Classi sovraffollate negli asili nido: “Anche 20 bimbi a due anni, è una follia”. L’esperto: “La scuola non può essere l’unica responsabile dell’educazione dei figli”
Vicenç Arnaiz, esperto di educazione infantile, in un’intervista a El País esprime preoccupazione per le condizioni degli asili nido in Spagna.
Sebbene celebri l’aumento della scolarizzazione dei bambini sotto i tre anni, passando dal 30% di due decenni fa al 73% attuale, Arnaiz evidenzia come questo sia in parte dovuto alla mancanza di adeguate politiche di conciliazione famiglia-lavoro. “In Spagna, la scuola dell’infanzia è la principale soluzione per conciliare lavoro e famiglia”, afferma, sottolineando come altri paesi europei offrano migliori alternative in termini di congedi parentali.
Arnaiz mette in discussione l’efficacia dell’attuale sistema, soprattutto per i bambini di età inferiore ai due anni, che necessitano di un forte legame affettivo e di una dedizione costante per lo sviluppo cognitivo. Critica le classi sovraffollate, con proporzioni insegnante-bambino che ritiene irragionevoli. “Otto bambini per classe a zero anni, 12 a un anno e 18 a due anni: in alcune comunità autonome si arriva addirittura a 20. È una follia”, dichiara, sottolineando come la legge di educazione preveda un decreto per stabilire standard minimi, ancora non emanato a causa dell’opposizione di alcune regioni.
Secondo Arnaiz, l’inserimento nella scuola dell’infanzia dovrebbe dipendere dalle circostanze sociali di ogni famiglia. Per le famiglie non sottoposte a forte stress, consiglia l’inserimento a partire dai due anni, con una frequenza non superiore alle quattro ore giornaliere. Sottolinea inoltre l’importanza della socializzazione per i bambini e per i genitori, proponendo la creazione di “spazi familiari” dove bambini e famiglie possano incontrarsi e condividere esperienze, guidati da educatori.
Infine, Arnaiz insiste sulla necessità di programmi di formazione per i genitori, soprattutto per coloro che affrontano la genitorialità per la prima volta. “Molti genitori non hanno mai avuto esperienze con bambini piccoli prima dei propri figli”, osserva, evidenziando l’assenza di un contesto culturale e sociale che offra un supporto adeguato alle famiglie. Conclude affermando che la scuola non può essere l’unica responsabile dell’educazione dei bambini, e che è necessario investire in politiche pubbliche a sostegno delle famiglie.