“Come abbiamo attivato lo sportello psicologico individuale per alunni e genitori. L’ansia da prestazione problema principale, famiglie chiedono troppo”. INTERVISTA alla Dirigente Stifanelli

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“Siamo l’unica scuola in provincia di Lecce ad avere lo psicologo a scuola: un aiuto per docenti, studenti e genitori. Una figura qualificata voluta fortemente da me, guardata all’inizio con diffidenza ma che oggi rappresenta un punto di riferimento importantissimo per tutti noi. La mia esperienza mi insegna che per risolvere problemi, specie con i ragazzi più fragili e, soprattutto, per fare prevenzione occorre un professionista esperto. Ritengo che se nella scuola di Abbiategrasso ci fosse stato uno psicologo quella violenza così efferata ai danni di una docente, che era in classe a fare il suo mestiere, probabilmente, non sarebbe accaduta”.

Non ci sono dubbi per Sabrina Stifanelli, Dirigente Scolastica dell’Istituto Comprensivo di Alezio in provincia di Lecce che, a chiusura dell’anno scolastico, traccia un bilancio, decisamente positivo, sulla figura dello psicologo a scuola. “ Che non può essere un docente prestato alla psicologia, ci vogliono competenze specifiche ed esperienza nel settore, soprattutto accanto ai ragazzi più fragili”.

La sua idea arriva un po’ di anni fa, in un paesino della provincia di Lecce dove forse parlare di psicologo a scuola faceva paura. Come nasce il suo progetto?

Il progetto nasce da una mia intuizione, all’incirca sette anni fa. Inizialmente era solo un’idea, vista con molta diffidenza, vede siamo una piccola realtà in provincia di Lecce ma nel tempo quell’idea è cresciuta sempre di più. Fu poco più di un’intuizione, che oggi posso dire vincente: ci ha insegnato in questi anni quanto è importante chiedere aiuto in situazioni di difficoltà, e cosa ancora più importante, trovare chi ci ascolta.

Come si articola il progetto della sua scuola?

Il progetto si articola, in primis, attraverso l’attività di prevenzione del disagio che vanta uno “sportello psicologico individuale”, rivolto ad alunni e genitori. Inoltre, abbiamo a scuola una Commissione BenEssere formata da 2 alunni per ogni classe della scuola secondaria di I grado della sede di Alezio, e 12 alunni della sede secondaria di Sannicola, oltre ad alcuni docenti che seguono un percorso nel quale si affrontano le principali problematiche legate alla fase adolescenziale.

Attraverso la metodologia peer to peer, i ragazzi della Commissione organizzano interventi mirati all’interno delle classi per proporre soluzioni e modalità di azione, alla presenza dei docenti referenti e dello psicologo, una dottoressa a disposizione della scuola per 80 ore annuali da dividere su due comuni e 5 plessi. Ma di ore ce ne vorrebbero molte di più perché le idee non ci mancano.

Nel progetto: anche l’ Orientamento scolastico per le terze classi, importantissimo per capire l’indirizzo da scegliere e per affrontare senza ansia l’esame finale. Infine, e non ultimo, abbiamo avviato una serie di incontri pomeridiani con i genitori, che sono oltre cento, tutti partecipi e coinvolti a capire come aiutare i propri figli rispetto ad alcuni fenomeni.

Quali sono i problemi che affrontate più frequentemente?

Su tutti direi l’ansia da prestazione, cresciuta soprattutto dopo il lockdown. In alcuni casi le famiglie chiedono davvero troppo ai ragazzi.

Ma quali sono i primi sintomi a cui un docente deve prestare attenzione per riconoscere il problema?

Guardare l’atteggiamento del ragazzo è molto importante. In genere, lo studente, che prima entrava in classe con gioia, comincia a rattristarsi al suono della campanella. E non solo, spesso lamenta mal di pancia o mal di testa ricorrenti soprattutto alla vigilia di una verifica, malesseri percepiti realmente ma che non sono frutto di un problema fisico bensì di un disagio psicologico.

Molto speso poi iniziano a piangere e chiedono di tornare a casa e, molte volte, i genitori li assecondano. E questo non è un bene. Io dico sempre: “Quando si cade da cavallo tocca tornare in sella subito”. Le assicuro che grazie allo psicologo, negli ultimi anni, abbiamo superato situazioni anche gravi aiutando i ragazzi a reintegrarsi poco alla volta.

Avete registrato molti casi di bullismo e cyberbulismo?

Non acclarato. Interveniamo quando ci accorgiamo che un ragazzo smanetta troppo con il cellulare e lavoriamo soprattutto sulla prevenzione, aggiornando i nostri docenti con continui corsi di formazione, tenuti dallo psicologo. Che, voglio sottolineare, deve essere una professionista e non un tutor. Non ci si può improvvisare senza la professionalità acquisita con anni di esperienza, specie quando ci si approccia ai ragazzi più fragili. Il docente non può essere uno psicologo, può avere un’infarinatura per allertare e coadiuvare il professionista ma ad ognuno il suo mestiere.

Quanto costa avere uno psicologo a scuola?

Circa 3mila euro l’anno: sono fondi scolastici che noi destiniamo al progetto. Che quest’anno ha previsto anche alcuni incontri con un musicoterapeuta e con una ginecologa. Con la quale si è parlato di educazione sessuale e transizione biologica. Non è stata una lezione di sessuologia, ci si è concentrati piuttosto sull’aspetto sentimentale dei ragazzi.

Il concetto di benessere ormai si lega, a filo doppio, a quello di salute: dichiarata dall’Organizzazione mondiale della Sanità non più come assenza di malattia ma come benessere fisico, psicologico e culturale….

Esattamente, la nostra scuola opera già da alcuni anni intervenendo nelle situazioni di disagio che possono essere anche causa di insuccesso scolastico e successivamente di abbandono del ciclo di studi. E poi lavoriamo tantissimo sulla comunicazione in senso lato: sia tra ragazzi sia tra ragazzi e docenti e con i genitori. Comprendere un testo è fondamentale e oggi non è così scontato perché viviamo nella società delle immagini e tablet e cellulari non aiutano affatto. Puntiamo a far riconoscere la complessità di un testo, a saper usare la lingua italiana, sia orale sia scritta, e a saper esprimere le proprie esperienze personali utilizzando termini specialistici in base ai campi del discorso. E poi incentiviamo con ogni mezzo la lettura, che troppo spesso è scarsa anche nelle case dei nostri studenti.

Per concludere, può suggerirci due idee vincenti da adottare in tutte le scuole ?

Direi il manuale del benessere, che praticamente scriviamo a 4 mani coi ragazzi e la scatolina dai mille bigliettini. Abbiamo circa 850 ragazzi e molti di essi lasciano nella scatola un biglietto indirizzato alla psicologa, la dottoressa Paglialonga, che apre la scatola, inizia a decodificare il messaggio e ad affrontare con tatto e pazienza il problema; spesso coinvolgendo, con la giusta modalità, anche le famiglie. Siamo come una grande orchestra, il direttore è lo psicologo ma ogni strumento deve fare la sua parte affinché il suono sia perfetto.

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