“Bastano 10 anni di istruzione per acquisire la cittadinanza italiana”, a dirlo il Ministro Bernini

Il dibattito sull’acquisizione della cittadinanza italiana è stato spesso condizionato da una forte polarizzazione che ne ha limitato la portata. La ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, in un messaggio indirizzato al convegno Ius Scholae: tempi nuovi per l’Italia?, tenutosi alla Camera dei deputati, ha invitato a superare contrapposizioni ideologiche, sottolineando la necessità di un approccio più aperto e contestualizzato.
La definizione di “cittadino italiano” – ha dichiarato la ministra – sta cambiando in risposta a una realtà sociale sempre più multiculturale, dove un numero crescente di bambini nasce in Italia da genitori stranieri e partecipa attivamente alla vita scolastica e accademica del Paese.
Dati e tendenze nel sistema universitario
Nel corso dell’ultimo anno accademico, circa 134 mila studenti stranieri si sono iscritti nelle università italiane. I laureati tra questi superano le 19 mila unità. I dati raccolti dal Ministero dell’Università e della Ricerca descrivono un segmento di popolazione giovanile che sceglie l’Italia per crescere, formarsi e contribuire allo sviluppo economico e culturale del Paese.
Secondo la ministra, si tratta di un fenomeno demografico significativo, su cui è necessario riflettere in modo strutturale, modificando le politiche di cittadinanza per agevolare l’integrazione e riconoscere l’apporto delle nuove generazioni.
Istruzione e senso di appartenenza
La ministra Bernini ha individuato nell’istruzione un elemento chiave per una nuova concezione della cittadinanza. Un percorso scolastico completo di dieci anni viene considerato un presupposto valido per ottenere la cittadinanza italiana. Tuttavia, la proposta si spinge oltre, introducendo l’idea di uno Ius Italiae, che pone al centro non solo la frequenza scolastica, ma anche il legame consolidato con la comunità e con il territorio.
“È attraverso la scuola, ma soprattutto attraverso la condivisione di storia, valori e tradizioni che si costruisce il senso di appartenenza alla comunità“, ha affermato la ministra, definendo questo tipo di integrazione come l’obiettivo da perseguire.
Identità come processo inclusivo
Nel suo intervento, Bernini ha precisato che la cittadinanza non coincide con unicamente un riconoscimento giuridico, ma rappresenta un atto di partecipazione e condivisione di valori collettivi. In un mondo caratterizzato da trasformazioni rapide e da confini culturali meno definiti, la ministra ha invitato a guardare anche alla storia nazionale per comprendere la necessità di politiche più flessibili e inclusive.
“L’identità di un popolo non si costruisce sull’esclusione, ma sulle capacità di accogliere anche ibrida, di evolversi, avendo radici forti“, si legge nel messaggio conclusivo. L’identità, in questa visione, è intesa come appartenenza consapevole e capacità di riconoscere sé stessi nel contesto collettivo.