Bill Gates: “L’intelligenza artificiale ridurrà la settimana lavorativa a 2-3 giorni entro il 2035”. Cambiamenti anche nell’insegnamento: “Diventerà strumento comune per ottimo tutoraggio”

Il fondatore di Microsoft e filantropo, Bill Gates, immagina un futuro lavorativo profondamente trasformato dall’avanzata tecnologica. Secondo una sua previsione, ribadita durante un’intervista al The Tonight Show della NBC, entro il 2035 la settimana lavorativa standard potrebbe ridursi drasticamente, attestandosi su soli due o tre giorni.
La causa della potenziale rivoluzione risiede nello sviluppo impetuoso dell’intelligenza artificiale.
Le capacità di apprendimento e problem-solving dell’IA, in continua e rapida evoluzione, aprono la strada a un’automazione su larga scala di processi e attività attualmente svolti da esseri umani, promettendo di mantenere o addirittura aumentare la produttività con un monte ore significativamente inferiore.
L’ondata di automazione non si limiterà a sostituire compiti ripetitivi o a bassa qualifica. L’intelligenza artificiale è destinata, secondo Gates, a incidere in modo significativo anche su settori che richiedono elevate competenze e specializzazione, come la medicina e l’insegnamento. Esistono già applicazioni concrete che dimostrano queste potenzialità: sistemi IA capaci di supportare diagnosi mediche complesse o di rilevare patologie precocemente e assistenti virtuali nel campo della fisioterapia.
Gates ha sottolineato come l’IA, nel prossimo decennio, possa diventare uno strumento comune per ottenere “ottimi consigli medici, ottimo tutoraggio”, suggerendo che, pur rimanendo fondamentale, l’apporto umano diretto sarà meno indispensabile rispetto ad oggi in molti ambiti lavorativi.
Il magnate prevede un futuro in cui gli esseri umani “non saranno più necessari per la maggior parte delle cose”, una transizione che richiederà un inevitabile ripensamento dei posti di lavoro e delle strutture occupazionali. L’IA, secondo questa visione, potrebbe farsi carico di gran parte delle attività produttive, logistiche e persino agricole, portando potenziali benefici all’intera società. Tuttavia, emerge anche il rovescio della medaglia: la spinta all’efficienza e alla riduzione dei costi tramite automazione potrebbe portare a una contrazione dell’occupazione.
L’IA nel contesto educativo: potenzialità e cambiamenti
L’introduzione dell’IA nelle scuole promette di rivoluzionare le metodologie didattiche e il ruolo stesso dell’insegnante. Sistemi basati sull’IA possono fungere da tutor personalizzati, adattando il ritmo e i contenuti dell’apprendimento alle esigenze specifiche di ogni studente. Ciò permetterebbe di offrire percorsi individualizzati, colmando lacune o proponendo sfide avanzate in modo mirato. L’IA potrebbe, inoltre, automatizzare compiti ripetitivi come la correzione di test a risposta multipla o la ricerca di materiali didattici, liberando tempo prezioso per i docenti.
Efficienza amministrativa e supporto al personale
Anche la gestione amministrativa degli istituti scolastici potrebbe beneficiare enormemente dall’IA, con un impatto diretto sul lavoro del personale ATA e dei dirigenti. Algoritmi intelligenti potrebbero ottimizzare la pianificazione degli orari, la gestione delle supplenze, l’organizzazione delle risorse (aule, laboratori), la comunicazione scuola-famiglia e l’analisi dei dati per la rendicontazione o il miglioramento dei servizi.
L’automazione di processi burocratici ridurrebbe il carico di lavoro amministrativo, permettendo al personale di dedicarsi a compiti più strategici o di supporto diretto alla comunità scolastica. Inoltre, l’IA può fornire strumenti potenti per l’accessibilità e l’inclusione, offrendo supporto agli studenti con bisogni educativi speciali attraverso tecnologie assistive (sintesi vocale, sottotitolazione automatica, interfacce adattive).
Sfide etiche, formative e normative
L’integrazione dell’IA nel mondo della scuola solleva però questioni cruciali. È fondamentale affrontare le sfide etiche, come il rischio di bias negli algoritmi che potrebbero perpetuare disuguaglianze, e garantire la massima trasparenza nel funzionamento di questi sistemi.
La privacy e la sicurezza dei dati degli studenti rappresentano un’altra area critica, che richiede protocolli rigorosi e conformi alle normative vigenti (es. GDPR). Occorre poi considerare il digital divide, assicurando un accesso equo alle nuove tecnologie a tutte le scuole e gli studenti.
Un aspetto imprescindibile è la formazione specifica (upskilling) di docenti e personale ATA, affinché siano in grado di utilizzare efficacemente gli strumenti IA e di comprenderne potenzialità e limiti.
Infine, la normativa scolastica dovrà necessariamente evolversi per disciplinare l’adozione e l’uso responsabile dell’IA, definendo standard, linee guida etiche e meccanismi di controllo, e potenzialmente aggiornando i profili professionali e i quadri contrattuali alla luce dei nuovi scenari lavorativi.
Cosa accade in Italia
“Crediamo in una didattica personalizzata, guidata dai docenti”, ha detto il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara. Le parole di Valditara si inseriscono all’interno di una cornice in cui l’intelligenza artificiale viene considerata importante, ma non sostitutiva degli insegnanti. Ad esempio, le Nuove Indicazioni Nazionali ribadiscono l’importanza delle competenze digitali come strumento per navigare la complessità tecnologica, ma sottolineano la necessità di un approccio critico e consapevole all’intelligenza artificiale. L’obiettivo è formare studenti capaci di comprenderne potenzialità e limiti, sia in ambito scolastico sia nella vita quotidiana.
Gli insegnanti sono chiamati a spiegare i meccanismi dell’IA, ma il loro ruolo rimane insostituibile: la tecnologia non deve sostituire la relazione educativa, bensì integrarsi in un quadro etico e sociale. La mediazione didattica è cruciale per evitare che l’IA condizioni in modo unidirezionale l’apprendimento, preservando la creatività e il pensiero autonomo degli studenti.
Sperimentazione
Da settembre, intanto, in quattro regioni, Lombardia, Toscana, Lazio e Calabria, è partito un progetto di sperimentazione dell’intelligenza artificiale. L’obiettivo è colmare il divario di apprendimento tra gli studenti, soprattutto tra quelli con buoni voti e quelli in difficoltà, con un’attenzione particolare ai ragazzi di origine straniera.
La sperimentazione, che durerà due anni, prevede l’utilizzo di un software installabile su Google Workspace, inizialmente focalizzato sulle materie STEM (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica) e sulle lingue straniere. L’intelligenza artificiale, sotto forma di assistente virtuale, sarà in grado di individuare le difficoltà di apprendimento dei singoli studenti e di segnalarle sia al docente che all’alunno stesso. A quel punto, il docente, adeguatamente formato, potrà intervenire in modo mirato per aiutare lo studente a superare le difficoltà.