Calo demografico: in sette anni persi 71mila studenti. Quasi 11% studenti in Italia è straniero, ma abbandono è al 25%

La scuola italiana si trova di fronte a sfide significative a causa del calo demografico che il paese sta affrontando da anni. Il Rapporto annuale sulla scuola di Save the Children evidenzia che negli ultimi sette anni, quasi 71.000 bambini in meno hanno iniziato la scuola elementare, e questo fenomeno sta portando a classi sempre più multiculturali.
Attualmente, ci sono oltre 800.000 minori stranieri iscritti nelle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie, corrispondenti a oltre l’1 su 108 (10,6%) degli studenti. L’organizzazione sottolinea che il mancato riconoscimento della cittadinanza italiana ha un impatto significativo sul successo scolastico di questi studenti e influenza il loro percorso di crescita.
Molti studenti con background migratorio, nonostante siano nati o cresciuti in Italia, hanno meno opportunità rispetto ai loro coetanei italiani. Queste disparità iniziano con l’inserimento nella scuola dell’infanzia, il ritardo scolastico dovuto alla collocazione in classi inferiori a quelle corrispondenti all’età anagrafica e la mancata ammissione all’anno successivo. Queste difficoltà persistono nelle fasi successive, includendo problemi nell’accesso a gite scolastiche, scambi culturali all’estero e successivamente all’Università o ai concorsi pubblici.
Inoltre, solo il 77,9% dei bambini con cittadinanza non italiana è iscritto e frequenta la scuola dell’infanzia, mentre la percentuale sale all’83,1% per coloro che sono nati in Italia. In contrasto, il 95,1% degli italiani frequenta la scuola dell’infanzia. Questi divari nella partecipazione precoce all’istruzione influenzano pesantemente i percorsi educativi.
La situazione è ulteriormente complicata dalla presenza di maggiori ritardi scolastici, casi di dispersione e abbandono scolastico tra gli studenti con background migratorio. Mentre solo l’8,1% degli studenti italiani è in ritardo nell’anno scolastico 2021/22, il 25,4% di quelli con cittadinanza non italiana è in ritardo. Questa differenza è ancora più marcata nella scuola secondaria di secondo grado, con il 16,3% degli italiani in ritardo rispetto al 48,4% degli studenti con cittadinanza non italiana.
Inoltre, ci sono disuguaglianze nei risultati di apprendimento, con una percentuale più alta di studenti immigrati di prima generazione che non raggiungono le competenze adeguate in italiano, matematica e inglese rispetto agli studenti italiani o stranieri di seconda generazione.
La situazione è complicata ulteriormente dalla povertà economica e dall’impatto della pandemia. L’11% degli alunni con background migratorio ha sperimentato periodi di interruzione della scuola di sei mesi o più, rispetto al 5,9% degli studenti con genitori italiani. Tra i minori con background migratorio, l’8,3% ha smesso di frequentare la scuola principalmente a causa della mancanza di posti disponibili, il 3,2% a causa della conoscenza limitata della lingua italiana, il 2,2% per aiutare i genitori a casa e il 2,5% perché non trovavano la scuola utile. Queste percentuali diminuiscono tra i minori con cittadinanza italiana, con solo l’1,5% che afferma di non aver trovato posto a scuola.