Che fine ha fatto il middle management? Cicero (Ancodis): “Dare forma concreta alla ‘squadra dell’autonomia’. Senza i collaboratori dei DS gli istituti non potrebbero funzionare” [INTERVISTA]

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Inizia a prendere forma il nuovo CCNL Istruzione e Ricerca. Pochi giorni fa il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha presentato infatti l’atto di indirizzo politico che porterà al nuovo contratto del personale scolastico.

Al centro del piano del Ministro c’è l’aspetto economico, quello anche più atteso, con 3 miliardi pronti per essere investiti per aumentare le buste paga di docenti e ATA.

Ma non solo: Valditara ha promesso di intervenire anche sulla formazione degli insegnanti, pilastro dell’istruzione a suo modo di vedere. E ha anche annunciato di sopprimere la figura del docente stabilmente incentivato, in favore di un sistema di incentivi misto, che vedrebbe aumentata la platea dei beneficiari, combinando compensi annuali per funzioni specifiche con incentivi stabili ottenibili al termine di un percorso pluriennale.

Dalle descrizioni del numero uno del dicastero di Viale Trastevere mancherebbero ovviamente alcuni temi al momento. Su tutti, per il momento non si parla di interventi in favore del middle management, il microuniverso di lavoratori della scuola che lavorano a stretto contatto con la dirigenza scolastica e che si occupano dell’organizzazione didattica e formativa degli istituti.

A segnalare il silenzio sul middle management è proprio l’Ancodis, l’associazione nazionale dei collaboratori dei dirigenti scolastici, che ancora una volta chiede un riconoscimento concreto in termini economici e giuridici per tutti questi lavoratori da riportare sul contratto.

Ad Orizzonte Scuola interviene il presidente Ancodis Rosolino Cicero, che fa il punto della situazione e lancia un appello al Ministro Valditara.

 

L’atto di indirizzo del nuovo CCNL Istruzione non prevede, al momento, alcun segnale di apertura nei confronti del middle management. Eppure in più occasioni il tema è stato trattato dal Ministro Valditara …

Non abbiamo il documento ufficiale e quindi ci affidiamo alle notizie di stampa. Stiamo parlando di riconoscere contrattualmente l’esistenza delle figure di sistema che, come riconosce autorevolmente il prof. Paletta (2020), ”senza il loro generoso impegno l’attuale modello organizzativo formale non potrebbe funzionare”.
Dall’atto di indirizzo del Ministro Valditara, Ancodis si aspetta un’attenzione alla complessità della scuola autonoma e confida in una innovata visione che valorizzi la professione docente con criteri non solo fondati sull’anzianità di servizio ma coerenti con la realtà della scuola autonoma che sono sia didattici che organizzativi.
Ritengo che nel prossimo CCNL occorra formalizzare la “squadra dell’autonomia” presente in ciascuna scuola e impegnata in sinergia con il dirigente scolastico titolare o reggente nella progettazione dell’offerta formativa; si tratta di docenti che sono protagonisti (non comparse!) per l’assunzione di deleghe e di conseguenti responsabilità, si occupano di progettare idee e strutturare progetti, di programmare i tempi, di monitorare i processi, partecipano nelle sedi formali ed informali al confronto, alla verifica e alla valutazione.

Quindi?

Ancodis invita il Ministro ad assumere l’iniziativa politica di un’importante innovazione contrattuale che riconosca pari dignità alle forme di lavoro espletate sia nella funzione docente che nel funzionamento didattico e organizzativo, che colmi un vulnus contrattuale nei confronti di decine di migliaia di docenti, che definisca nell’alveo contrattuale quanti oggi sono lasciati nell’indifferenza dalle organizzazioni sindacali. E’ allora si definisca una nuova area – quella delle figure di sistema o del cosiddetto middle management – che rappresenta di fatto l’attuale componente intermedia tra la dirigenza e i docenti.

Cosa fanno le varie figure di sistema di cui parla?

Chi vive la scuola e non solo di scuola – dirigenti, docenti, personale amministrativo – sa bene di chi parlo! Siamo docenti formati o autoformati in anni di servizio, spesso la memoria storica della scuola, gran parte impegnati a tempo pieno nell’insegnamento, che con le loro competenze, le consolidate esperienze e la professionalità acquisita sul campo consentono alla loro scuola di garantire il diritto allo studio agli alunni, progettare e realizzare un efficiente organizzazione ed un’efficace azione didattica per la comunità scolastica, tenere relazioni con le altre scuole e con il territorio. Deve essere chiaro: senza di loro la scuola dei nostri alunni, dei nostri figli, non potrebbe assolvere alla sua funzione istituzionale! Si tratta di figure che vivono un paradosso di sistema: sono riconosciute dall’attuale normativa giuridica ma oggi non hanno identità contrattuale. Ecco perché chiediamo la definizione di un’area dedicata che finalmente riconosca queste professionalità e, soprattutto, l’importanza del loro indispensabile lavoro aggiuntivo.

Quali sono le principali mansioni che ricoprono all’interno delle istituzioni scolastiche?

Ancodis al termine di ogni anno scolastico propone un questionario con una parte relativa alle mansioni delegate dal dirigente scolastico. In particolare, le attività dichiarate interessano aspetti connessi al funzionamento organizzativo e didattico quali predisporre proposte di circolari, report e documenti; pianificare, organizzare e sorvegliare sul corretto utilizzo degli spazi scolastici; affrontare con alunni e genitori problemi connessi alla disciplina/frequenza; sorvegliare l’applicazione dei regolamenti e delle procedure organizzative dell’istituto, incluse questioni relative alla sicurezza e alla privacy; coordinare le attività extradidattiche relative al PTOF, ai PON, al PNRR; coordinare le attività relative alla continuità e all’orientamento; gestire le problematiche relative all’inclusione; collaborare con gli uffici amministrativi; organizzare quotidianamente il servizio con la sostituzione dei docenti assenti; coordinare le attività didattiche; tenere le relazioni con gli enti locali; redigere e/o monitorare progetti; partecipare a tavoli di coordinamento e reti.

Sente l’appoggio delle organizzazioni sindacali? Non sembra, fino ad oggi, che abbiano messo il tema fra i principali nella loro agenda

Dall’approvazione del comma 16 dell’art. 21 della Legge 59/1997 non si è fatto nulla per i veti incrociati della politica e dei sindacati. Ancodis è stata una voce nel deserto che ha cercato faticosamente di squarciare il velo su una condizione di intollerabile indifferenza che – come evidente – ha contrassegnato i CCNL fino a quello in vigore. Tutto questo non possiamo non interpretarlo come un palese segno della “distrazione” delle forze politiche e delle organizzazioni sindacali che hanno guardato esclusivamente all’anzianità di servizio dimenticandosi del comma 16 non prevedendo una possibilità di concreta carriera. Tuttavia apprezziamo che oggi dalle dichiarazioni di alcuni leader sindacali sembrano esserci apertura e attenzione oltre che per i lavoratori e le lavoratrici anche per le diverse forme di lavoro. Continuare a ignorare con arcaiche posizioni di pregiudizio tutto questo significa non riconoscere pari dignità al lavoro di insegnamento e a quello profuso sine die per il funzionamento organizzativo e didattico. Infine, non dimentichiamo la necessità di colmare un vulnus giuridico relativo alla temporanea sostituzione formale del dirigente scolastico con la previsione del vicario che esiste nella nomenclatura scolastica ma non in quella giuridica e contrattuale.

Cosa pensa dell’abolizione della figura del docente stabilmente incentivato, un tentativo di costruire una carriera per gli insegnanti?

Con il Rapporto Eurydice guardiamo cosa accade in molti paesi europei: nella definizione della progressione della carriera un rilevante peso hanno l’assunzione di incarichi aggiuntivi, la formazione professionale continua, l’anzianità di servizio così da incoraggiare i docenti a migliorarsi nella funzione didattica, ad assumere incarichi aggiuntivi, ad accogliere favorevolmente proposte di azioni formative professionali. Nella scuola italiana esiste invece la carriera piatta o progressione professionale per anzianità. La carriera per il personale docente è un ossimoro oltre che per molti sembrare un tabù!

Quindi è un bene che venga eliminata questa figura oppure è un’occasione sprecata?

In questa logica, la figura del docente stabilmente incentivato è stato un errore di metodo indotto dalla pressione dell’Europa. Nel merito però è indubbio che si è cercato di riconoscere che non è più il tempo dell’appiattimento della carriera nella professione docente. Si è tentato di aprire la strada all’ammodernamento di un sistema vecchio, statico e poco attrattivo.

Contemporaneamente Valditara è pronto a investire più risorse sulla formazione dei docenti. Come si incastrano i temi della formazione e quello della carriera?

La formazione in servizio non si discute, è un caposaldo per Ancodis: chi insegna e vuol assumere incarichi nella governance scolastica non può non svolgere percorsi di formazione specifica che, unitamente all’esperienza sul campo, deve produrre – dopo un percorso triennale con conseguente positiva valutazione professionale ed una ragionevole permanenza nella stessa sede – effetti rapidi e concreti nella carriera quali ad esempio l’accesso nell’area delle figure di sistema, la riduzione del tempo di permanenza nella fascia stipendiale, un punteggio significativo nella graduatoria di istituto e, infine, il riconoscimento professionale per l’accesso al concorso alla carriera dirigenziale. Non si tratta solo di riconoscere il valore economico al lavoro aggiuntivo – oggi mal retribuito rispetto alla sua qualità ed importanza – ma di creare le condizioni di un dinamismo professionale che deve dare opportunità a chi liberamente decide di restare e dedicare tempo ed energie professionali alla sua comunità scolastica. Se vogliamo davvero dare un nuovo impulso alla scuola autonoma italiana allora occorre ripartire dalle risorse umane incominciando nel prossimo CCNL a riconoscere in ciascuna scuola ai “Cesare quel che è di Cesare” e al dirigente scolastico quello che è del dirigente scolastico!

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