Cambiare la scuola partendo dagli ambienti di apprendimento, la metodologia DADA. INTERVISTA al Dirigente scolastico Marcello Bianchi
Cambiare la scuola partendo dal cambiare gli ambienti di apprendimento, è quello che si prefigge la metodologia DADA, la didattica per ambienti di apprendimento. Ne abbiamo parlato con il Professor Marcello Bianchi, dirigente scolastico dell’Istituto di Istruzione Superiore “Medaglia d’oro di Cassino”.
Professor Bianchi, nel vostro istituto da quest’anno avete adottato la metodologia DADA, cosa vi ha portato a scegliere questo nuovo modo di concepire a scuola?
Per la verità sono anni che il collegio docenti è interessato alla discussione sull’adozione di questa metodologia e l’anno scorso abbiamo iniziato l’attività di formazione con i docenti accreditati proprio con la metodologia, a partire dalla professoressa Lidia Cangemi che è tra i promotori della metodologia DADA. Scoprendo la didattica per ambienti di apprendimento il collegio ha dato un’adesione quasi plebiscitaria all’adozione di questa metodologia, tant’è che, dopo un anno dedicato alla formazione, dal primo giorno di scuola di quest’anno scolastico l’abbiamo adottata. La DADA ha un aspetto più evidente, se vogliamo superficiale ma che fa sostanza, che è quello del rovesciamento del paradigma tra l’aula e lo studente, ovvero nella didattica tradizionale ogni classe ha il suo ambiente che è stabile per tutto l’anno, mentre nella DADA è il docente “proprietario” dell’ambiente che viene settato sulle specifiche esigenze della disciplina e sono gli studenti che, in funzione del loro orario scolastico, si spostano nei vari ambienti. Dicevo che è un aspetto che può sembrare meramente formale ma che diventa sostanza nel momento in cui anche il semplice trasferimento degli studenti da un ambiente all’altro, nel corso della giornata, serve loro per riattivarsi, cambiando stimoli, perché magari trovano un’aula che ha semplicemente i colori diversi. Con la DADA gli studenti non guardano sempre la stessa parete, per sei ore al giorno, e ciò permette una riattivazione della motivazione e della concentrazione. Anche il semplice camminare tra gli spazi della scuola fa sì che lo percepiscano come uno stacco effettivo da una disciplina a un’altra.
Lei ci ha detto che le aule sono cambiate diventando “proprietà” del docente. Questo ha comportato una fase di progettazione, quindi di ripensare completamente gli spazi del vostro istituto. Quali sono state le difficoltà che avete incontrato e le soluzioni adottate.
Certamente c’è stato un ripensamento complessivo degli spazi dell’istituto, anche perché nella metodologia DADA qualunque ambiente, anche quelli non precipuamente deputati al processo di insegnamento/apprendimento, diventa un ambiente di apprendimento. Noi siamo fortunati perché abbiamo una struttura ampia e con tanti locali per cui non c’è stata una grossa difficoltà ad adattarli all’esigenza di questa metodologia. Una grossa opportunità, che abbiamo colta al volo, ci è venuta dal finanziamento per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, tramite il quale le scuole hanno ricevuto fondi destinati proprio alla riqualificazione degli ambienti di apprendimento, mi riferisco soprattutto alle due azioni dei fondi PNRR che sono Classroom e Labs, ed abbiamo ripensato gli ambienti proprio con riferimento alle diverse discipline che avrebbero trovato spazio al loro interno, quindi abbiamo pensato ai sussidi, agli arredi e attualmente anche alle decorazioni che sono specifiche e collegate alla disciplina che vi si insegna. Questa è stata una grossa opportunità che ci ha permesso di completare la transizione verso la metodologia DADA che altrimenti sarebbe rimasta monca.
Quello di cui ci ha parlato ora ha riguardato il ripensamento della parte strutturale, però è stata necessaria anche una fase formativa dei docenti per approcciare alla nuova metodologia e ripensare il proprio metodo d’insegnamento, è così?
Assolutamente sì, perché la metodologia non prevede soltanto aspetti logistici, ma soprattutto ripensare l’azione formativa, educativa. È molto importante tenere presente che l’apprendimento è significativo nel momento in cui diventa un’esperienza per lo studente. Se pensiamo al cono di apprendimento ciò che rende veramente significativo e permette poi di far sedimentare le conoscenze e le competenze dei ragazzi, è vivere l’esperienza dell’apprendimento in prima persona, non come meri spettatori passivi, ma come attori partecipanti al processo di apprendimento. In questo è ben chiaro ai docenti il concetto che l’azione è tanto più efficace tanto più coinvolge la sfera emotiva degli studenti, devono essere coinvolti anche dal punto di vista emotivo nel processo che il docente mette in atto.
La vostra idea è diventata realtà e la state sperimentando da diversi mesi. Cosa è emerso in questo periodo di attività, quali sono i punti di forza e le criticità sia per i docenti che per gli alunni.
Intanto devo dire che periodicamente monitoro l’indice di gradimento della metodologia, sia presso i docenti che, soprattutto, presso gli studenti che sono poi gli utenti finali del servizio scolastico. Da quanto ho avuto modo di constatare, devo dire che c’è un alto gradimento, soprattutto i ragazzi apprezzano tanto la possibilità di avere quei minuti legati allo spostamento in cui hanno la possibilità di prendere una boccata d’aria nei corridoi della scuola e magari scambiare anche due battute con il compagno di un’altra classe che incrociano nel tragitto. Può sembrare che questa fase sia un pochino caotica, ma è un caos assolutamente accettabile che dà anche il seno della vivacità della scuola stessa. Da parte dei docenti sicuramente c’è un grosso apprezzamento per il fatto di avere un ambiente stabile, che possono adattare su misura delle proprie esigenze e devo dire che c’è anche una gara tra loro a chi riesce a costruire un ambiente che sia il più accogliente possibile per i propri studenti. Ultimante stiamo progettando con la strumentazione che abbiamo qui a scuola, e le stiamo anche realizzando, dei photowall tematici sulle varie discipline che stiamo poi affiggendo nei vari ambienti.
Un’ultima domanda. La vostra è stata la prima scuola di Cassino ad adottare la metodologia DADA, quale suggerimento si sente di dare a chi magari è interessato a questa metodologia e vuole capire meglio se è uno strumento adatto anche per la propria scuola.
L’invito che faccio ai docenti del territorio ed anche ai colleghi dirigenti scolastici è di venire a visitarci in modo tale che poi possano verificare direttamente quali possono essere i vantaggi per le loro scuole nell’adozione di questa metodologia. La DADA è una metodologia che si adatta a qualunque grado di istruzione, noi siamo una scuola secondaria di secondo grado ma assolutamente può essere implementata al primo grado d’istruzione. A Cassino ci sono scuole secondarie di primo grado che sono sempre attente all’innovazione in campo metodologico e pedagogico per cui l’invito è quello di venirci a visitare.