Bonus Premiale: ovvero valutare per svalutare. Lettera
A Giugno e Luglio i Comitati di Valutazione hanno operato febbrilmente per elaborare i criteri per la valutazione dei docenti e poi lasciare il testimone ai DS.
A Giugno e Luglio i Comitati di Valutazione hanno operato febbrilmente per elaborare i criteri per la valutazione dei docenti e poi lasciare il testimone ai DS.
Da una prima consultazione verificabile sui siti web delle scuole, ma anche da informazioni attinte dalla rete attraverso il tam-tam dei docenti emerge un quadro desolante. In molti casi questi criteri sono palesemente <<Contra Legem>>, ma spesso contro il buon senso e la logica.
Ci sono DS che hanno perso la bussola operando in maniera ondivaga. Altro che valorizzazione dei docenti emerge sempre più da questa prima annualità una evidente incertezza nell’erogazione del Bonus premiale. I DS sono agitati e operano a tentoni, ma i docenti non stanno messi meglio. Pochi si sono documentati sulla legge, ma non hanno letto neppure i commi della 107 che riguardano la valutazione.
Hanno una idiosincrasia con la lettura di qualsiasi norma, un rigetto preoccupante e sconfortante e quindi accettano acriticamente le interpretazioni del loro DS. Quando veicolano le proposte sulla valutazione del loro Capo d’Istituto, mutuate dal C.V. e Tu dichiari che sono interpretazioni personali allora scatta l’ipse dixit <<Lo ha detto il Preside>>. Amen. Sia fatta la volontà di Dio.
A quel punto capisci che la discussione non ha più senso perché vogliono adeguarsi al volere del DS, non prima d’aver lamentato l’autoritarismo degli stessi, ma preferiscono continuare a nascondersi per salvaguardare la propria tranquillità. Con questa filosofia gandiana si chiude la comunicazione.
Ma facciamo degli esempi sui criteri distonici di molti Comitati di Valutazione. Ecco alcune perle di saggezza. 1) coniugare solo alcuni dei criteri della 107 trascurandone completamente altri; 2) pensare che il docente possa sottrarsi alla valutazione; 3) subordinare la valutazione alla compilazione di una scheda; 4) introdurre nella schede di auto-valutazione un punteggio tipo gioco dei bussolotti (ed alla fine si aggiudica il premio chi ha fatto più punti!); 5) Inventare criteri mai citati dalla legge. Quello più comune: un tetto alle assenze che va dal 10%-15%-20%. Oppure introdurre il criterio dello <<Spirito collaborativo con il DS>> per citare il C.V. di uno dei più importanti licei classici napoletani (questo DS guarda come modello il Rag. Filini della saga fantozziana); 6) essere componenti del Consiglio d’Istituto (e della bocciofila o della Caritas no?). Altri calpestano il criterio della trasparenza e della motivazione prevista nella PA (L.241-1990) secretando la procedura messa in atto e la determinazione finale.
Alcuni DS più che valutare fanno del Bonus premiale uno strumento per sanzionare i docenti contrastativi sindacalmente o umanamente o quelli poco docili ai loro voleri nei collegi dei docenti, dando ad esso una connotazione punitiva. Poi vi sono quelli che usano il Bonus come un bancomat personale per gratificare il proprio staff, foraggiandolo economicamente. Inoltre a questi criteri di valutazione, elaborati in ritardo ed applicati frettolosamente, si aggiunge che non c’è nessuna reale valutazione a valle dell’operato del docente, ma una mera adesione esteriore epidermica e nominalistica ai criteri. Alcuni docenti avviliti da questa babele si sono rifugiati in uno splendido isolamento. Si arriva poi, al paradosso che bravi docenti: preparati, aggiornati e che sanno dialogare con allievi, colleghi e genitori, ma non hanno la fregola di inseguire progetti, progettini, commissioni, sottocommissioni e comitati vari vengono emarginati mentre nulla-facenti e venditori di fumo sono premiati. A ciò aggiungiamo che i criteri dei Comitati di Valutazione sono stati resi noti a fine a.s.. E’ come se in una partita di calcio l’arbitro all’88 decidesse di cambiare le regole del gioco e di allungare la partita di 50 minuti. Giocatori e tifosi lo prenderebbero come minimo a calci.
Anche in questo caso il governo ha operato in maniera verticistica, autoritaria ed impositiva. La valutazione può essere introdotta nella PA (non è motivo di scandalo o scomunica ed i docenti non la temono), ma va definita e concordata con le parti sociali e sindacali e non può essere uno strumento punitivo, imposto dall’alto come una sorta di “clava” o di “manganello” da adoperare sui docenti onde renderli docili ai volere del DS/Marchionne e agli indirizzi sempre cangianti del governo di turno; ma viceversa un momento di crescita professionale del lavoratore e di beneficio per gli utenti.
Come direbbe il buono e saggio Gino Bartali <<Tutto sbagliato, tutto da rifare!>>.
PROF. BIAGIO BIANCARDI
(Docente Storia/Filosofia. Liceo Vittorini Napoli – RSU UIL SCUOLA NAPOLI)