Chat dei genitori, l’iper-controllo che soffoca i ragazzi: l’eccesso di protezione nuoce alla scuola
Un intervento sul Corriere della Sera ha riacceso il dibattito sul ruolo dei genitori nella scuola, in particolare sull’uso delle chat di classe. Un lettore, rimpiangendo i tempi in cui i genitori “non sapevano neanche il nome dei professori”, ha idealizzato un passato in cui gli adolescenti, lasciati a se stessi, sviluppavano maggiore autonomia e responsabilità.
Il direttore Luciano Fontana, pur riconoscendo gli eccessi di un’assenza totale dei genitori, si è schierato dalla parte del lettore, condannando l’iper-presenza delle famiglie nella vita scolastica dei figli, spesso mediata dalle chat.
Le chat dei genitori, secondo Fontana, sono diventate il luogo di discussioni infinite su ogni aspetto della giornata scolastica, trasformando i genitori in “avvocati difensori” dei propri figli, pronti a contestare ogni decisione dei docenti. Tali gruppi virtuali, spesso teatro di liti e pettegolezzi, rischiano di alimentare un clima di iper-controllo e iper-protezione, impedendo ai ragazzi di assumersi le proprie responsabilità e di crescere.
L’intervento di Fontana solleva una questione cruciale: come trovare un equilibrio tra la necessaria partecipazione delle famiglie alla vita scolastica e l’altrettanto necessaria autonomia degli studenti? È innegabile che la comunicazione scuola-famiglia sia fondamentale per il successo formativo dei ragazzi. Tuttavia, l’uso delle chat, se non gestito con equilibrio e rispetto, può trasformarsi in un boomerang, creando tensioni e conflitti.
Un consiglio rivolto ai docenti, forse provocatorio, è quello di evitare di partecipare a questi gruppi, resistendo alla tentazione di una “didattica partecipativa” che rischia di trasformarsi in un’arena di pettegolezzi e pressioni. Il confronto diretto, in presenza e con trasparenza, rimane lo strumento più efficace per una collaborazione costruttiva tra scuola e famiglia.
Il dibattito rimane aperto. Le chat dei genitori, nel bene e nel male, sono uno specchio dei tempi, un riflesso di una società iperconnessa in cui i confini tra pubblico e privato, tra scuola e famiglia, sono sempre più sfumati. La sfida è quella di trovare un nuovo equilibrio, che valorizzi il ruolo di entrambi gli attori, senza soffocare la crescita e l’autonomia dei ragazzi.