Centri estivi, stangata per le famiglie: una spesa di oltre 2mila euro a figlio

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L’estate, periodo tanto atteso dai bambini, si trasforma per le famiglie italiane in un intricato puzzle logistico. Con la pausa scolastica più lunga d’Europa, 13 settimane rispetto alle 6-10 delle nazioni confinanti, il dilemma è come occupare i bambini mentre i genitori lavorano.

Nell’assenza di nonni o baby-sitter, i centri estivi emergono come una soluzione privilegiata. Tuttavia, con costi che possono superare i 2000 euro per figlio nelle strutture private, questa opzione pesa significativamente sul bilancio familiare. Sebbene le alternative comunali o di oratori costino meno, trovare posto diventa una vera gara.

Un’indagine di Altroconsumo rivela che la spesa per un centro estivo a Milano, dalla fine dell’anno scolastico a settembre, può raggiungere i 2160 euro. Le strutture private spesso richiedono una quota d’iscrizione separata, che varia tra 10 e 60 euro, in aggiunta al costo settimanale.

Le tariffe dei centri estivi comunali, sia a Roma che a Milano, variano in base all’Isee della famiglia. A Milano, ad esempio, si va da un contributo minimo di 8,70 euro (per dieci giorni) fino a 211,70 euro per le famiglie con un Isee superiore a 40.000 euro.

Il Ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, propone di mantenere le scuole aperte durante l’estate, su base volontaria, per limitare la dispersione scolastica e alleviare il peso economico sulle famiglie. Con i fondi del Pnrr e del Pon, oltre 3500 istituti sono disponibili per vari progetti, un aumento di 768 rispetto all’anno scorso.

Tuttavia, l’opinione pubblica è divisa su questa proposta, riflettendo la complessità della sfida estiva che le famiglie italiane devono affrontare ogni anno. Sebbene la proposta possa semplificare la logistica, resta da vedere come questa si tradurrà in pratica. La speranza è che si possano trovare soluzioni che soddisfino sia le esigenze dei genitori che lavorano sia quelle dei bambini.

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