“Coltiviamo nei giovani l’amore per la lettura”. L’impegno di Randazzo dal Premio Navarro, a Libriamoci, al viaggio in Argentina

“Non è vero che i ragazzi di oggi non amano la lettura, ma vanno coinvolti, interessati, bisogna trovare il giusto terreno di dialogo con loro. Io, per fortuna, ho sempre avuto un feeling con i giovani, perché ho fatto con loro teatro, ma anche scuola, nella mia esperienza di docente, nelle attività extrascolastiche. Si è creato un certo coinvolgimento, un interesse. Ricevo domande da parte dei ragazzi, anche proposte di lettura dei brani.”
Ci racconta così la sua esperienza a “Libriamoci”, il ‘professore’ Vincenzo Randazzo, scrittore, ex docente di italiano e latino in diversi licei e istituti magistrali siciliani, poi dirigente scolastico, e da qualche anno in pensione. Con grande amore e dedizione si dedica alla scrittura e alla promozione della lettura nei giovani. È un vivace animatore culturale. Sta preparando, infatti, per maggio, la sedicesima edizione del Premio Letterario Internazionale “Emanuele Navarro della Miraglia”, con il nono Convegno di Studi Navarriani, di cui è il presidente, iniziativa che negli anni ha portato a Sambuca di Sicilia, in provincia di Agrigento, luogo di origine di Randazzo, ma anche di Navarro, docenti, esperti, studenti dall’Italia e dall’estero, che si sono appassionati alla figura di questo ‘sconosciuto’ intellettuale italiano dell’Ottocento.
Da “Libriamoci”, l’iniziativa dei Ministeri della Cultura e dell’Istruzione e del Merito, per la promozione della lettura, svoltasi un mese fa in tutta Italia, alla “Settimana della cultura italiana”, in Argentina, lo scorso anno ad ottobre dove Randazzo è stato invitato come unico autore italiano, fino all’attuale Premio “Navarro”, che si svolgerà come ogni anno a Sambuca. Al centro delle sue iniziative e dei suoi libri ci sono la Sicilia e la sicilianità, ai quali, come racconta lo stesso scrittore Vincenzo Randazzo: “Mi sento legato da radici profonde”.
Come nel romanzo “Sicilia my love” (gli altri sono “Kaleidoscopio”, “L’amore malato”, “Il presidente Liccasarda” e “Scrivere mi è sempre piaciuto”) dove l’amore per la sua terra si traduce nella fiducia di una volontà che può portare cambiamento contro il fatalismo, mentre l’immobilismo e la nostalgia rimangono confinate nel sogno e nel mito. Al centro dei suoi libri ci sono anche i valori umani e sociali come la solidarietà, l’amicizia, il lavoro, la libertà, l’emigrazione, la famiglia. “Valori che ci rendono umani – dice Randazzo -, che provengono da un impegno politico giovanile del 1968 come militante nella Democrazia Cristiana e nel movimento dei Club Pannella.” In tempi più recenti ha iniziato a dedicarsi attivamente alla filantropia con l’adesione al Lions Club.
Da lettore instancabile il ‘professore’ Randazzo si dedica alla scrittura spaziando tra vari generi, dalla poesia, alla narrativa, alla saggistica, al teatro. Autori teatrali come Martoglio, Pirandello, Navarro, Fo, Scarpetta sono tra quelli che ha messo in scena come regista, ma anche come presidente e direttore artistico della Compagnia stabile del Teatro “L’Idea” di Sambuca di Sicilia, nell’agrigentino.
Nel suo curriculum ci sono numerosi riconoscimenti alla carriera e diversi premi letterari prestigiosi, come il Premio Narrativa Lev Tolstoj “La Palude” di Roma, il Premio “Bufalino” di Napoli, e il Premio “Pergamena Pirandello”.
Sambuca di Sicilia, in provincia di Agrigento (Capitale Italiana della Cultura 2025) è anche il luogo di origine di Emanuele Navarro della Miraglia, scrittore siciliano e precursore in Italia del Verismo e del Decadentismo, che Randazzo sedici anni fa ha riscoperto ideando un Premio Letterario a lui dedicato, insieme alla figura del padre Vincenzo Navarro della Miraglia. Due figure che hanno segnato delle svolte significative nella cultura siciliana e italiana dell’Ottocento, che Randazzo ha promosso in centinaia di incontri nelle scuole italiane di ogni ordine e grado.
Nel rappresentare la Sicilia e la sicilianità è stato invitato all’Expo di Milano nel 2015, al Circolo dei Siciliani di New York nel 2011, fino in Argentina lo scorso anno, a contatto con centinaia di docenti universitari, figure istituzionali, associazioni e liberi cittadini, che hanno partecipato con entusiasmo ai suoi incontri. “Sono stato 15 giorni tra Buenos Aires, Rosario, Paranà, Mar del Plata, tra quegli italiani che hanno lasciato la Sicilia in cerca di fortuna mantenendo sempre vivo il legame culturale con la terra di origine”, racconta Randazzo.
Questa sicilianità del passato esiste ancora oggi? Resiste? E in che modo?
“Non solo sicilianità, io ho allargato il tema alla italianità, perché sono venuti anche degli italiani negli incontri in Argentina – racconta Randazzo -, associazioni di italiani, che mi hanno organizzato delle iniziative. Oltre i siciliani, c’erano piemontesi, lombardi, veneti. Devo dire che la vera italianità la capisci andando in questi posti, all’estero, perché è lì che si mantiene questo amor di patria, questa ricerca dell’identità. Certo, i ragazzi di seconda e terza generazione non parlano l’italiano, ma parlano solo il dialetto, è quello che si conserva di più, quindi, c’è questo legame anche con la cultura dialettale di origine.”
“È stata una festa avere uno scrittore italiano lì in mezzo a loro, con cui poter dialogare e con cui potersi confrontare – racconta Randazzo -. Io ho parlato dei valori che ci appartengono, l’accoglienza, la socialità, la famiglia, l’amicizia, il cibo, a cui anche gli italiani in Argentina sono radicati. Gli incontri erano gestiti e organizzati dalle associazioni dei siciliani e degli italiani in Argentina. La partecipazione è stata straordinaria, centinaia di persone e coinvolgimenti importanti, le università, le sessioni scolastiche, ambasciatori, consoli, autorità civili e politiche. Quando si è saputo dei miei incontri tanti mi hanno chiesto di partecipare. Pensa che ho lasciato in debito una ventina di promesse di incontro, ma non so se potrò tornare in Argentina un’altra volta. Ci sono 13 o 14 ore di viaggio. La cosa straordinaria è stata vedere gente che faceva 200-300 km per venire a questi incontri prendendo anche un aereo.”
Tornando in Sicilia, gli incontri con “Libriamoci” a febbraio. Il prossimo a cui parteciperai sarà il 17 marzo a Bagheria, nel palermitano. In quali e in quante scuole sei stato, e cosa avete fatto con gli studenti?
“Sono stato all’Istituto Comprensivo di Favara, all’Istituto di istruzione secondaria superiore di Troina, all’Istituto Comprensivo di Acireale. Un’esperienza molto bella, che faccio da più di cinque anni. Tu dai la disponibilità a fare il lettore, colui che riflette su qualche brano che concordi con la scuola. Lo scopo è incentivare la lettura. Trovo molta partecipazione e molto entusiasmo da parte dei ragazzi, perché non è vero che i ragazzi di oggi non amano queste cose; vanno coinvolti, vanno interessati, bisogna trovare con loro il giusto terreno di dialogo.”
Nello specifico cosa avete letto?
“Loro hanno finito per scegliere quasi tutti dei brani dal mio libro ‘Scrivere mi è sempre piaciuto’, che tra l’altro si innesca con il tema di Libriamoci di quest’anno, che è proprio leggere e scrivere. Siamo partiti molto spesso dai miei brani. Hanno utilizzato anche ‘Kaleidoscopio’, l’altro mio libro, perché sono brani in cui c’è una descrizione della sicilianità da un punto di vista linguistico, delle tradizioni, ma anche da un punto di vista culinario, da un punto di vista complessivo, una sicilianità positiva, una sicilianità di valori, che poi tutto sommato era il tema delle mie conferenze in Argentina.”
Andando al Premio Navarro, come si sposano le figure di Vincenzo ed Emanuele con la sicilianità dei tuoi lavori?
“Vincenzo ed Emanuele nell’Ottocento e nel Novecento italiano hanno dato delle svolte significative alla cultura siciliana e italiana. Vincenzo con i movimenti liberali, i patrioti, il passaggio dall’Arcadia all’Illuminismo, che caratterizza la sua opera e la varietà di generi. Emanuele, soprattutto con la sua esperienza parigina, nei salotti letterari parigini, a Montmartre, poi a Milano, per portare in Italia il Verismo, il Realismo, che in Francia aveva la connotazione di Naturalismo, e in Italia prende la connotazione di Verismo. È Navarro che dà il via al Verismo, insieme a Capuana, Verga, nei salotti letterari che facevano a Milano, al Caffè Vista, al Caffè Cova, assieme agli scrittori scapigliati e tardo-romantici. Poi successivamente in Emanuele Navarro troviamo anche molti elementi di Pre-Pirandellismo.
Dopo Milano va a vivere a Firenze dove fonda La Fronda, poi a Roma dove insegna letteratura francese all’Istituto Superiore Femminile di Magistero, in cui favorisce l’inserimento dei colleghi Capuana e Pirandello. Dopo il matrimonio con la giovanissima Anna Baldasseroni, con l’intensificarsi del suo impegno didattico, l’ispirazione creativa di Emanuele Navarro s’inaridisce e lascia posto alla sua attività di docente, e alla sua vocazione di giornalista e saggista, su Cronaca Bizantina. A Roma continua, per un breve periodo, ad essere attivo sia come giornalista sia come scrittore, collaborando al Fanfulla della domenica e alla Cronaca bizantina, insieme a D’Annunzio e Carducci.”
Quale riscontro c’è dagli studenti, e non soltanto, verso la figura di Emanuele Navarro della Miraglia?
“Incuriosisce. Io porto il Premio Navarro in tutte le scuole che me lo chiedono, nelle Università. Lo farò anche in questi mesi di marzo e aprile, a Palermo, a Roma. Lo porto dovunque trovo un interesse. Non ho il vizio di giocare a carte, ma ho il vizio della letteratura, dico sempre scherzando. Recentemente nel Premio Navarro ho introdotto per i giovani accanto alla poesia e alla prosa, l’Archivio di Stato di Agrigento, aperto agli studenti, che ha consentito la visita e la consultazione dei documenti, quindi ha dato loro la possibilità di fare delle creazioni basandosi su questi documenti.
Vedo i ragazzi molto interessati anche durante queste lezioni preparatorie e di presentazione del Premio Navarro, nessuno guarda i cellulari, nessuno si distrae. Alla fine, dopo le domande che hanno preparato, mi chiedono altre curiosità nate sul momento rispetto alla conferenza che stiamo facendo. I loro docenti sono stupefatti. C’è anche una vasta partecipazione di questi studenti al Premio. È un modo per fare gustare il testo e la lettura. Sono molto attivi i ragazzi quando li rendi protagonisti, quando possono intervenire, fare le loro riflessioni, scegliere i brani da leggere. In genere il Premio si svolge intorno al 23 maggio. Contemporaneamente ci sarà la nona edizione del Convegno Studi Navarriani, che negli anni ha raccolto diversi esperti, scienziati, docenti e medici dall’Italia e dall’estero.”