Cattedre vuote, perchè non si trovano docenti da assumere e quali possibili soluzioni per superare la supplentite

Ogni inizio di anno scolastico è sempre contraddistinto dalla conta delle cattedre coperte da docenti di ruolo (poche) e quelle scoperte da assegnare ai supplenti (tante). Ma perchè non si riesce a stabilizzare l’esercito di precari presenti ogni anno? Come garantire continuità didattica se ogni anno gli alunni non trovano gli stessi docenti in moltissimi casi?
Un sistema che non funziona. Perché?
Il sistema attuale di immissione in ruolo non si rivela soddisfacente in quanto, come sappiamo, le cattedre libere dopo i pensionamenti e i trasferimenti vengono divise in due blocchi: una primo 50% che viene destinato ai precari storici, già abilitati, inseriti nelle graduatorie provinciali ad esaurimento mentre l’altra metà è assegnata ai vincitori dei concorsi con le graduatorie di merito ancora valide.
Il problema nasce dal fatto che da un lato, le GAE, in quasi tutte classi di concorso non ci sono più candidati da assumere, perché le liste sono esaurite. Dall’altro lato, quello dei concorsi, le assunzioni non decollano anche per il numero elevato di procedure straordinarie e ordinarie che negli ultimi anni sono state bandite e che si sono sovrapposte. E in questo caso, in alcune classi di concorso, c’è il problema inverso, ovvero non si riescono facilmente a svuotare le graduatorie di merito.
Il risultato è che ogni anno una flotta di insegnanti precari, sia abilitati che non abilitati, vengono chiamati dalle graduatorie provinciali per le supplenze al 31 agosto e 30 giugno ma anche dalle graduatorie di istituto e dalle MAD per le supplenze più brevi e saltuarie.
Situazione che non rende sicuramente attrattiva la professione docente. “Se noi vogliamo una scuola capace di formare adeguatamente i nostri ragazzi dobbiamo incoraggiare i giovani ad intraprendere questa carriera, che spesso ti porta a lavorare lontano da casa“, ha detto il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara.
Senza contare il problema delle retribuzioni che, come ha ribadito l’OCSE, mette l’Italia in una condizione di netta differenza rispetto ad altri paesi europei: nel 2020, infatti, i paesi Ocse hanno speso in media il 5,1% del loro Pil per gli istituti di istruzione dal livello primario a quello terziario. In Italia la quota corrispondente era pari al 4,2% del Pil.
Anche per tale motivo molti giovani che potrebbero diventare insegnanti scelgono di entrare in aziende dove vengono valorizzati di più sia da un punto di vista salariale, che di carriera.
Non è casuale che la crisi degli insegnanti è ancora più marcata al Nord, dove il costo della vita è mediamente più alto.
Entrare in un mondo dove non si è pagati adeguatamente e le prospettive di carriera non sono incoraggianti e anzi, i tanti anni da precario diventano una costante, non può certo aiutare un giovane ad intraprendere questa strada.
Dalla chiamata diretta dei presidi al doppio canale: le possibili soluzioni
Ma ci sono soluzioni per risolvere la supplentite e garantire un sistema più affidabile di reclutamento degli insegnanti?
Il caos generato dalle graduatorie e di conseguenza le cattedre vuote, secondo i presidi, potrebbe essere risolto in un solo modo: “In Italia il meccanismo di assunzione basato sui concorsi centralizzati non ha mai dato una soluzione accettabile a questo problema. Anche io avevo docenti supplenti che cambiavano durante gli anni, sono 50 anni che c’è questo problema“, ha detto Antonello Giannelli, presidente ANP, facendo riferimento alla sua “annosa” proposta di permettere ai singoli istituti di assumere gli insegnanti direttamente. Una chiamata diretta gestita dai dirigenti scolastici che dunque non si ritroverebbero a parer loro ogni anno con il rebus dei posti vuoti e i supplenti da assegnare.
Ci sono però le spinte da parte delle organizzazioni sindacali che da alcuni anni indicano la soluzione al problema. Il doppio canale di reclutamento è uno di questi strumenti.
In particolare si tratta della doppia strada di assumere ogni anno, sia dalle graduatorie dei concorsi che dalle graduatorie dei precari con alcuni anni esperienza come docenti.
La proposta, fortemente caldeggiata dal sindacato Anief, negli ultimi anni ha trovato anche nelle altre sigle una buona spinta.
“Bisogna adottare il doppio canale di reclutamento, prevedere un’indennità per i fuori sedi e rimuovere i vincoli sulla mobilità. Per preservare la continuità didattica, è necessario assumere i docenti precari”, tuona Marcello Pacifico, presidente del sindacato Anief.
Molto simile la posizione della Flc-Cgil che chiede la proroga delle assunzioni dalla prima fascia Gps non solo per il sostegno, così come è accaduto per gli ultimi due anni scolastici, ma anche per il resto dei docenti curriculari.
Il sindacato guidato da Gianna Fracassi chiede, inoltre, che avvenga il completamento delle assunzioni riguardanti gli idonei dei concorsi già svolti.
A proposito di proposte, da sottolineare anche quella che che arriva dalla Uil Scuola Rua che ha richiesto al ministro Valditara di creare una fase transitoria per i precari con almeno tre anni di servizio.
In questo caso il funzionamento sarebbe quello di offrire contratti pluriennali (e non di un solo anno) ai docenti non abilitati, con la previsione di un percorso di abilitazione prima e successiva immissione in ruolo.
Percorsi abilitanti
A proposito di abilitazione, per concludere non si può non osservare che anche l’assenza di un sistema costante di abilitazione all’insegnamento ha pesato sulla difficoltà di reperire insegnanti, dato che per anni migliaia di precari sono rimasti fuori dalle assunzioni proprio perchè sprovvisti di un titolo, quello dell’abilitazione, che avrebbero voluto possedere ma che lo Stato non lo ha permesso dal 2013 in avanti.
La buona notizia è che con il Pnrr è previsto un nuovo meccanismo di reclutamento degli insegnanti che parte proprio dall’abilitazione, comprendendo anche una fase transitoria per i precari.
Con il DPCM che dovrebbe arrivare a breve, i corsi invece dovrebbero iniziare a cavallo fra la fine del 2023 e l’inizio del 2024.