Burioni ricorda la prof di lettere del ginnasio: “L’ambizione di noi che insegniamo è lasciare agli allievi qualcosa che duri, andare oltre la morte”

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Il virologo Roberto Burioni, docente all’Università San Raffaele di Milano, ricorda sui social con gratitudine la sua insegnante di italiano, latino, storia, greco del ginnasio, scomparsa in questi giorni. “L’arrivo al ginnasio fu uno choc. Poche donne mi hanno fatto soffrire come la professoressa Pedinotti, ma poche donne mi hanno dato tanto quanto mi ha dato lei in quei due terribili anni” scrive il medico.

Di quel periodo io un ricordo vivisssimo: la versione di greco. Non appena mi veniva data la fotocopia la prima riflessione era “non ci riuscirò mai”. Rimanevo per minuti a occhi sbarrati tentando di capire da dove cominciare, ma non riuscivo a cominciare e nel foglio bianco appariva netta la sagoma del 3. La Pedinotti mi veniva accanto e non mi aiutava ma mi diceva “forza Burioni, ragiona”. Io cominciavo e piano piano, con l’aiuto del terribile vocabolario greco-italiano del sadico gesuita Lorenzo Rocci (sadico perché non ci trovavi un aiuto neanche a pagarlo), traducevo il testo e non di rado portavo a casa un bel voto” aggiunge il professore.

Voi forse pensate che tradurre il greco antico sia inutile, oppure che sia utile perché addestra il cervello al ragionamento. Vedete voi. Per me è stato utile soprattutto per capire due cose. La prima che anche di fronte a una difficoltà apparentemente insormontabile, se mantenevo la calma e ragionavo, potevo sfangarla. La seconda che di fronte a una difficoltà apparentemente insormontabile, dovevo contare solo sulle mie forze. Con la Pedinotti non si copiava, lei era severissima e nel Rocci non si trovavano aiuti” ricorda.

E poi gli anni all’università: “Sopravvissuto al ginnasio e alla Pedinotti nessun esame universitario mi fece paura quanta me ne avevano fatto le versioni, i temi e le interrogazioni di quei due anni. Dal ginnasio in poi ho fatto tante cose, ma ho la fortissima convinzione che in molte delle cose che sono riuscito a fare ci sia dentro qualcosa di quel ginnasio. Non so cosa, ma so che qualcosa c’è“.

Per cui è vero che la professoressa Pedinotti oggi se n’è andata, ma è pur vero che qualcosa di lei è ancora ben vivo, dopo tanti anni, dentro di me. Il che in fondo è l’ambizione di tutti noi che insegniamo con passione: lasciare dentro ai nostri allievi qualcosa che duri nel tempo, una illusione laicissima di andare oltre il paradosso della morte” conclude.

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