Collaboratrice scolastica dalla Sicilia a Ferrara: “Lontana dai miei figli per il loro futuro, la malattia non mi ferma. Vorrei fare l’insegnante di sostegno”. La storia di Rita

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Dal 2020 sta a Ferrara per lavorare come collaboratrice scolastica, nonostante la laurea conseguita all’Accademia delle belle Arti di Catania. I due figli, di 14 e 18 anni, sono rimasti in Sicilia con i nonni, ma adesso più di prima hanno bisogno della madre, ed è tempo di rientrare, lavoro e graduatorie permettendo. La storia di Rita, 44 anni, che si racconta a Orizzonte Scuola sperando di essere “di aiuto e conforto per chi fa sacrifici” come lei, ricorda quella di tanti precari ATA.

Quando è iniziata l’avventura come collaboratrice scolastica?
Iscritta in GPS per la classe di concorso A001 non ricevevo convocazioni. Come ATA sì, ma erano sempre per pochi giorni e rinunciavo. Il più piccolo dei miei figli era alle elementari. A settembre 2020, invece, è arrivata l’occasione: un incarico annuale in un istituto alberghiero di Ferrara. Avevo 10 punti in graduatoria.

Hai deciso di partire subito?
Sì, senza pensarci. Pensarci avrebbe significato non farlo e non me lo potevo permettere. Era una necessità.

Perché?
Sono divorziata e ho due figli da mantenere.

Cosa facevi prima di partire?
Vari lavoretti, poi la decoratrice. Facevo oggetti per le torte. Ho anche fatto più di un murales nel mio paese. Poi sono arrivata a un bivio e volevo dare sicurezza ai miei figli. Fare la decoratrice non era facile.

Allora hai deciso di partire con i figli?
No, li ho lasciati con mia madre. Loro sono con i nonni da quattro anni. Non potevo portarli con me. Aspetto l’aggiornamento per rientrare in Sicilia da loro, più crescono e più diventa problematica.

Riesci ad andare spesso da loro?
Più o meno ogni mese e mezzo perché solitamente trovo biglietti abbastanza economici, tranne per le feste. Per Pasqua ho speso 200 euro.

Non deve essere stato facile andare via
Non è stato facile ma l’obiettivo era dare un futuro ai miei figli. Se mi guardo indietro forse la vedo più difficile. L’ho affrontata e basta. Poi è sopraggiunta la malattia e ha complicato tutto. Nel 2021 mi è stata diagnosticata la sclerosi multipla.

E come la vivi? Ti crea problemi nel lavoro?
Dipende dai giorni. Ieri ad esempio, per via del tempo un po’ arrancavo, ero più stanca. Ogni 28 giorni faccio la terapia in ospedale e tutto sommato va bene.
Quando le gambe non lo permettono, al lavoro vado a piedi, circa 20 minuti da casa mia, altrimenti vado in bicicletta, che ho comprato proprio per andare a scuola.

La strada dell’insegnamento non è andata bene?
No, ero in graduatoria come docente nella provincia di Monza e Brianza, ma non mi hanno mai chiamato. Poi ho fatto domanda a Ferrara, per A001 e A017. Avevo ricevuto convocazioni soltanto per pochi giorni, ma non ho accettato anche perché poi pagano dopo tre o quattro mesi e non si può.
Ora mi piacerebbe fare il TFA sostegno in Sicilia, visto che voglio rientrare lì facendo domanda di terza fascia ATA, anche se ora sono in prima fascia.

In prima fascia potrebbe aspirare al ruolo
Sì, con la riserva penso che un altro anno e potrei avere il ruolo, però questo mese prendo 900 euro. Si sopravvive ormai. In Sicilia almeno non pagherei l’affitto. E sono 420 euro al mese. Poi per i miei figli un po’ mando io i soldi e un po’ contribuisce mia madre. Ora anche la spesa delle bollette è doppia, tornando in Sicilia pagherei solo lì, dove si vive normalmente con questo stipendio.

Hai fatto domanda anche per il profilo di assistente amministrativo?
Sì, ma quest’anno non ho potuto accettare convocazioni.

Cosa ne pensi dei due punti per la laurea?
Onestamente penso sia pochino. Se si fa il confronto con il corso di dattilografia, che è molto più semplice e dà un punto, e invece si pensa agli anni dell’università per due punti, si nota l’ingiustizia. Un minimo punteggio forse andrebbe dato anche ai collaboratori scolastici per la laurea.

Hai altri colleghi collaboratori laureati?
Ormai gran parte sono laureati ed è la normalità. Al Sud non c’è possibilità di sfruttare la laurea. Avevo un collega laureato in chimica che faceva l’amministrativo. Aveva scelto di lavorare come ATA perché negli stage veniva mal pagato. E’ anche una questione di stipendio e sicurezza economica.
Il problema è che non è visto bene questo lavoro. Al sud è come se si facesse lo spazzino. “Tu con la laurea vai a fare questo lavoro” mi sono sentita dire questo a volte.
Un lato positivo di questo lavoro è che riesco ad avere anche tempo libero.

Però non vuoi continuare a fare l’ATA, pensi all’insegnamento
Perché è un lavoro che non dà stimoli. Nella scuola in cui lavoro mi trovo benissimo e i ragazzi sono stupendi, ma non c’è possibilità di crescita e miglioramento.
E poi economicamente e come orario insegnare sarebbe decisamente meglio. Non è solo una questione di prestigio.
Ci tengo a sottolineare che per me quello che ho fatto è normale. C’è chi mi dice che sono stata forte, in realtà tanti fanno i sacrifici. E poi partire era una necessità: quando inizi a stare sveglio la notte pensando che non hai soldi, non te ne frega del lavoro che andrai a fare e della distanza.

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