“Caro maestro”: Bisogna credere che ci siano ancora insegnanti che educano a essere galantuomini e allievi che conservano tutto dentro
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Su La Stampa Mattia Feltri pubblica la lettera di un alunno al suo maestro. Siamo nell’a.s. 1937/38.
Pogliotti scrive al maestro: «Ogni sabato pomeriggio un volenteroso centurione si sforzava di farmi dimenticare – nella facile retorica del “me ne frego”, dei moschetti G1 e dei passi romani – quello che il signor maestro si era sforzato di inculcarci nel corso della faticosa settimana. Ma lei, il lunedì successivo, era là, indefettibile, alla cattedra, fra la lavagna e il planisfero, pronto a ricominciare da capo a insegnarci a essere galantuomini e non marmaglia, a usare il cervello prima che il fucile».