“Ci trattano da morti di fame, ci danno ordini e si vantano di scarpe da 500 euro”. Tra mancanza di rispetto e aggressioni, la professione insegnante al limite. Cosa sta succedendo nelle nostre classi?

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Un quadro allarmante della scuola emerge dalle testimonianze di alcuni docenti, che denunciano un crescente clima di mancanza di rispetto e, in alcuni casi, di aggressione da parte degli studenti.

Una fotografia inquietante, amplificata dalle parole di un’insegnante intervistata durante la trasmissione “Far West” su Rai 3, che ha raccontato con amarezza la sua esperienza quotidiana.

La difficile realtà delle aule

L’insegnante ha descritto un ambiente scolastico in cui gli studenti si rivolgono ai docenti con atteggiamenti sprezzanti e violenti, arrivando a dare ordini e a mancare di rispetto. “Ci danno del tu, ci danno ordini”, ha denunciato, evidenziando un clima di sfida diffuso. La percezione di una distanza sociale è acuita dall’ostentazione di status symbol da parte di alcuni studenti, che si vantano di possedere oggetti costosi, definendo i docenti “morti di fame”. La testimonianza si è fatta ancora più cruda con il racconto di un’aggressione fisica, in cui uno studente ha spinto l’insegnante con la cattedra, lasciandola in uno stato di ansia e preoccupazione.

Le cause del malessere e le possibili vie d’uscita

Il malessere tra i docenti è palpabile, alimentato da un aumento di comportamenti irrispettosi e dalla sensazione di una professione sempre meno valorizzata. Le cause di questa situazione sono molteplici e complesse: si citano teorie pedagogiche ritenute troppo permissive, riforme scolastiche lassiste, modelli sociali negativi e un’eccessiva autonomia scolastica che, secondo alcuni, trasforma le scuole in semplici “parcheggi”. Tra le possibili soluzioni proposte, si invoca un ritorno all’educazione, all’impegno nello studio e al rispetto delle regole. Emerge anche la necessità di maggiore attenzione al benessere psico-fisico dei docenti, una categoria professionale che presenta un alto tasso di disagio. Alcuni puntano il dito contro l’eccessiva ingerenza delle famiglie, mentre altri, in modo provocatorio, suggeriscono il ritorno alla leva obbligatoria.

Dalla legge all’Osservatorio: le misure per contrastare la violenza

La situazione, sempre più allarmante, porta molti insegnanti a vivere nel timore costante di subire violenza, spingendo alcuni a considerare seriamente l’idea di abbandonare la professione. L’aumento delle aggressioni è un sintomo evidente di un malessere diffuso che richiede interventi urgenti per ristabilire il rispetto e l’autorità dei docenti, come più volte annunciato dal Ministero.

Per affrontare tale emergenza, sono state introdotte e proposte diverse misure. La Lega ha annunciato l’istituzione di un Osservatorio nazionale per la sicurezza degli insegnanti, con l’obiettivo di monitorare gli episodi di violenza e potenziare gli strumenti di prevenzione. Questo annuncio arriva a quasi un anno dall’entrata in vigore della legge n. 150, che ha inasprito le pene per chi aggredisce il personale scolastico e introdotto misure per migliorare la sicurezza nelle scuole. La legge riconosce a dirigenti scolastici e docenti la qualifica di pubblici ufficiali, rafforzando la loro tutela giuridica.

Tra le misure previste dalla legge n. 150 figurano l’istituzione dell’Osservatorio, la promozione di iniziative di informazione e sensibilizzazione, e la Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti del personale scolastico. Sul fronte delle sanzioni, la legge introduce un’aggravante comune per i reati commessi contro il personale scolastico e modifica le fattispecie di violenza o minaccia e oltraggio a pubblico ufficiale con specifiche aggravanti di pena.

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