Ce la farà il ministro Kyenge a dare la cittadinanza italiana ai bambini stranieri nati in Italia?

WhatsApp
Telegram

Red – Il ministro  Kyenge è ben decisa a portare avanti la sua battaglia per l’approvazione dello Ius soli per i bambini emigrati nati in Italia, anche se l’iter non sembra facile e non ha molti sostenitori all’interno della politica.

Red – Il ministro  Kyenge è ben decisa a portare avanti la sua battaglia per l’approvazione dello Ius soli per i bambini emigrati nati in Italia, anche se l’iter non sembra facile e non ha molti sostenitori all’interno della politica.

La Kyenge, ricordiamo,  è co-firmataria della proposta di legge “Disposizioni in tema di acquisto della cittadinanza italiana” presentata il 21 marzo e depositata alla Camera dei Deputati I punti principali della proposta, in sintesi: “È italiano chi nasce in Italia da genitori regolarmente residenti da almeno cinque anni, oppure chi arriva qui entro i dieci anni e conclude un ciclo scolastico (scuole elementari, medie o superiori) o un percorso di formazione professionale”.

La riforma, però, sembra gradita alla maggioranza della popolazione italiana. Secondo una ricerca dell’Istat del luglio 2012 (dati 2011) “I migranti visti dai cittadini”, il 72,1% degli italiani è favorevole al riconoscimento alla nascita della cittadinanza italiana ai figli di immigrati nati nel nostro Paese. E il 91,4% ritiene giusto che gli immigrati, che ne facciano richiesta, ottengano la cittadinanza italiana dopo un certo numero di anni di residenza regolare nel nostro Paese.

Il predecessore della Kyenge al ministero per l’Integrazione, Andrea Riccardi, ha sempre dimostrato una certa cautela,esponendo limiti e difficoltà della riforma che “richiede ampio consenso e non credo che lo ius soli lo abbia in questo momento”. Pur dichiarandosi “favorevole” al principio della cittadinanza per nascita, Riccardi mette in guardia dalle “forme di automatismo” in un Paese che è ancora “poroso e di transito per i migranti” e propone una variante: “Io ho parlato di ius culturae, ossia la cittadinanza concessa ai nati in Italia solo dopo aver concluso un ciclo scolastico. Questa riforma mi sembra ottenere maggiore consenso ed è più adeguata alla situazione italiana”.

Il capogruppo del Pdl al Senato, Renato Schifani, rivolge un appello al premier Letta "affinché inviti i suoi ministri a una maggiore sobrietà, prudenza e cautela" e sottolinea come questi annunci “non rientrano nel programma” del governo, schierandosi di fatto contro la riforma.

Anche la presidente della Camera, Laura Boldrini, si è dimostrata molto cauta verso l’argomento in occasione di un incontro con una delegazione della “campagna ‘L’Italia sono anch’io’, promossa da alcune associazioni con una raccolta di firme per sostenere due proposte di legge di iniziativa popolare” appunto per offrire “il diritto di cittadinanza per chi è nato qui e la possibilità di votare anche ai residenti stranieri”. A fronte delle oltre 230 mila firme raccolte il presidente della Camera aveva affermato solo che “ci sono tutti i presupposti per non lasciarle nel cassetto”.

Anche il capogruppo alla Camera, Brunetta, non vede l’urgenza né la priorità di un provvedimento che, secondo lo stesso premier Letta, è fuori dai temi della fiducia al governo. Brunetta ha inoltre espresso preoccupazione rispetto all’ipotesi che “il presidente della Camera intenda istituire corsie preferenziali o si impegni a calendarizzare questo o quel provvedimento”.

Ma la cittadinanza ai figli nati in Italia dei cittadini immigrati è stata indicata come questione molto importante  e a cui dare appoggio dalla Chiesa italiana. Monsignor Giancarlo Perego, direttore della Fondazione Migrantes, in gennaio, in vista della Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato aveva dichiarato che “sembra, pertanto tempo, di ampliare anche in Italia lo ius soli, cioè l’acquisto della cittadinanza italiana per nascita sul territorio”.

WhatsApp
Telegram

Abilitazione all’insegnamento 30 CFU. Corsi Abilitanti online attivi! Università Dante Alighieri