Blocco 5 anni neoassunti, Granato (M5S): i docenti sono professionisti e hanno delle responsabilità

La senatrice M5S, Bianca Laura Granato, fa chiarezza sul blocco quinquennale della mobilità per i neoassunti con un lungo post su Facebook.
Secondo Granato è “un provvedimento resosi necessario dall’impossibilità per il sistema scolastico nazionale di funzionare in presenza di una mole di richieste di mobilità ormai non più sostenibile a causa di una prassi ormai comunemente consolidata tra i precari di collocarsi nelle graduatorie di qualunque provincia con maggiore disponibilità di posti di organico di diritto pur di prendere il ruolo più presto possibile per tornarsene assieme ad armi e bagagli subito su un posto di organico di fatto con assegnazione provvisoria vicino a casa.
Da quando la Buona Scuola ha sparpagliato per l’Italia 70.000 docenti, le scuole pubbliche specie delle sedi disagiate del sud e del Nord Italia sono andate a ruba per essere poi abbandonate a precari alle prime armi o addirittura senza titolo di studio specifico, dato che in questi posti non c’è certezza di supplenti disponibili.
Ebbene questo carosello di docenti ha indebolito le sorti della scuola statale dando adito alle rivendicazioni di maggiore autonomia in campo di istruzione delle regioni del Nord Italia, che noi del Movimento 5 Stelle appena eletti abbiamo dovuto sventare con grande determinazione“.
“Il ministro Bussetti – ricorda la senatrice – aveva preparato un bel progetto per i docenti e per la scuola italiana, per cui le regioni che lo richiedevano avrebbero potuto conferire ruolo regionale a docenti e dirigenti scolastici, con stipendio differente (gabbie salariali), con possibilità per le regioni di riconoscere scuole paritarie e quindi esternalizzare il servizio, regolamentando diversamente da regione a regione la mobilità del personale.
Col governo Conte 2 abbiamo trovato un accordo con il ministro Boccia per consentire agli studenti di tutti i territori di avere docenti di ruolo stabili, posto che mai con noi al governo avverrà la follia dell’assegnazione della sede di servizio tramite algoritmo, ma solo a seguito di una precisa scelta di ciascun docente, che si presume sappia come organizzare la propria vita familiare in base all’impegno professionale assunto con quella scelta.
Parliamo di professionalità perché i docenti sono professionisti e hanno delle responsabilità e non possono sottrarvisi senza privare di un diritto degli studenti per la cui istruzione lo stato ha investito su di loro assumendoli a tempo indeterminato, non a caso.
Sarebbe opportuno ricordare che lo Stato ha il dovere di investire sullo studente di Ustica come su quello di Courmayeur come su quello di Roma, di Milano, Bologna o Palermo. E non è corretto nè costituzionalmente coerente che, a differenza dello studente che nasca a Roma o a Napoli, lo studente di Lampedusa ogni anno cambi tutti gli insegnanti, nonostante anche lui sulla carta abbia un corpo docente di ruolo.
A meno che non vogliamo chiudere le scuole delle isole e dei luoghi montani e trasferire gli studenti nei centri dove ci sono insegnanti disposti ad insegnare, questa situazione non può durare.
Ancora: non possiamo destinare il 100% dei posti vacanti e disponibili alla mobilità ogni anno perché siamo obbligati a pianificare sistematicamente i concorsi onde non incorrere nell’abuso di precariato condannato dalla famosa sentenza Mascolo della Corte di Giustizia Europea del 2014 e i concorsi vanno banditi non in tutte le regioni per tutti i posti ma solo per quelle dove ne residuino. Inoltre non dimentichiamo che sussistono in alcune regioni graduatorie concorsuali del 2016 e 2018 da cui si ha diritto all’assunzione”.