ChatGPT, i presidi dicono sì: “Gli studenti lo usano, dobbiamo educare anche i docenti al corretto utilizzo”

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Il fenomeno dell’intelligenza artificiale ChatGPT prende piede anche nelle aule scolastiche, affermando il suo ruolo rivoluzionario nell’ambito dell’educazione. Nonostante i timori iniziali riguardanti la privacy.

ChatGPT è ora un utile strumento per compiti e ricerche, come confermato dai presidi delle scuole superiori di Torino.

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, i dirigenti scolastici non sembrano preoccupati. Piuttosto, riconoscono l’inevitabilità del fenomeno e l’importanza di una formazione adeguata per studenti e docenti.

Su Cronaca Qui, ecco le opinioni di diversi presidi.

Francesca Di Liberti, preside dell’Istituto Regina Margherita ed ex presidente dell’Associazione Nazionale Presidi di Torino, osserva: “I ragazzi la usano e c’è molta curiosità. Vediamo in questo un’accelerazione. È fondamentale che gli studenti sviluppino capacità di argomentazione e pensiero critico”.

Per il preside del Liceo Einstein, Marco Chiauzza, è necessario confrontarsi con questa realtà, andando oltre le logiche proibizioniste, mentre si educa alla corretta fruizione del tool.

La stessa linea viene sottolineata da Franco Francavilla, preside del Liceo D’Azeglio: “La scuola deve attrezzarsi per gestire le potenzialità e i rischi di questo strumento OpenAI, poiché escluderlo è irrealistico”.

Tuttavia, l’adozione di ChatGPT nelle scuole è ancora in una fase iniziale. Giuseppe Inzerillo, preside del Liceo Scientifico Galileo Ferraris, conclude: “I chatbot avranno un impatto importante sull’educazione. È necessaria una fase di formazione per garantire un utilizzo corretto della tecnologia. L’introduzione a scuola va gestita e governata, ma è ancora prematuro parlare di un uso sistematico da parte degli studenti”.

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