Carta dei diritti come per riders; protesta degli educatori sociali

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Fra i precari più precari ci sono anche gli educatori che lavorano nel sociale: negli asili, nelle scuole, nelle periferie, nei centri di accoglienza e giovanili, nelle case famiglia.

Hanno deciso di non tacere più. Qual è il loro compito? Ne svolgono vari, fra cui assistere l’alunno disabile nella mensa scolastica. E spesso devono farlo trasferendosi da una scuola all’altra e con l’incertezza dell’entità dello stipendio a fine mese.

Per avere un’idea più precisa, basti leggere la testimonianza di una psicologa e terapeuta pubblicato su Repubblica.it.Io sono fortunata, ho un contratto a tempo indeterminato a 30 ore, nella media i contratti sono da 20 se non da 10 ore. Ma non so mai quando prenderò a fine mese: sono pagata per le ore che faccio e quando chiude la scuola, per esempio, è un’incognita perché non sai se ci sarà lavoro nei centri estivi“.

Le sue condizioni sono comuni a molti altri e per questo hanno deciso di protestare, a Bologna, con tanto di cartelli. L’iniziativa sta partendo dal basso, ma si tratta di una vera campagna per far luce sulle loro condizioni di lavoro e rivendicazione di diritti. Vogliono, in buona sostanza, una carta dei diritti come quella dei riders e spiegano: “Come nel caso dei riders, dove è intervenuto il Comune agendo sul contesto, chiediamo che ciò avvenga anche nel caso degli educatori tramite una regolamentazione degli appalti e a un ritorno al lavoro pubblico. Vogliamo quel riconoscimento e visibilità che fanno la dignità del nostro lavoro in un momento in cui il lavoro sociale è sotto attacco“.

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