Cominciamo a mettere qualche puntino sulle “i”… sugli insegnanti non abilitati
red – Risposta dell’ADIDA (Associazione Docenti Invisibili da abilitare) ad Andrea Iuliano (Sindacato Nazionale Insegnanti di Sostegno) in merito all’articolo Graduatorie: “cominciamo a mettere qualche puntino sulle i”
red – Risposta dell’ADIDA (Associazione Docenti Invisibili da abilitare) ad Andrea Iuliano (Sindacato Nazionale Insegnanti di Sostegno) in merito all’articolo Graduatorie: “cominciamo a mettere qualche puntino sulle i”
"Gentile dott. Iuliano,
Mi chiamo Francesca Montuori, e sono una docente precaria del Sud abilitata, ed inserita nelle GE del Nord nel 2007. Tale scelta allora, fu dettata sicuramente dalle ragioni da Lei stesso indicate nell’articolo in oggetto, e devo dire, che si è rivelata negli anni felice, in quanto, ad ogni convocazione, sono stata in grado di “portare a casa la pellaccia” con un contratto annuale.
Quello che però vorrei sottolineare è che, a permettermi di firmare un contratto per diversi anni scolastici, è stato soprattutto il mio punteggio pregresso, conseguito con anni di servizio come docente NON ABILITATA… he sì, caro dott. Iuliano, prima di essere un’insegnante abilitata, pensi un po’, sono stata una di quelle creature che si aggirano nei corridoi e nelle aule delle scuole seppur sprovviste del titolo abilitante.
Il mio servizio da insegnante non abilitata, nulla ha da eccepire rispetto a quello che svolgo oggi, anzi, le dirò di più, l’anno in cui ho conseguito l’abilitazione (ho frequentato gli ex dm 85/05) sovente, mi sono vista costretta ad assentarmi dalle lezioni per poter seguire i corsi che si tenevano a molti Km da casa mia e dall’istituto presso cui lavoravo (sa bene che le assenze non potevano superare il 30%).
Non possiedo la specializzazione per l’insegnamento del sostegno, ma al mio primo anno di docenza, svolto presso un CFP, mi fu assegnata, tra le altre, una cosiddetta classe di “formazione guidata”, cioè composta da sette allievi con disabilità medio – bassa. Naturalmente, essendo giovane e alle prime armi, il preside, i vice e i colleghi mi “marcavano stretta”; ma, alla fine dell’anno si sono complimentati e, non solo i ragazzi, a detta dello psicologo del centro, avevano sviluppato una profonda conoscenza (naturalmente nei limiti delle loro capacità) degli alimenti ed un marcato senso della responsabilità nei confronti della propria alimentazione (insegno Scienza degli Alimenti), ma i genitori degli allievi che avevo seguito si sono dimostrati molto soddisfatti del mio operato.
Vede caro Dottore, io credo che aldilà delle nozioni di pedagogia e psicologia (che ritengo importantissime per il background di un docente e formatore ), un insegnante diventa tale quando alla preparazione e alla passione per questo lavoro si aggiunge l’esperienza; e tale esperienza, certamente non manca a coloro che da anni, loro malgrado, stazionano nelle c.d. G.d.I.
Lei lo sa, che secondo la DIRETTIVA 2005/36/CE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 7 settembre il requisito di servizio di tre anni (1080 giorni) risulta assimilabile ad un titolo abilitante? Ebbene, centinaia di docenti (anche con servizio sul sostegno) inseriti in Graduatorie di Istituto di III fascia hanno superato da un pezzo questo traguardo.
Conosco insegnanti specializzati nel sostegno che svolgono il proprio lavoro con professionalità e sensibilità, accompagnando gli allievi e le proprie famiglie in un percorso spesso difficile e delicato; di qualcuno invece, meglio non parlare… conosco insegnanti NON ABILITATI, e collocati su cattedre di sostegno, che dimostrano requisiti professionali e personali che spesso, sono stati una risorsa per tutti gli altri colleghi.
Mi è capitato di vedere colleghi non abilitati né al sostegno né ad alcuna classe di concorso, ma con molti anni di esperienza alle spalle, essere nominati, con risultati eccezionali, come tutor di coloro che, senza nemmeno un giorno di servizio di docenza, si apprestavano a svolgere il tirocinio per poter conseguire il titolo SOS e, nel giro di qualche mese sarebbero stati inseriti nelle GE.
Nell’ultima parte della Sua lettera inviata a O.S. cita testualmente “Chiediamo ai genitori di vegliare sul comportamento delle scuole e di pretendere il docente specializzato per le attività di sostegno in classe, di verificare il possesso, da parte del docente, del titolo di specializzazione e presso quale Università è stato conseguito”, in una sorta di incitazione alla caccia alle streghe: dunque, il male assoluto adesso sono diventati gli insegnanti non abilitati, e non i tagli indiscriminati al sostegno che violano i diritti (e la dignità, oserei dire) dell’uomo?
Lei, giustamente, auspica il ripristino della mobilità sul territorio degli insegnanti in quanto, questi, sarebbero vittime di un “raggiro” perché costretti a scegliere la propria provincia e residenza di lavoro in un periodo in cui, di tagli e di “riforme epocali” non si parlava. Vuol sapere cosa penso? Che ha ragione, (anche se nutro forti riserve sulla graduatoria unica nazionale: non si può costringere delle persone, magari padri di famiglia, a stabilirsi anche a centinaia di Km dalla propria abitazione!) nonostante, tale scenario non mi sarebbe sicuramente favorevole, ma dura lex, sed lex.
Vuol sapere se concordo con lei sul fatto che sia ingiusto che docenti meridionali siano “imbrigliati nelle graduatorie del sud, spesso senza poter lavorare” e magari con mutui e bollette da pagare, e famiglie da mantenere? Certo che lo penso, nonostante, tanti di loro potrebbero “scavalcarmi” con i loro punteggi, ed io, sono una di quelle che, come migliaia di altri colleghi (abilitati e non), qualche anno fa, ha fatto una scelta di vita, trasferendosi a 800 Km dai propri cari, investendo sul territorio in cui veniva ospitata e che, essendosi integrata perfettamente, non sta certo pensando all’opportunità di scappare una volta agguantato il ruolo… ma l’art. 51 comma1 della Costituzione recita: “Ai pubblici uffici si accede in condizioni di uguaglianza”, ed è giusto che la Costituzione venga rispettata, ma devono essere rispettati anche i diritti di tutti i lavoratori che da anni fanno si che il nostro sistema scolastico possa funzionare.
Da quello che scrive, mi pare di capire che Lei, vedrebbe il sacrificio del futuro lavorativo di migliaia di docenti, immolato sull’altare di questo ginepraio che oramai è diventata la “questione GE”, come qualcosa di necessario e quasi scontato per un fine migliore (il lavoro degli insegnanti abilitati)?
Ma lei, Signor Iuliano, ci ha mai pensato al fatto che, i nomi che scorriamo a centinaia negli elenchi delle G.d.I. corrispondono a delle persone con esigenze, professionalità e umanità identiche a quelle inserite nelle GE?
Cordialmente
Francesca Montuori
Coordinatrice ADIDA"