Caro Galli della Loggia, l’inclusione non è un mito ma l’inarrestabile cammino di rinnovamento generale. Lettera
Inviato da Rossella Conte – Egregio prof. Ernesto Galli Della Loggia, da ” semplice” docente di scuola mi trovo in disaccordo con lei, docente universitario, poi preside di facoltà, editorialista, storico e politico ( spero di non aver dimenticato nulla).
Innanzitutto, l’inclusione scolastica non è un mito ma è un inarrestabile cammino che corre parallelamente ad un rinnovamento generale, ispirato a principi di sussidiarietà, equità, solidarietà e responsabilità e sulla base dei quali la SCUOLA ha voluto mettere al centro dei propri interessi la crescita e la valorizzazione della persona umana.
Inoltre, la sua affermazione ” la scuola italiana è il regno della menzogna” non fa altro che continuare quell’ azione demolitoria nei confronti di chi la scuola la vive tutti i giorni con responsabilità individuale e profonda, nell’ intento di costruire il percorso più idoneo ad ogni singolo alunno, considerato come PERSONA.
La Scuola non è una menzogna ma è una comunità educante che oltre a far conoscere, fa crescere e che a tale scopo attiva percorsi di apprendimento personalizzati anche per migliorare il bagaglio etico e multiculturale della nostra società.
La vera menzogna è rappresentata da ciò che quotidianamente “si narra della scuola” da parte di persone che la scuola non l’ hanno mai respirata, odorata, vista, toccata, anche con il cuore, ( inteso nel senso piu ampio di viverla in tutti i sensi…) e non vi operano.
Per concludere, grazie all’ inclusione di oggi “convivono regolarmente accanto a ragazzi cosiddetti normali……” .
E no, professore, grazie all’ inclusione, conviviamo tutti regolarmente, ognuno con le sue specificità, con le sue modalità e difficoltà di relazionarsi, con i suoi bisogni e con il suo potenziale. Nella scuola come nella vita….bisogna lavorare affinché lo sviluppo del potenziale umano di ciascuno diventi anche una finalita’ sociale e questo lo impariamo proprio a scuola.
“Il risultato lo conosciamo”…
Sì, è vero. È un risultato frutto di preparazione, impegno, sacrificio, responsabilità, condivisione, formazione continua. Purtroppo, le sole norme non bastano a risolvere il problema dell’ inclusione che investe oltre alla sfera didattica, psicopedagogica, antropologica, quella CULTURALE.
Il risultato, che la scuola punta a raggiungere, e che è diverso evidentemente da quello che lei conosce, richiede un impegno faticoso, in cui la posta in gioco non è solo la convivenza di soggetti diversi l’uno dall’altro, ma la progressiva capacità di intendersi, condividere progetti, coltivare speranze comuni.