Bianchi spera di migliorare la qualità dell’insegnamento, Anief è pessimista: se passa la riforma su reclutamento e formazione molte scuole chiuderanno

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Creano ulteriore disorientamento certe dichiarazioni del ministro dell’Istruzione a proposito del forte calo di studenti, oltre un milione in meno, nei prossimi dieci anni: “tutte le risorse che ci sono per la scuola devono rimanere sulla scuola. Bisogna ridurre il numero delle classi e aumentarne la qualità”, ha detto Patrizio Bianchi.

Sull’argomento torna oggi Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief: “Detto che non vanno cancellate le classi, ma dimezzati gli alunni che ci sono dentro, è bene chiarire da subito che quella che attende le scuole è una prospettiva cuoa – avverte il sindacalista autonomo – perché se la riforma sul reclutamento sarà approvata, molte scuole nel 2033 non avranno solo meno alunni ma saranno chiuse. Perché la dispersione scolastica aumenterà, come pure la precarietà lavorativa”.

Invece di provvedere a ripristinare gli organici precedenti al DPR 81/2009 e a comporre classi da non oltre 15 alunni, l’esecutivo Draghi ha approvato un Decreto Legge n. 36 che per il 90% non fa il bene della scuola. “La verità – continua Pacifico – è che il Governo dovrebbe avere il coraggio di prendere la realtà in mano e provvedere a realizzare i provvedimenti utili alla scuola: ridurre il rapporto alunni-insegnanti: immettere in ruolo i precari con procedure snelle e automatiche; far conciliare la vita familiare con il lavoro, senza punire nessuno soprattutto se vi sono i posti vacanti per avvicinare i docenti e Ata a casa. In assoluto, bisognerebbe aumentare e non conservare le poche risorse destinate dal Governo alla scuola italiana: perché mediamente oggi siamo già un punto di PIL più bassi della media europea e nei prossimi anni il gap aumenterà ancora”.

Anief ricorda che la stessa previsione di riduzione degli investimenti per il comparto Istruzione inserita nel Documento di Economia e Finanza approvato poche settimane fa (su cui hanno espresso la loro contrarietà anche i parlamenti delle Commissioni Cultura di Camera e Senato) parla chiaro: perché a giustificare i miliardi di risparmio previsti per i prossimi decenni è proprio la tendenza diffusa alla denatalità. “Noi non possiamo essere d’accordo e anche per questo abbiamo proclamato la sciopero con altri sindacati, per l’intera giornata di domani 6 maggio”.

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