Come evolverà la scuola? Lettera

Inviata da Giuseppe D’Angelo – Il mercato del lavoro oscilla, una curva che sale e scende, rivelando l'incertezza legata alla ripresa economica del post-pandemia. Questo è il mercato del lavoro italiano degli ultimi tempi, e nonostante la situazione occupazionale viaggi su una linea sottile, i dati mostrano che si stanno facendo sempre più necessarie nuove figure professionali, verso le quali è sempre più orientato il mercato del lavoro.
Secondo il report annuale di LinkedIn ci sono 20 principali lavori emergenti nel 2022 tra i quali si ricorda a titolo di esempio: l’ingegnere robotico, l’ingegnere del machine learning, il cloud architect, il cyber security specialist, ecc.
I lavori emergenti sono l’esatta fotografia delle nuove esigenze del mercato, accelerate dalla pandemia, che seguono la veloce crescita del settore tecnologico. Si tratta di attività di alto livello professionale specialistico nelle quali elemento formativo comune sono le elevate conoscenze di
informatica. Si tratta di attività professionali in grado di dare grande soddisfazione (e grande responsabilità) a chi le pratica ma per le quali sono richieste abilità e competenze particolari.
Di fronte a questa straordinaria, repentina e inarrestabile evoluzione del mondo del lavoro come dovrà cambiare la scuola per adeguarsi alle sempre nuove competenze richieste? Per rispondere alla domanda dobbiamo prima farcene almeno un’altra. Quali competenze di base sono indispensabili per potersi integrare nella complessa realtà del mondo del lavoro di oggigiorno?
Intanto bisogna riconoscere che la realtà sociale in cui viviamo non può essere vissuta e immaginata senza l’uso degli ormai inseparabili dispositivi elettronici che ritroviamo dappertutto.
Quindi va da sé che anche la scuola dovrà continuare a svolgere la sua funzione di formazione anche attraverso l’utilizzo di dispositivi sempre più performanti e la realizzazione di attività progettuali che richiedono espressamente l’utilizzo di tali dispositivi ed ambienti di apprendimento
specifici. Ma, a parte questo processo di naturale adeguamento tecnologico che la scuola, peraltro, sta già realizzando, di cosa hanno bisogno i nostri ragazzi per prepararsi veramente ad entrare nel nuovo mondo del lavoro?
Già da alcuni anni è in corso, a livello europeo, una profonda discussione sul tema delle competenze che gli individui devono acquisire per garantirsi il pieno sviluppo. Si tratta di un tema cardine, con implicazioni a cascata che investono i temi della formazione, dell’istruzione e dell’orientamento al lavoro e al benessere sociale. Il risultato di questo percorso è stata l’elaborazione delle 8 competenze chiave europee, che gli Stati Membri dell’Unione Europea sono chiamati a recepire, facilitandone l’acquisizione da parte di tutti i cittadini.
Tra le varie competenze chiave elencate dalla Raccomandazione mi soffermerei a discutere solo le seguenti:
Competenza personale, sociale e capacità di imparare ad imparare
Competenza in materia di cittadinanza
Competenza imprenditoriale
Competenza in materia di consapevolezza ed espressione culturali
A me sembra che le competenze appena elencate descrivano le condizioni per una perfetta maturità dell’individuo e del cittadino. Ma tutti sappiamo che il diventare, in tal senso, maturi comporta un lungo, costante e serio impegno che prende le mosse, sin dall’infanzia, da un intenso e costante studio scolastico oltreché da un profondo impegno personale verso le problematiche sociali di ogni tipo. Le “teste pensanti” non si acquistano al “mercato del sapere”, quando servono.
Esse vanno coltivate con la massima cura perché molto delicate. La scuola, quindi, dovrebbe continuare a fare proprio questo, al di là di come evolvono le tecnologie e gli stili di vita della nostra società. La scuola deve saper formare l’individuo nella sua totalità e complessità di essere sensiente e razionale. Deve stimolare lo spirito critico basato sulla conoscenza approfondita dei saperi di base. Oggi la scuola non forma più così come faceva prima. Non si punta più al successo formativo ma solo al successo scolastico! I termini, ahimè, non sono equivalenti! Il raggiungimento del successo formativo richiede un grande impegno da parte dell’alunno e della scuola. Il successo scolastico no. Evidentemente il voler identificare il successo formativo con quello scolastico fa felici tutti, ma rende la scuola molto poco pregnante dal punto di vista educativo e formativo. La credibilità di questa Istituzione e dei suoi operatori didattici diventa sempre più inconsistente. A poco servono le ingenti spese di ammodernamento tecnologico e strutturale se poi i risultati attesi
non ci sono. Le nuove tecnologie informatiche diventano come delle toppe che cercano di ricucire gli innumerevoli strappi presenti sulla “veste” più importante della nostra Italia.
Ridefinire gli obiettivi formativi della scuola è essenziale. La scuola deve puntare all’obiettivo della serietà dell’impegno nello studio, dal quale non si può prescindere se si vuole il vero raggiungimento delle competenze essenziali. Bisogna ridare credibilità agli indirizzi professionali e tecnici che, paradossalmente, sono stati fagocitati, come utenza, dai licei di ogni tipologia. La vera formazione scolastica è, in verità, l’unico obiettivo essenziale. Per fare questo bisogna puntare verso una educativa selezione meritocratica effettuata in base alle reali competenze manifestate che abbia esclusivamente l’obiettivo di stimolare le potenzialità dell’alunno. Ci servono, insomma, diplomati competenti e non ignoranti! Tutti i tipi di indirizzi scolastici presentano un forte valore formativo e sono per questo irrinunciabili per la società. Quindi basta con valutazioni eccessivamente edulcorare o, peggio ancora, con promozioni garantite comunque vada, in nome del successo scolastico! Basta con le Istituzioni autoreferenziali!