Carlo Mazzone, il finalista del ‘Nobel dei docenti’: “Premio di 55mila dollari diventerà una borsa di studio per studenti meritevoli” [INTERVISTA]
Carlo Mazzone, finalista del Global Teacher Prize 2020, il premio istituito dalla Varkey Foundation, ha pensato di aprire una borsa di studio con i fondi che ha ricevuto dal collega vincitore del Nobel dei docenti, Ranjitsinh Disale che ha diviso il proprio premio con gli altri finalisti. All’insegnante di informatica dell’Istituto “G. B. Bosco Lucarelli” di Benevento è venuta l’idea di utilizzare i 55 mila dollari che gli saranno erogati nei prossimi 10 anni per la formazione degli studenti. Per aiutarli nel loro percorso subito dopo la conclusione della scuola secondaria di secondo grado.
La Borsa di Studio dal titolo “Carlo Mazzone Global Teacher Prize” con cadenza annuale sarà un premio in denaro che i vincitori potranno usare per qualsiasi formazione post diploma ed è destinata a dieci alunni delle classi terminali del secondo ciclo di istruzione superiore che si siano particolarmente distinti per aderenza allo spirito del Nobel dei docenti.
La selezione dei candidati avverrà con il supporto dell’USR Ambito Territoriale di Benevento grazie alla segnalazione da parte delle scuole secondarie di secondo grado che parteciperanno individueranno una studentessa o uno studente dell’ultimo anno che si sarà distinto nell’ambito delle finalità del Global Teacher Prize.
Lo studente potrà essere individuato dai dirigenti scolastici in relazione a criteri quali il suo bisogno materiale di supporto economico, al proprio comportamento etico e solidale con il prossimo, alla sua dimensione morale ma anche rispetto a qualche specifico episodio o situazione in cui si sia particolarmente distinto così come in relazione a caratteristiche di eccellenza scolastica.
Il finalista del Nobel dei docenti racconta ad Orizzonte Scuola i motivi che lo hanno spinto ad intraprendere tale iniziativa e il suo punto di vista sulla situazione attuale della scuola italiana.
Ci spiega com’è nata l’idea di una borsa di studio?
Ho pensato sin da subito che fosse importante creare qualcosa che potesse risultare di impatto immediato e allo stesso tempo potesse fare da volano per generare attenzione positiva sul mondo della cultura e dell’educazione. Spero che questa borsa di studio possa andare in questa direzione e approfitto quindi dell’occasione per ringraziare, attraverso Orizzonte Scuola, tutti quanti ci stanno aiutando e ci aiuteranno nel creare attenzione mediatica sul futuro dei nostri giovani e quindi sulla nostra intera società. Lo spirito della borsa di studio “Carlo Mazzone GTP” non è semplicemente quello voler premiare alcuni studenti ma, attraverso di loro, esaltare il senso di partecipazione sociale e solidale che l’amore per la cultura può infondere nel nostro vivere.
Quali sono i limiti del sistema di istruzione italiano?
La Scuola pubblica italiana è da sempre un baluardo a difesa della democrazia intesa come possibilità per tutti di poter costruire un futuro migliore di quello dei “propri padri”. I suoi limiti possono essere considerati principalmente esterni ad essa nel senso che troppo spesso è lasciata da sola a gestire problemi enormi che da sola non può governare. Facendo qualche esempio di assoluta semplicità, pensiamo al fatto che seppure la scuola, come ho appena detto, permette a tutti di avere un’istruzione di valore, purtroppo, condizioni sociali assolutamente sfavorevoli causano l’abbandono scolastico di tanti ragazzi e ragazze che vivono situazione disagiate per le quali la scuola troppo spesso può poco. Ancora, se davvero si vuole investire sulla scuola, davvero seriamente, capendo che quanto speso in essa avrà un sicuro ritorno negli anni a venire, limitiamo il numero di studenti per classe ad un numero accettabile, ad esempio non più di 15. Vedremo crescere inevitabilmente la spesa ma con essa la certezza di assicurare un futuro migliore per l’intera nostra società. Immagino poi anche una scuola nuova in cui ci si possa andare con il senso di gioco, divertimento e avventura, l’avventura del sapere e della scoperta.
La Dad è stata didattica dell’emergenza. Cosa può lasciare però alla scuola italiana, sia ai docenti che agli studenti?
In effetti abbiamo lavorato, soprattutto in un primo periodo, in grande emergenza e credo che abbiamo dimostrato un’inaspettata, per i più, forza e organizzazione. Sono molto dispiaciuto quando sento espressioni del tipo “abbiamo perso tempo”. Credo siano assolutamente estranee alla realtà dei fatti. Basta affacciarsi in una qualsiasi famiglia italiana che ha visto e vede i propri figli fare DaD per capire che, con tutti i limiti e gli specifici casi particolari, la classe docente ha continuato a fare Scuola. Credo che tutti noi, docenti, studenti e famiglie si sia guadagnato in nuove competenze, assolutamente diverse da quelle acquisite nel periodo pre-pandemia, ma che ci porteranno anche in futuro dei frutti positivi. Se non altro, volendo anche per assurdo vedere più nero di quanto non sia, pensiamo al fatto che abbiamo scoperto quanto sia importante la scuola e quanto ad essa di debba voler bene, sempre e comunque, e non solo nelle emergenze.