Caro Mattarella, fermi il concorso straordinario. Lettera

Inviato da Giuseppe Santucci – Egr. Presidente Mattarella,
siamo docenti precari della Scuola Statale e ci rivolgiamo a Lei per esporLe una situazione critica che arreca disagi a noi, alle famiglie e soprattutto alla Scuola.
Come ben saprà, sono state pubblicate in G.U. le date delle prove concorsuali per l’assunzione in ruolo degli insegnanti. Sicuramente Lei è a conoscenza della grave situazione in cui versa il precariato nel nostro paese. Per decenni relegati a fanalino di coda del sistema scolastico, poco considerati dalla politica, dall’opinione pubblica e persino dalle sigle sindacali, i precari, tuttavia, hanno garantito – e continuano a garantire – il regolare svolgimento delle lezioni nelle scuole di ogni ordine e grado e in qualsiasi situazione, compresa l’attuale pandemia, attraverso lo strumento della didattica a distanza.
Certamente Lei è a conoscenza della situazione, a dir poco snervante e avvilente, determinatasi recentemente con la creazione delle nuove graduatorie provinciali (GPS), fortemente volute dal Ministro dell’istruzione, che hanno rivoluzionato (ma sarebbe meglio dire ribaltato) anni di punteggi accumulati attraverso lo studio e l’impegno professionale, e che hanno stravolto – e stanno ancora stravolgendo – il regolare inizio dell’anno scolastico, con pesanti ripercussioni sulla didattica e sulla gestione quotidiana della realtà scolastica.
Tutto questo in un momento che, è quasi superfluo notare, avrebbe richiesto, invece, certezza e rapidità di azione, al fine di garantire la presenza di tutti i docenti in classe fin dal primo giorno di scuola, senza che nessuno studente – compresi, ovviamente, quelli più fragili – venisse lasciato indietro. Ma ora che l’anno scolastico ha preso faticosamente avvio, e gli istituti, piano piano, stanno riuscendo a coprire con l’organico i posti rimasti vacanti, ecco che il Ministero dell’istruzione decide di svolgere i due concorsi (la procedura straordinaria e quella ordinaria) a partire dal mese di ottobre e in rapida successione.
A scanso di equivoci, teniamo particolarmente a chiarire che noi non chiediamo di venire assunti senza controlli, verifiche, merito, e tutto quanto possa concorrere al miglioramento del servizio che quotidianamente e con impegno lo Stato offre a migliaia di studenti e alunni di ogni ordine e grado. Ciò che contestiamo concerne le modalità con le quali il suddetto concorso è stato concepito, contestualizzate con il particolare momento di emergenza sanitaria che stiamo vivendo. Innanzitutto, molti docenti si sono iscritti ad entrambe le procedure, magari per due materie diverse, e si troverebbero costretti a sostenere le prove a breve distanza l’una dall’altra, con conseguente pochissimo tempo per studiare (stiamo parlando di docenti che, nella maggior parte dei casi, hanno preso servizio e stanno quindi lavorando, oltre ad avere famiglia).
In secondo luogo, nelle giornate dedicate alle prove (che non saranno poche), i docenti coinvolti non potranno essere in servizio, arrecando notevoli disagi alle scuole che dovranno prevedere numerose sostituzioni.
In terzo luogo, la situazione sanitaria attuale imporrebbe molta più cautela nel gestire situazioni di potenziale rischio, come nel caso di procedure che prevederebbero lo spostamento di migliaia di persone, anche con mezzi pubblici, e causerebbero inevitabili assembramenti. Non ci sembra affatto lecito impedire a coloro che si trovano in quarantena, o che hanno lievi sintomi influenzali (che possono essere causati da un semplice raffreddore, infiammazioni muscolari e altre banalità) di accedere alla prova senza una data di recupero. Non è democratico.
Molti concorsi pubblici già programmati sono stati rimandati a data da destinarsi, e non si capisce perché proprio quello dei docenti debba essere svolto con tale fretta e noncuranza per la salute pubblica.
E non fa una bella figura agli occhi dell’opinione pubblica quel politico che afferma che chi non riuscirà a presentarsi alla procedura straordinaria, al massimo, potrà accedere al concorso ordinario. Ma quel concorso STRAORDINARIO nasce in virtù di almeno 3 anni di servizio maturati!
L’Unione Europea stabilizza, nella maggior parte dei suoi Stati Membri, i docenti dopo TRE anni di servizio senza concorso alcuno.
La nostra Costituzione prevede, per fortuna, l´art. 97 che ci ricorda che si può accedere alla P. A. previo concorso pubblico, ma questo concorso pubblico può e DEVE avere forme che siano in accordo con la realtà storico/sociale all´interno della quale viviamo, può e DEVE essere realmente meritocratico e non una sorta di gioco delle freccette e, soprattutto, può e DEVE avvenire in condizioni di sicurezza per la salute pubblica.
In quanto garante dei principi basilari della Repubblica, ci rivolgiamo a Lei, Presidente, che può e DEVE garantire i principi costituzionali di dignità, opportunità, di ricerca dell’affermazione e soddisfazione personale e sociale, di parità di trattamento, di trasparenza, insomma di tutto ciò che concorre a rendere una nazione veramente democratica.
Le chiediamo, Presidente, di far sentire la Sua vicinanza a quella grande fetta di popolazione che ogni giorno, con dedizione e sacrificio, si occupa di istruire e, soprattutto, di educare i cittadini di domani che, come le nostre leggi ricordano, devono essere guidati per diventare consapevoli ed attivi cittadini italiani ed europei.
La ringraziamo, Presidente, per aver dedicato il Suo prezioso tempo alla lettura di questa nostra e confidiamo in un Suo gesto.