Classe va a vedere uno spettacolo sull’inclusività, ma studentessa affetta da tetraparesi non può andare perché manca pulmino adatto. La mamma denuncia ai Carabinieri

Affetta da tetraparesi, si è vista negare la possibilità di partecipare a una gita scolastica, un evento curato per essere inclusivo, a causa dell’indisponibilità di un veicolo adeguato. Questo incidente ha portato la ragazza a una dolorosa riflessione: “Non voglio più tornare a scuola, forse il problema sono io perché sto su una sedia a rotelle?”
Una lotta per i diritti
La situazione ha raggiunto un punto critico quando, come racconta l’ANSA, sentendosi esclusa e disillusa, la ragazza ha espresso il desiderio di abbandonare la scuola. Tuttavia, dopo aver riflettuto sulla gravità della sua decisione, ha supplicato la madre di non trasferirla in un altro istituto. La madre, a sua volta, esasperata dalle continue battaglie per l’inclusione della figlia, si è rivolta ai carabinieri per denunciare l’accaduto, sperando di trovare giustizia e supporto.
Un sistema da rivedere
La denuncia presentata mette in luce non solo la negazione dell’accesso a un’esperienza educativa fondamentale per la giovane ma anche la lotta quotidiana di una madre single che cerca di garantire una vita dignitosa ai suoi figli con risorse limitate. Con un reddito mensile di appena mille euro, la madre si è trovata costretta ad acquistare una vettura adattata da 40mila euro per non limitare la mobilità della figlia, affrontando enormi sacrifici economici senza ricevere gli aiuti statali spettanti per anni.
La vicenda ha suscitato l’attenzione e il sostegno di avvocati e associazioni, come “La battaglia di Andrea”, che si impegnano nella difesa dei diritti dei bambini disabili. Questo supporto legale e comunitario rappresenta un faro di speranza nel percorso verso l’ottenimento della giustizia e l’affermazione dei diritti di inclusione per la giovane studentessa e molti altri bambini in situazioni simili.
“Per noi è una guerra continua – dice affranta la donna all’ANSA – tutti se ne lavano le mani e la vicenda della scuola è solo l’ultimo di una lunga serie di episodi nefasti. Sono divorziata e madre di due ragazzini di 10 e 14 anni che sto crescendo praticamente da sola con appena mille euro al mese. E lo Stato non mi aiuta“.