Colloqui scuola-famiglia, D’Avenia: “Il colloquio è un momento educativo fondamentale, bisognerebbe farli a inizio anno, senza voti, perché il ragazzo non è un elenco di prestazioni”

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Lunga intervista a Vatican News per il docente e scrittore Alessandro D’Avenia. Diversi gli argomenti trattati con l’editorialista del Corriere della Sera.

Sull’esperienza durante il lockdown, D’Avenia scrive: “La Didattica a distantza (DAD) è stata il necrologio di un paziente moribondo dove la relazione non c’era già prima, dove invece la relazione era viva è stata un’occasione creativa per trovare le soluzioni per tenere viva la relazione. Io non ho mai fatto tanti colloqui a tu per tu con gli studenti come in questo periodo. Ho rinnovato il mio modo di insegnare certe cose. E ho scoperto che l’uomo, ridotto all’essenziale, è volto e voce. Il punto non è la DAD ma se il rapporto maestro discepolo era o non era generativo. Le relazioni o sono generative (fanno crescere) o degenerative (fanno de-crescere)”.

Poi sul rapporto genitori-docenti: “I colloqui si risolvono spesso in uno stanco rito di fine anno, in cui i genitori (solo le madri di fatto) si fanno vivi per rassicurarsi che vada tutto bene o per bon-ton. Il colloquio è un momento educativo fondamentale, bisognerebbe farli a inizio anno, senza voti, perché il ragazzo non è un elenco di prestazioni, ma un uomo o una donna in crescita, e chi lo segue deve sapere come fare ad aiutarlo a crescere, sia nel senso della natura umana comune a tutti, sia nel senso del modo in cui si realizza in quello specifico irripetibile essere umano. Per fare questo ci vuole un atto d’amore: così come il ragazzo è stato messo al mondo facendo l’amore, bisogna rimetterlo al mondo “ri-facendo” l’amore, che significa dedicare tempo e pensiero. Quindi ai colloqui chiedo ci siano presenti il padre e la madre, anche e soprattutto quando ci sono situazioni più fragili (separazioni). In DAD sono riuscito a ottenere quasi il 100% di presenze di entrambi, grazie alla facilità del mezzo e questo ha dato tanti dei frutti sperati. Come sempre quando funziona la relazione tutto il resto viene di conseguenza, perché i ragazzi somigliano alla relazione dei genitori più che a uno dei due”.

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