ChatGPT, Petri: “Nessuna paura, ho visto studenti con microfonini nascosti, versioni con Google Translate”
“L’altro giorno, ho sollevato l’argomento dell’Intelligenza Artificiale davanti ai miei studenti. Mi hanno mostrato la lavagna che usiamo con i pennarelli e la tapparella che non funziona. Mi hanno detto: ‘Professoressa, come si può parlare di ChatGPT qui dentro?’
Valentina Petri, 45 anni, insegna Lettere e non teme il futuro minacciato dall’Intelligenza Artificiale: “La preoccupazione più grande riguardo ai chatbot è che i giovani, utilizzandoli, smetterebbero di studiare. Ma, a mio parere, non c’è bisogno di essere così allarmati”, spiega a La Repubblica.
E ancora: “In giro c’è già Google Translate, ci sono versioni di Latino e di Greco bell’e pronte. In Dad abbiamo sperimentato tutte le forme di aiuto: ho visto ragazzi interrogati con microfonini nascosti che neppure Ambra di Non è la Rai. Gli studenti copiano? Quelli che si facevano preparare la tesi dal cugino ci sono sempre stati. Un mio alunno, alla fine del dibattito sull’intelligenza artificiale, mi ha detto: ‘Tanto ci sgamate lo stesso’. La levata di scudi contro l’intelligenza artificiale applicata a scuola mi ricorda tanto i luddisti: gli operai che distruggevano le macchine della catena di montaggio per fermare l’industrializzazione”.
Poi aggiunge: “Io ho più paura dei falsi, le applicazioni che cambiano le voci e i volti. E quindi il messaggio. Un compito educativo importante resta quello di insegnare agli studenti a esercitare lo spirito critico, valutare tutte le fonti. Magari i miei facessero un lavoro su un sonetto del Petrarca usando Gpt”.