Carta docente ai precari, sempre più sentenze “collettive”: a Mantova quattro insegnanti recuperano tra i 1.500 e i 2.500 euro ciascuno, il giudice rispolvera Costituzione e Contratto nazionale

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Anche per l’ottenimento della Carta del docente ai precari prendono largo le sentenze multiple, con più insegnanti che beneficiano nella stessa sentenza dei 500 euro annuali negati inizialmente dallo Stato.

L’ultima sentenza “collettiva” arriva dal Tribunale del lavoro di Mantova, dove quattro docenti hanno ottenuto tra le 1.500 e le 2.500 euro ciascuno, proprio a seguito del ricorso presentato per via della mancata assegnazione della quota annuale utile all’aggiornamento della professione.

Nella sentenza, emessa lo scorso 23 maggio, il giudice ha fatto riferimento non solo agli autorevoli pareri favorevoli della Corte di Giustizia europea, con l’Ordinanza 450/22, e del Consiglio di Stato, con sentenza 1842 del 16 marzo 2022, ma ha anche fatto riferimento all’articolo 35 della Costituzione, il quale “prevede che “La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni. Cura la formazione e l’elevazione professionale dei lavoratori” ed inoltre “promuove e favorisce gli accordi e le organizzazioni internazionali intesi ad affermare e regolare i diritti del lavoro”, con ciò, quindi, attribuendo rilevanza costituzionale alla formazione dei lavoratori”. Inoltre, nella stessa sentenza si fa riferimento al Contratto collettivo nazionale del comparto Scuola, nel quale si “attribuisce rilievo centrale alla formazione dei docenti, disponendo, all’art. 63, rubricato ‘Formazione in Servizio’”.

“Ancora una volta le ragioni dei legali Anief sulla Carta del docente, da dare anche ai precari, sono risultate fondate, confermando la ‘dimenticanza’ di quanto disposto della legge n. 107/2015, che ha introdotto il rimborso annuo solo per i docenti assunti a tempo indeterminato, producendo una palese disparità di trattamento a danno dei docenti precari”, commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief. “È una decisione, quella di presentare ricorso con Anief, che hanno preso più di 15 mila precari, anche in modalità collettiva. Pure l’Unione europea ha fatto presente il problema ed ora pure il Consiglio dei ministri si è dichiarato d’accordo con questa tesi, dando una risposta seppure non definitiva”.

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