Che cos’è la pensione a due tempi e come potrebbe funzionare nel 2023?

Anche alcuni partiti politici sono propensi a sostenere l’ipotesi di Tridico per la pensione a due tempi, ma cerchiamo di capire di cosa si tratta.
La riforma delle pensioni, attualmente, è ferma. La crisi di Governo necessita l’insediamento del nuovo esecutivo per riprendere le riforme che sono in cantiere. E si dovrà attendere, quindi, dopo le elezioni di settembre con la formazione del nuovo governo per avere qualche notizia più precisa.
Quello che appare probabile, al momento, è che ogni decisione su una possibile revisione della Legge Fornero e sull’introduzione di nuove misure flessibili, sia rimandata al prossimo anno. Con più calma per prendere una decisione così importante.
Quello che si teme è che il 2022 possa concludersi con un nulla di fatto che porterebbe, per forza di cose, ad un ritorno alla Legge Fornero che potrebbe essere mitigato solo da una nuova proroga dell’Ape sociale e dell’opzione donna. L’ennesima.
Pensione a 2 tempi di Tridico
Ma si parla molto, soprattutto ora che anche alcuni partiti politici l’hanno sposata, della proposta di Pasquale Tridico di una pensione a 63 o 64 anni. Si tratta della pensione a due tempi che ha proposto diversi mesi fa il presidente dell’INPS.
Il bisogno primario dell’esecutivo è quello di permettere pensionamenti flessibili senza andare ad intaccare più di tanto le casse dello Stato. Non ci sono, infatti, i fondi per sostenere misure dispendiose come la quota 100. E proprio in vista del fatto che pensioni calcolate solo con il contributivo si avranno solo dopo il 2030, l’idea è quella di sfruttare proprio il sistema contributivo per permettere l’anticipo.
La proposta di Tridico è quella di dare la “possibilità di andare in pensione con 63/64 anni prendendo fino al compimento dell’età per la pensione di vecchiaia, cioè 67 anni, solo il rateo della pensione calcolata con il contributivo”. Al compimento dei 67 anni, poi, si avrebbe la seconda quota di pensione, quella calcolata con il sistema retributivo che si sommerebbe a quella già percepita.
La cosa non piace ai sindacati che vedono la misura troppo penalizzante, soprattutto per chi ha molti contributi versati nel sistema retributivo. Ma, in fondo, si tratterebbe di una misura cui accedere volontariamente e la decisione sarebbe rimandata agli stessi lavoratori che potrebbero, di fatto, comprendere cosa gli conviene maggiormente. E laddove siano disoccupati o troppo stanchi, meglio una parte di pensione piuttosto che niente. Considerando che resterebbero in vigore anche l’anticipata ordinaria e la misura di vecchiaia.
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