“Come i medici anche gli insegnanti dovrebbero prestare un giuramento professionale”. La proposta di Dell’Acqua: “Pronunciamo il giuramento di Socrate”
Un’idea provocatoria sta guadagnando terreno: l’introduzione di un giuramento professionale per gli insegnanti, analogo al celebre Giuramento di Ippocrate pronunciato dai medici.
La proposta, discussa sulle pagine del Corriere della Sera dalla scrittrice e docente Cristina Dell’Acqua, solleva interessanti riflessioni sul ruolo e le responsabilità degli educatori nella società contemporanea.
L’idea di un “Giuramento di Socrate” per gli insegnanti non è solo un esercizio retorico, ma una profonda riflessione sulla natura della professione docente. Come afferma Dell’Acqua, “Come i medici pronunciano il giuramento di Ippocrate, noi insegnanti dovremmo pronunciare il giuramento di Socrate. Entrambi, medici e insegnanti, ci prendiamo cura della salute di pazienti e alunni”. Questa analogia sottolinea il ruolo cruciale che gli insegnanti svolgono nel plasmare non solo le menti, ma anche il benessere complessivo dei loro studenti.
Il contenuto proposto per questo giuramento è altamente significativo. Dell’Acqua suggerisce un incipit che potrebbe suonare così: “Farò in modo che la mia aula sia un luogo d’ascolto, di confronto, di dubbi, piena di vita. E dove si impara a contemplare”.
L’enfasi posta sul concetto di “contemplare” è particolarmente rilevante nel contesto educativo moderno. Dell’Acqua spiega che il termine deriva da “cum” e “templum”, riferendosi all’atto di osservare e pensare non per catturare un momento effimero, ma per viverlo pienamente in uno spazio sacro. Questo richiamo alla sacralità dell’apprendimento contrasta nettamente con la cultura dell’istantaneità e della superficialità spesso associata all’era digitale.
L’introduzione di un giuramento professionale per gli insegnanti potrebbe avere molteplici implicazioni positive. In primo luogo, potrebbe servire a rafforzare il senso di vocazione e di responsabilità etica che molti educatori già sentono. Rendere “sacro il vincolo tra docente, alunni e chi scrive il percorso ministeriale della vita della scuola”, come suggerisce Dell’Acqua, potrebbe elevare lo status della professione insegnante nella percezione pubblica.
Inoltre, un tale giuramento potrebbe fungere da bussola morale e professionale, guidando gli insegnanti nelle sfide quotidiane che affrontano. In un’epoca in cui il ruolo dell’educatore è sempre più complesso, con responsabilità che vanno ben oltre la semplice trasmissione di conoscenze, un codice etico condiviso potrebbe fornire un supporto prezioso.
Tuttavia, è importante considerare anche le potenziali criticità di questa proposta. L’introduzione di un giuramento formale potrebbe essere vista da alcuni come un’imposizione burocratica aggiuntiva in un sistema già gravato da numerosi adempimenti. C’è anche il rischio che un giuramento standardizzato possa essere percepito come una formalità vuota, piuttosto che come un impegno sentito e significativo.
Per essere veramente efficace, un “Giuramento di Socrate” dovrebbe essere il risultato di un ampio dibattito all’interno della comunità educativa. Dovrebbe riflettere i valori condivisi della professione insegnante, ma anche essere sufficientemente flessibile da adattarsi alle diverse realtà scolastiche e ai cambiamenti sociali.