Carta docente ai supplenti al 31 agosto e 30 giugno, avv. Miceli (Anief): “Per accredito in automatico Ministero dovrebbe spendere circa 600 milioni. Unica strada il ricorso”

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La sentenza della Corte di Cassazione dello scorso 27 Ottobre 2023, n. 29961, ha aperto le porte della carta docente anche ai docenti precari, con contratti annuali o al 30 giugno. Nella sentenza si ribadisce che il diritto alla carta docente spetta anche a coloro i quali non siano più titolari di un rapporto di lavoro presso un’istituzione scolastica. La prescrizione di tale diritto è quinquennale, per cui i docenti precari hanno diritto a vedersi riconoscere il bonus di €500 per la formazione professionale, per ciascun anno degli ultimi cinque, in cui siano stati in servizio.

Per l’anno scolastico 2023-2024 era intervenuto il Parlamento, con il cosiddetto Decreto Salva Infrazioni, garantendo l’erogazione del bonus anche ai docenti con contratto annuale stanziando a tal fine 10,9 milioni di euro. Tale intervento, limitato all’anno scolastico 2023-2024, era stato necessario per recepire l’ordinanza del 18 maggio 2022 della Corte di giustizia dell’Unione europea, Sezione VI, nella causa C-450-21 (UC contro Ministero dell’istruzione).

Per l’anno scolastico 2024-2025, non essendo prevista un’estensione temporale, il Ministro Valditara si è impegnato a richiedere di nuovo i fondi al MEF.

Ma perché, allora, l’erogazione del bonus non è stato previsto già a monte anche per i precari?

“La risposta è molto semplice, non c’è un mistero” spiega l’avv. Walter Miceli (Anief), intervenuto durante la diretta organizzata dalla nostra redazione. “Se il Ministero dovesse adeguarsi alle sentenze della Corte di Cassazione e della Corte di Giustizia Europea – continua l’avv. Miceli – dovrebbe spendere circa 600 milioni di euro.

Secondo le due Corti, infatti, la carta docente spetta con certezza a tutti i supplenti al 30 Giugno o al 31 Agosto non soltanto per l’anno in corso, ma anche con riferimento agli ultimi 5 anni di servizio

Il Ministero finora non ha voluto spendere queste risorse e l’unica strada rimasta è il ricorso giurisdizionale che viene sistematicamente accolto”.

Diverse le questioni sollevate durante il Question Time, relative anche alle tempistiche degli accrediti, i cui ritardi, spesso, costringono gli insegnanti a proporre un secondo ricorso, il cosiddetto giudizio di ottemperanza, con l’obiettivo di garantire l’attuazione del giudicato.

“Si tratta – continua l’avv. Miceli –  di un ricorso molto semplice, in cui l’autorità giudiziaria nomina un commissario ad acta che si sostituisce alla Pubblica Amministrazione rimasta inerte e si dà un termine ulteriore per eseguire la sentenza: se ciò non avviene, l’amministrazione rischia di incorrere in una serie di reati”.

Pertanto, accade che i docenti siano costretti a proporre due ricorsi: il primo per ottenere il riconoscimento del diritto, il secondo per far eseguire la sentenza.

“È scandaloso – conclude l’avv. Miceli –  che l’amministrazione costringa a defaticanti azioni giudiziarie, ma io posso descrivere il mondo com’è: ad esempio, sta accadendo che il Ministero dia priorità a coloro i quali abbiano proposto il giudizio di ottemperanza. Fermo restando che tutte le sentenze devono essere eseguite, tuttavia, chi ha vinto il secondo ricorso si vedrà ricaricare il bonus prima di chi non ha proposto giudizio di ottemperanza”.

Carta del docente, docenti precari che non hanno speso i 500 euro (o parte) entro il 31 agosto 2024 troveranno il residuo in piattaforma?

Carta del docente ai precari dopo sentenza favorevole: chiarimenti sull’indirizzo e-mail a cui inviare richiesta. NOTA MIM

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