Cobas: Il 20% del personale docente sarà supplente. Serve personale stabile

Cobas scuola, il comitato sindacale di base, va giù a testa bassa contro il Governo per la gestione del problema scuola. Lamenta che pur cambiando i rappresentanti, non cambiano le politiche sull’Istruzione.
Soprattutto in fase di emergenza, la scuola non riceve l’attenzione necessaria.
Con un comunicato stampa ha detto la sua sul numero dei docenti precari. Considerando il dimezzamento del numero degli alunni per rispettare le distanze di sicurezza, quest’anno servirebbero almeno 200 mila supplenti, cioè oltre il 20% del personale docente.
Il numero è frutto dei dati del Ministero relativi allo scorso anno. In pratica, riferiscono i Cobas, che “l’anno scorso c’erano 104.000 cattedre vacanti tra organico di diritto e di fatto, ma il prossimo anno scolastico la situazione sarà anche peggiore. Infatti, a Settembre il Ministero dell’Istruzione dovrà coprire con personale precario almeno 130.000 posti di cui 55.000 cattedre su organico di diritto vacanti per l’esaurimento delle Graduatorie di Merito (2016 e 2018) e delle Graduatorie ad Esaurimento; oltre 14.000 cattedre su organico di fatto di posto comune; almeno 60.000 cattedre in deroga sul sostegno”.
Il sindacato ha poi considerato il numero relativo al personale in aspettativa, in comando e di quello in malattia oltre agli spezzoni di cattedra da occupare. Sommando il tutto si arriva alla cifra stratosferica di precari necessari per l’anno didattico. “Un livello di precariato – si legge sul comunicato – ineguagliabile non solo nel panorama della Pubblica Amministrazione italiana, ma anche di quella degli altri Paesi della UE”.
I tre concorsi banditi non saranno sufficienti a coprire il fabbisogno nelle scuole italiane e molti posti dell’organico di diritto che rimarranno scoperti andranno all’organico di fatto. Il sindacato punta il dito anche contro il rinvio del concorso straordinario e delle assunzioni conseguenti.
“Viene il sospetto – è la sentenza dei Cobas – che, come già accaduto per tutti i governi che hanno preceduto quello presieduto da Conte, non ci sia la volontà reale di assumere, ma esclusivamente di ridurre i costi, poiché ancora una volta molti docenti vedranno allontanarsi la prospettiva della trasformazione del loro contratto da tempo determinato a tempo indeterminato, nonostante garantiscano, ormai da numerosi anni, il regolare funzionamento delle istituzioni scolastiche”.