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Classificare i criteri di valutazione degli studenti. Guida alla tassonomia degli obiettivi educativi

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Il tema della valutazione degli studenti di ogni ordine e grado è stato oggetto, negli anni, di diversi studi da parte di pedagogisti ma anche studiosi di altre discipline – soprattutto nel passato: è il caso degli psicologi, come il noto Benjamin Bloom, uno psicologo educativo americano attivo negli anni 50.

Tassonomia degli obiettivi educativi: la bibliografia

Nel 1956 Bloom pubblica, con altri studiosi, il libro intitolato “Taxonomy of educational objectives: The classification of educational goals. Handbook I: Cognitive domain”.

In tale opera egli propone una tassonomia degli obiettivi educativi, concentrandosi in questo volume (che sarà il primo di due) sugli obiettivi educativi del dominio cognitivo. Tali vengono chiamati gli obiettivi che cercano di sviluppare aspetti della conoscenza e le abilità intellettive.

Nel 1964 viene poi pubblicato un secondo omonimo volume, chiamato ad integrare il precedente: in esso si parla degli obiettivi educativi del dominio affettivo (ovvero gli interessi, i desideri e le attitudini del discente).

Un’ultima tassonomia ispirata a Bloom viene pubblicata nel 1972, stavolta da un’altra studiosa (Elizabeth Simpson): essa è relativa agli obiettivi educativi del dominio psicomotorio. Gli aspetti psicomotori sono relativi ad abilità di carattere fisico e alla manipolazione e all’uso di strumenti o oggetti.

Uno degli obiettivi delle tassonomie di Bloom era quello di motivare gli educatori a concentrarsi su tutti e tre i dominî, creando un approccio educativo più olistico, ispirandosi a un modello che egli chiamò “la rosa dell’apprendimento”.

Il dominio cognitivo

La tassonomia degli obiettivi educativi nel dominio cognitivo rappresentava, per Bloom, uno strumento di supporto per docenti, educatori e studiosi: vediamo insieme di cosa si tratta.

Innanzitutto va specificato che i compiti cui la tassonomia deve assolvere sono:

esporre in modo univoco e preciso gli obiettivi; partendo da macro-obiettivi di carattere generale, per poi spezzettarli in categorie sempre più stringenti: così si possono definire comportamenti misurabili in maniera sempre più precisa e obiettiva;

costruire uno strumento di carattere olistico e onnicomprensivo. Ciò significa che gli obiettivi elencati devono ricoprire tutti i possibili comportamenti attesi dall’alunno: in tal modo la tassonomia può essere adattata a qualsiasi pratica didattica.

Competenze

Il dominio cognitivo teorizzato da Bloom è dunque il punto di partenza per evidenziare quegli obiettivi che, secondo lo studioso, vanno necessariamente raggiunti nella pratica educativa: tali obiettivi prendono il nome di competenze.

Esse possono essere elementari (es. la conoscenza della terminologia e di fatti specifici), oppure più complesse (es. formulazione di un giudizio in termini di evidenze), in un ordine scalare in cui le più semplici sono propedeutiche alle altre.

Classificazione delle competenze: LOTS & HOTS

Le competenze di livello basilare sono anche dette anche Lower Order Thinking Skills (competenze cognitive di ordine inferiore) e sono indicate con la sigla LOTS.

Le competenze più complesse sono invece dette Higher Order Thinking Skills (competenze cognitive di ordine superiore) e sono indicate con la sigla HOTS.

L’insegnante dovrà individuare, nella scala tassonomica di tali competenze, il livello di partenza di ogni scolaro, prefissando obiettivi individuali da raggiungere per arrivare man mano alle competenze sempre più alte.

In base a questo schema primario, il docente potrà poi impostare un percorso educativo adeguato che condurrà l’alunno dalla condizione di partenza fino all’obiettivo prefissato.

Obiettivi e sotto-obiettivi

Gli obiettivi cognitivi di carattere generale sono, in ordine di complessità:

1- conoscenza,

2- comprensione,

3- applicazione,

4- analisi,

5- sintesi,

6- valutazione.

Ciascuno di questi obiettivi si articola a sua volta in più sotto-obiettivi, individuati in base ad una classificazione analitica: anche questi vanno elencati in ordine di complessità crescente. Ad esempio, l’obiettivo della conoscenza si articola, tra gli altre, in sotto-obiettivi come conoscenza di dati specifici, conoscenza di mezzi che permettono l’utilizzazione di dati specifici, conoscenza delle rappresentazioni astratte e universali, conoscenza dei principi e delle generalizzazioni.

Il tutto permette una comprensione dell’evoluzione dell’apprendimento individuale sempre più puntuale, analitica e il più possibile obiettiva.

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