Bonus merito. Cinquanta docenti dicono no: è dannoso per la scuola

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Per scongiurare la scuola-azienda e i presidi-padroni, più della metà degli insegnanti dell'Istituto Comprensivo di Montemarciano-Marina respinge la possibilità di beneficiare del fondo per la valorizzazione del merito.

Per scongiurare la scuola-azienda e i presidi-padroni, più della metà degli insegnanti dell'Istituto Comprensivo di Montemarciano-Marina respinge la possibilità di beneficiare del fondo per la valorizzazione del merito.

Ben 50 professori, circa il 52% dell'intero corpo docente dell'Istituto Comprensivo di Montemarciano-Marina (AN), hanno sottoscritto una dichiarazione in cui si dichiarano non disponibili ad essere individuati quali destinatari del fondo per la valorizzazione del merito che è stato istituito dalla Legge 107/2015, cosiddetta Buona Scuola.

Le motivazioni che hanno spinto i docenti a firmare questo documento riguardano essenzialmente la convinzione che tale sistema di valutazione non sia oggettivo e causi gravi danni alla scuola.

Poiché i compensi extra verranno elargiti solo agli insegnanti considerati meritevoli dal dirigente scolastico, il quale deciderà a chi destinare il bonus senza contrappeso di sorta, i cinquanta docenti ravvisano il pericolo di avviarsi verso una scuola gerarchizzata, appiattita dalla standardizzazione della didattica, messa in difficoltà dalla discontinuità formativa a pregiudizio degli alunni, impossibilitata a ribellarsi ai diktat dirigenziali non condivisi, alterata da favoritismi.

I criteri di valutazione del merito verranno individuati dal “Comitato per la valutazione dei docenti” – presieduto dal dirigente scolastico e composto da tre docenti, due rappresentanti dei genitori e un componente esterno individuato dall'Ufficio Scolastico Regionale – e dovranno riguardare, in base alle indicazioni ministeriali,

1) la qualità dell'insegnamento, il contributo al miglioramento dell'istituzione scolastica, il successo formativo e scolastico degli studenti,

2) i risultati ottenuti dai docenti in relazione al potenziamento delle competenze degli alunni e dell'innovazione didattica e metodologica, la collaborazione alla ricerca didattica, la documentazione e la diffusione di buone pratiche didattiche,

3) le responsabilità assunte nel coordinamento organizzativo e didattico e nella formazione del personale.

Criteri che, secondo gli insegnanti firmatari, non sarebbero pragmaticamente misurabili e quindi non si baserebbero sulla reale capacità di insegnamento degli educatori. A pesare sulle decisioni dell'assegnazione del bonus potrebbero quindi essere, con tutta probabilità, altri parametri legati alla disponibilità o meno dei docenti ad accondiscendere alle richieste dei presidi o ad accollarsi compiti che non rientrano nei doveri contrattuali.

Ci sarebbe, inoltre, anche il pericolo che, per assicurarsi il bonus economico, alcuni insegnanti siano portati a valutare gli alunni in maniera troppo magnanima, in modo tale da far credere che il proprio operato sia efficacie con conseguente danno per gli studenti. Le cinquanta firme rappresentano un primo segno di opposizione allo strapotere dei presidi che da settembre avranno anche la possibilità di assumere direttamente i docenti mediante la chiamata diretta.

Gli insegnanti che non volessero beneficiare del bonus possono sottoscrive una dichiarazione, di gruppo o individuale, in cui manifestano la propria indisponibilità a beneficiare del fondo per la valorizzazione del merito e consegnarla al dirigente scolastico del proprio istituto.

Luca Turnu
RSU COBAS Istituto Comprensivo Montemarciano – Marina (AN)

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