Calano al 5,8% le iscrizioni al Classico, più scelto al Sud che al Nord. Frassinetti: rilanciare l’importanza degli studi umanistici
Si sono chiuse alle 20 del 30 gennaio le iscrizioni all’anno scolastico 2023/24. Un dato fra tutti emerge: il calo delle iscrizioni al liceo classico, nonostante la percentuale di studenti che scelgono il liceo sia la più elevata e in crescita rispetto allo scorso anno (57,1% contro il 56,6%). Il classico viene scelto dal 5,8% dei ragazzi mentre un anno fa era al 6,2%.
Guardando i numeri diffusi dal Ministero dell’Istruzione e del Merito ieri, il liceo classico viene scelto dal 4,1% di studenti in Piemonte, 3,7% in Lombardia, 3,5% nel Veneto e Friuli Venezia Giulia, 6,9% in Liguria, 3,1% in Emilia Romagna, 4% in Toscana, 6,7% in Umbria, 5,3% nelle Marche, 9,2% nel Lazio, 4,7% in Abruzzo, 7,4% in Molise, 7,7% in Campania, 6,8% Puglia, 7,9% in Basilicata, 9% in Calabria, 9,6% in Sicilia, 6,4% in Sardegna.
Al primo posto la Sicilia (9,6%), segue il Lazio, prima regione per numero iscritti al liceo (69,7%). Poi la Calabria, la Basilicata, la Campania, il Molise, la Liguria, la Puglia. La percentuale più bassa di iscritti al liceo classico in Emilia Romagna, dove però si registra la percentuale più elevata di scritti agli istituti professionali (15,6%).
Frassinetti: calo preoccupante
“Analizzando i dati delle iscrizioni dei ragazzi di terza media per il prossimo anno scolastico 2023/2024, preoccupa il calo di iscrizioni ai licei classici, che passano dal 6,2 al 5,8, nonostante la scelta del liceo in generale continui ad aumentare” commenta l’Onorevole Paola Frassinetti, Sottosegretario all’Istruzione e al Merito.
“Credo sia necessario attivarsi per far comprendere che lo studio delle lingue classiche induce lo studente a stimolare la logica, così come un problema di matematica, e che sia necessario ridare il giusto spazio allo studio della storia antica, fin dalle scuole primarie. Esistono alcune correnti di pensiero che, con una sottile strategia, tendono a sminuire l’importanza della cultura classica, definendola inutile e superata. Va invece rilanciata l’importanza degli studi umanistici, vero e proprio pilastro della nostra cultura e delle nostre tradizioni” conclude.