Come scuola e sport si coniugano alla perfezione in Norvegia: l’importanza di una pratica multisportiva fino ai 12 anni per uno stile di vita sano
La Norvegia, ai vertici delle classifiche olimpiche invernali, offre un modello di educazione sportiva basato sull’inclusione, il gioco e la multidisciplinarietà. A differenza dell’Italia, fanalino di coda OCSE per sedentarietà infantile, la Norvegia promuove l’attività fisica come diritto di cittadinanza, integrando sport di base e di alto livello.
Come si legge sul quotidiano Domani in un articolo a cura di Antonella Bellutti, medaglia d’oro ai Giochi Olimpici di Atlanta 1996 e di Sydney 2000 nel ciclismo su pista, il successo norvegese si fonda su due modelli scientifici: il Modello Evolutivo della Partecipazione Sportiva (DMSP) di Jean Coté e il Modello di Sviluppo a Lungo Termine dell’Atleta (LTAD) di Istvan Balyi. Entrambi i modelli sottolineano l’importanza della pratica multisportiva in forma ludica fino ai 12 anni, come base per uno stile di vita sano e per lo sviluppo del talento.
La cultura norvegese, fortemente legata alla natura, incoraggia la friluftsliv, la “vita all’aria aperta”, in ogni stagione. Le scuole integrano l’educazione fisica curricolare con attività extracurricolari offerte dalle società sportive, utilizzando l’ambiente come un’aula interattiva.
Dal 1987, la Norvegia applica la Carta dei Diritti dei Bambini nello Sport, anticipando i principi della Convenzione ONU sui Diritti del Fanciullo. La Carta norvegese promuove un’esperienza sportiva positiva, incoraggiando la multidisciplinarietà, la gratuità dei servizi e la formazione delle famiglie. Le gare per i più piccoli non prevedono classifiche, e le premiazioni, se presenti, sono uguali per tutti.
Tale modello inclusivo e democratico ha portato la Norvegia a conquistare il maggior numero di medaglie nella storia delle Olimpiadi invernali. A differenza dell’Italia, dove la specializzazione precoce spesso causa l’abbandono dello sport a 14 anni, in Norvegia si inizia a fare sul serio solo dopo i 13 anni. Karsten Warholm, campione olimpico dei 400 ostacoli, è un esempio di atleta formatosi attraverso la pratica di diverse discipline, incluso il decathlon fino a 20 anni.
La Norvegia investe in modo oculato le risorse, privilegiando un approccio democratico che favorisce le opportunità per tutti, a differenza del modello italiano, focalizzato su pochi atleti d’élite. Il risultato è che in Norvegia il 93% dei bambini partecipa ad attività sportive organizzate, contro un tasso di sedentarietà del 94,5% in Italia. Anche in termini di parità di genere nello sport, la Norvegia si posiziona al secondo posto nel Global Gender Gap Index 2024, mentre l’Italia è solo all’87esimo.