Cellulare in classe, Fioramonti: come avere pistola in tasca e non esserne consapevoli

Cellulare in classe sì o no? Tema dibattuto e che vede diverse opinioni in campo. A parlarne è un articolo di ieri del Secolo XIX.
Gli stessi ministri dell’Istruzione, che si sono succeduti negli anni, hanno avuto spesso opinioni divergenti sull’utilizzo didattico del telefonino. Secondo l’attuale ministro, Fioramonti, avere il cellulare in tasca per 15 e 16enni è “come avere una pistola senza esserne consapevoli”.
Eppure i dati parlano chiaro: quasi tutti i ragazzi già in giovanissima età hanno un profilo social, anzi spesso mentono sulla vera età per potersi iscrivere. Ciò significa che aumentano i casi di bullismo in rete (si vedano al riguardo anche i dati Acli sull’aumento del cyberbullismo). A far luce su ciò è la recente indagine di Osservare oltre che ha interpellato quasi 8000 studenti.
“E’ un uso perverso dell’informatica – denuncia preoccupato Mario Rusconi dell’Associazione presidi Lazio -. A scuola i cellulari vanno concessi soltanto per progetti ben calibrati, altrimenti si rischia di non poterne controllare il loro utilizzo“.
C’è poi chi la pensa diversamente, come Luca Raina, insegnante scuola media della provincia di Varese, il quale ritiene che il cellulare sia strumento utile per le lezioni purché utilizzato in modo “virtuoso” con la guida degli insegnanti.