Donazzan aveva presentato nei giorni scorsi un’iniziativa finanziata con risorse del fondo sociale europeo. Secondo la versione dei due politici del Pci, diramata con un comunicato stampa, alla vigilia dell’inizio dell’anno scolastico “i docenti delle scuole superiori del Veneto sono caldamente invitati dalla loro Regione e dal loro Ufficio Scolastico Regionale ad andare a imparare come e cosa insegnare da chi conta e comanda davvero: le imprese”.
Nel commentare l’iniziativa, Cangemi e Langella spiegano che il progetto “prevede – simbolicamente nei giorni immediatamente precedenti l’inizio delle lezioni del prossimo anno scolastico- l’arrivo nelle aziende dei docenti di scuola superiore per confrontarsi con imprenditori e tecnici i su ‘innovazione, proposte educative e formative'”.
A suscitare l’indignazione dei due politici sarebbe lo stato di subordinazione da loro ravvisato in questo confronto fra scuola e imprese. I due politici usano parole pesanti contro l’assessore Donazzan e contro l’iniziativa. Per Cangemi e Langella gli obiettivi del progetto sarebbero quelli di mostrare ai docenti quali siano “le competenze necessarie alle imprese”, un aumento dell’integrazione fra scuola e imprese, la possibilità per i docenti di farsi notare dal settore industriale. Tutti questi elementi richiamano – nella versione di Cangemi e Langella – la politica renziana sulla scuola esplicitata nella legge 107 sulla Buona scuola, così fortemente contrastata in campagna elettorale dall’attuale governo gialloverde, ma che ora – e qui il riferimento diventa diretto ai Governi regionali di Lombardia e Veneto – strizza l’occhio alla Confindustria.
I due politici del partito Comunista ne hanno anche per la Cgil, senza escludere le altre sigle sindacali: criticano i protocolli d’intesa sull’alternanza scuola-lavoro. “Non basta qualche presa di distanza da questo o quel progetto – si legge nel loro comunicato – è l’impianto stesso dell’Alternanza scuola/lavoro che va radicalmente criticato, come interamente funzionale agli interessi delle imprese e alla destrutturazione di un sistema dell’istruzione statale e democratico. A nessuno può sfuggire come queste manovre, esplicitamente, siano parte integrante del grande progetto reazionario dell’autonomia differenziata”.