazione, l’ultima citata, che non tiene conto del profondo mutamento antropologico e cultura della società contemporanea, ampiamente documentato dalla ricerca pedagogica alla cui lettura si rimanda.

Quando inserire i compiti sul registro elettronico?

Innanzitutto, ricordiamo ai docenti che il registro elettronico è un documento ufficiale della scuola e che ogni modifica, alterazione o modifica equivale a un falso in atto pubblico. Ma quando inserire i compiti? Entro quale orario? Certo è inconcepibile, imperdonabile e chiaramente illogico assegnare i compiti, per l’indomani, la sera alle 20.00. A nostro modo di vedere andrebbero garantiti i principi di correttezza, buona fede, proporzionalità, ragionevolezza [D.P.R. 62/2013 – Codice di comportamento dei dipendenti pubblici]. Non esiste, infatti, una norma legislativa che imponga quanti e – quando assegnare – i compiti per casa. Naturalmente è evidente che gli stessi vadano assegnati durante le ore in presenza scolastiche e solo dopo averli comunicati oralmente agli alunni. Le famiglie e gli alunni hanno tutto il diritto di vivere e progettare serenamente le giornate di riposo, la sera e le festività senza una forma di ansia determinatasi da compiti “improvvisi” che a volte costringono le famiglie ad annullare eventi già programmati con tanto entusiasmo con grave nocumento per genitori e familiari. Danni per i quali ci sono famiglie che hanno deciso di agire giudizialmente a garanzia della loro possibilità di organizzare la vita.

Le linee di indirizzo e i docenti che decidano di assegnare compiti per casa: a cosa devono far riferimento

Il dirigente scolastico Prof. Pantaleo Antonio Conte fornisce nel suo documento, ben articolato e di grande attualità, alcune linee di indirizzo che i docenti che decidano di assegnare compiti per casa dovranno seguire, e che dovranno guidare la riflessione collegiale sul tema al fine di giungere alla elaborazione di un documento condiviso.

Se assegnati, i compiti per casa:

  • devono essere riportati sul Registro Elettronico per conoscenza di alunni e famiglie; 
  • vanno registrati nella giornata in cui devono essere svolti, non nella giornata in cui vengono assegnati, con l’indicazione del tempo presunto per il loro svolgimento (il Registro in uso prevede questa funzionalità);
  • se non rivolti a tutta la classe, vanno assegnati in modo che alunni e famiglie capiscano a chi sono rivolti;
  • devono essere corretti tutti e a tutti (in caso contrario non ha senso assegnarli);
  • devono promuovere il processo di rielaborazione/ripensamento di quanto svolto in classe; i compiti devono essere esercitazioni riguardanti argomenti già svolti in classe (la didattica capovolta segue un proprio specifico protocollo); 
  • devono essere adeguati all’età e al livello di competenza individuale; non devono eccedere l’autonomia dell’alunno e i docenti devono aver adeguatamente preparato gli alunni a svolgerli da soli. Sarebbe assurdo e umiliante chiedere a qualcuno di fare ci  che non sa fare perché ancora nessuno glielo ha insegnato. Mettere l’alunno nella condizione di essere autonomo nel processo di ripensamento costituisce, tra l’altro, la conditio sine qua non per il raggiungimento dell’obiettivo che dai “compiti a casa” gli insegnanti si pongono;
  • devono essere proporzionali rispetto a quanto svolto in classe (l’attività di studio si svolge prevalentemente in classe e lo studio a casa deve essere orientato al consolidamento di quanto appreso grazie all’insegnate a scuola. Assegnare una mole considerevole di esercizi da replicare, per esempio, difficilmente permetterà di raggiungere il risultato programmato; determinerà, invece, un semplice esercizio meccanico e mnemonico che non solo non favorirà l’apprendimento ma esporrà al rischio di allontanare l’alunno dalla disciplina); 
  • non devono essere oggetto di valutazione: è impossibile sapere come e da chi sono stati svolti;
  • se non svolti a casa non possono essere “recuperati” durante la ricreazione che, per nessun motivo deve essere ridotta e/o annullata;
  • se non svolti durante i periodi di assenza, non devono essere recuperati. I compiti, come detto precedentemente, devono essere un ripensamento/approfondimento/rielaborazione di quanto appreso in classe e, se l’alunno è stato assente, non pu  rielaborare a casa ci  che nessuno gli ha insegnato a scuola; 
  • devono essere significativi, “pochi ma buoni”. I docenti che decidono di assegnare compiti pomeridiani dovranno verificare, preventivamente, che non richiedano a nessun alunno un impegno giornaliero che superi:
  • 10 minuti nelle classi prime della scuola primaria
  • 20 minuti nelle classi seconda e terza
  • 30 minuti nelle classi quarta e quinta
  • 40 minuti nelle classi prime della scuola secondaria di primo grado – 50 minuti nelle classi seconde – 60 minuti nelle classi terze.
  • devono rispettare il tempo libero degli alunni. Ci  implica che non devono essere assegnati compiti nel fine settimana e durante i periodi di vacanza o sospensione delle lezioni (i così detti “compiti per le vacanze” sono un ossimoro logico e pedagogico!). Agli alunni deve essere permesso di ricrearsi (deve essere garantito il “diritto al riposo e al gioco”), e alle famiglie di ritrovarsi, senza l’assillo stressante dei compiti. Inoltre, è bene ricordare che un sano sviluppo sociale e psicologico passa necessariamente anche dalla sperimentazione di esperienze nuove, non strettamente di natura scolastica, ma altrettanto fondamentali per il processo di crescita.

Quando non assegnare compiti per casa

Appare superfluo – sottolinea, ancora e intelligentemente, il dirigente scolastico Prof. Pantaleo Antonio Conte – ribadire e specificare che, nelle classi a tempo pieno della Scuola Primaria e nelle classi a tempo prolungato della Scuola Secondaria di primo grado (in quest’ultimo caso per i soli giorni successivi al rientro pomeridiano), non devono essere assegnati compiti per casa. Gli alunni trascorrono già 8/9 ore della loro giornata a scuola e pretendere un ulteriore impegno a casa è non solo crudele ma anche controproducente sul piano degli apprendimenti. Eventuali e motivate eccezioni a questa regola devono essere preventivamente concordate con le famiglie e deliberate nelle sedi istituzionali idonee (Consigli di classe e/o interclasse).

Il diritto alla disconnessione anche per gli studenti come per i lavoratori

Il diritto alla disconnessione nasce per proteggere i lavoratori, dunque, va estesa anche agli studenti e ai familiari degli stessi. Serve a proteggerli dal rischio di essere sempre connessi con il proprio datore di lavoro e, nel caso degli studenti, con i propri docenti che hanno deciso di investire il tempo dedicato a famiglie e amici per assegnare compiti fuori dall’orario scolastico e, cosa peggiore, senza averli mai comunicati verbalmente agli alunni. Questo diritto garantisce il diritto a non utilizzare apparecchiature che connettono ininterrottamente il lavoratore e lo studente alla propria prestazione lavorativa e al proprio banco (l sera virtuale) per permettergli di organizzare e vivere compiutamente il tempo libero.

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