Banchi con le rotelle? “Li usiamo da oltre dieci anni, vi spiego in che modo e come si può innovare la didattica”, INTERVISTA al dirigente Giuliano

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Le sedie con le rotelle sono state un elemento di forte discussione durante la pandemia. C’è chi però crede nell’utilizzo di questo strumento già da prima dello scoppio dell’emergenza sanitaria. Ne abbiamo parlato con il Professor Salvatore Giuliano dirigente scolastico dell’Istituto di Istruzione Superiore “Majorana” di Brindisi.

Professor Giuliano, in questi giorni su alcuni social abbiamo notato delle foto che la ritraevano con delle sedie con le rotelle in arrivo da altri istituti scolastici, le ultime in arrivo da Milano. Queste sedie hanno avuto grande diffusione durante la fase pandemica, grazie al massiccio acquisto da parte del Ministero, ma che in seguito hanno provocato non poche polemiche. Cosa la spinge a raccogliere queste sedie con le rotelle?

Le sedute innovative le usiamo da oltre dieci anni nella nostra istituzione scolastica. Ricordo che in un evento dedicato al mondo della scuola ce n’erano sei e noi ne prendemmo quattro, da lì cominciammo a ragionare su un nuovo modo di intendere la pratica didattica quotidiana introducendo metodologie didattiche innovative che potessero puntare a migliorare gli apprendimenti intervenendo almeno su tre leve che sono la cooperazione la collaborazione e la creatività. In questi dieci anni abbiamo avviato un percorso che ha visto un grosso investimento in termini di tempo e risorse dedicati alla formazione del personale docente e quindi anche sull’acquisto e dotazione di sedute innovative. Qualche settimana fa ho appreso da notizie sul web che in una istituzione scolastica della provincia di Milano c’erano delle sedute che non venivano utilizzate. Siccome l’istituzione scolastica che dirigo aveva la necessità di dotarsene di altre, perché abbiamo registrato un incremento notevole di iscrizioni, ho contattato il collega dirigente scolastico, che aveva già manifestato l’intenzione di volerle donare, e da lì, nel giro di pochi giorni, le sedie sono arrivate a Brindisi.

Lei parlava di un approccio didattico già in vigore nel vostro istituto prima della crisi pandemica. È un approccio dinamico alla didattica. Ci fa un esempio di come è possibile modulare la classe utilizzando queste sedie e come cambia l’approccio didattico nelle varie modalità.

A mio avviso alla seduta innovativa ci si deve arrivare avendo effettuato un’attività di riflessione e di formazione, perché altrimenti questi strumenti da soli non cambiano la didattica. Le sedute sono solo uno dei tanti strumenti a disposizione, come possono essere i tablet o qualsiasi altro strumento tecnologico, ma la didattica la cambiano i protagonisti di sempre, ovvero i docenti con i loro studenti. È evidente che alcuni strumenti, fra cui anche le sedute innovative, possono rappresentare un elemento che può facilitare l’approccio didattico innovativo, ma è solo un ritrovato che deve essere utilizzato per arrivare al fine prefissato. Con questo voglio dire che non è lo strumento che fa la differenza, sono le persone a fare la differenza. È evidente che con quel tipo di sedute si posso favorire momenti di peer education, di apprendimento fa pari, creando dei gruppi omogenei o eterogenei per competenze, creando momento di collaborazione e cooperazione. Dobbiamo pensare ad una metodologia didattica nuova, differente, che non sia quella che ormai da troppo tempo viene utilizzata, e non solo nel nostro sistema educativo e formativo ma anche all’estero, e questo non perché essa non rappresenti punti di valore e utilità, ma è evidente che la scuola ha a che fare con studenti che sempre più velocemente cambiano i loro modi di relazionarsi, di apprendere, di comunicare, di manifestare i loro pensieri e di essere protagonisti di un loro percorso di apprendimento. Che ci piaccia o no questa è la realtà, allora ritengo che al di là delle sedute didattiche educative si debba riflettere su quanto ci siamo appena detti per assumere atteggiamenti conseguenti, vale a dire che bisogna fare attività di formazione, in questo caso lo strumento sedia innovativa, o sedia con le rotelle come tutti le hanno appellate, rappresenta un utile strumento, ma che rimane strumento, e che occorre utilizzare con cognizione di causa, altrimenti diventano degli arredi, più o meno belli, o veloci da spostare, che in alcuni casi possono anche essere elemento di disturbo del dialogo educativo.

Professor Giuliano, per sintetizzare quanto da lei detto possiamo dire che un docente formato, all’interno della propria ora di lezione, può modulare e cambiare dinamicamente il suo approccio con gli alunni passando da una modalità didattica all’altra anche grazie all’utilizzo di queste sedie. Però lei parlava di formazione, quindi prima di arrivare all’utilizzo dello strumento è necessario un percorso formativo adeguato. Il vostro istituto già da tempo è un polo formativo anche per i docenti di altri istituti. A questo punto le chiedo cosa significa fare formazione per poi arrivare all’utilizzo di queste metodologie in classe.

Come diceva lei, da marzo 2020 la nostra istituzione scolastica, insieme ad altre 27 istituzioni, è stata individuata come scuola “Future Lab” ed abbiamo erogato formazione gratuita per i docenti. Ad oggi abbiamo formato circa trentamila docenti di ogni ordine e grado e di ogni regione d’Italia. Da questa attività di formazione è emerso in maniera forte, da parte dei docenti che vi hanno partecipato, la necessità di approfondire, di comprendere e di utilizzare metodologie didattiche che potessero promuovere gli apprendimenti, tutto questo a seconda della base di partenza di ogni singolo docente. Dall’analisi dei questionari anonimi abbiamo avuto un riscontro molto positivo da parte dei frequentatori dei nostri corsi. Il fine dei corsi che abbiamo ideato era quello di fornire ai docenti degli strumenti operativi pratici, che potessero addivenire ad una nuova concezione di tempo e di spazio dell’apprendimento. È evidente che nel momento in cui un docente si pone la domanda se può utilizzate delle pratiche didattiche differenti nella propria attività quotidiana, allora vuol dire che si è già a buon livello, si avvia a questo percorso in maniera ottimale. Quindi la formazione deve essere strutturata in modo tale da poter fornire soluzioni operative, questo ci chiedono i docenti che a livello teorico hanno già affrontato percorsi formativi specifici, leggendo o sostenendo specifici esami universitari o altro ancora, e che sono già a conoscenza dei principi pedagogici che sono alla base di queste metodologie educative. È importante mettere in grado i docenti di utilizzare queste metodologie in maniera rapida con i propri alunni e i risultati che registriamo dai loro riscontri sono eccellenti.

L’utilizzo di questi strumenti dinamici, come le sedie con le rotelle, valorizzano alcune metodologie didattiche molto efficaci come la peer education, il cooperative learning e il tutoring, tutte modalità che poi valorizzano anche gli aspetti delle competenze non cognitive, oggi valorizzate anche da una specifica legge che promuove una formazione specifica per i docenti in questo ambito. Quanto è importante, per voi che già utilizzate sistematicamente queste metodologie, la relazione tra i ragazzi, quindi tra pari, e la formazione del docente atta a valorizzare questi aspetti educativi.

Ritengo che questo sia fondamentale. Lei faceva riferimento ad alcune metodologie, a tal proposito, quando ho l’occasione di parlare di questo argomento, dico spesso che tempo fa mi sono cimentato nel fare un elenco, una lettura piò o meno approfondita, delle diverse metodologie e sono arrivato a contarne più di duecentocinquanta. In questo mare di strumenti ho poi cercato di capire quali fossero gli elementi in comune tra queste metodologie didattiche definite propriamente o impropriamente innovative, allora mi sono soffermato su tre elementi, che poi erano quelli che dicevamo in apertura, vale a dire la cooperazione, la collaborazione e la creatività. Al di là della metodologia, del nome più o meno accattivante, più o meno simpatico, più o meno anglosassone eccetera, ritengo che se il docente, nella sua attività quotidiana, punta a valorizzare uno o più di questi tre elementi, magari tutti e tre, si ottengono risultati decisamente migliori. Il risultato che intendo è quello di migliorare gli apprendimenti, le scuole devono essere il luogo dell’apprendimento dove l’insegnamento è certamente un percorso ed un processo importantissimo, ma è uno degli elementi e non può essere il principale. Noi dobbiamo fare di tutto per promuovere gli apprendimenti, questa è la nostra sfida ed il nostro obiettivo.

Chiudiamo con un’ultima battuta ricapitolando quello che ha detto. Possiamo affermare che non esiste un metodo educativo migliore degli altri, ma esiste il metodo didattico mediante il quale il docente interagisce meglio con i propri alunni. È così?

Assolutamente sì, i docenti hanno il polso della propria classe e sanno intercettare lo stato d’animo, le passioni, la volontà, la determinazione, la motivazione dei loro studenti, quindi senza perdersi tra le diverse metodologie, se si interviene sui tre aspetti che abbiamo detto prima, ovvero collaborazione, cooperazione e creatività, si ottengono gratificazione per gli studenti e per i docenti stessi. Questo lo posso affermare tranquillamente sulla base delle osservazioni fatte sul campo in tutti questi anni. Ogni docente è il primo a provare soddisfazione nel momento in cui un suo studente ottiene risultati buoni, cioè viene accompagnato verso il successo formativo, verso la realizzazione dei propri obiettivi e perché no, anche in futuro dei propri sogni. Quindi questo modo di fare, ripeto, gratifica tutti. Concludendo, vanno bene tutte queste metodologie innovative, purché si intervenga su queste tre leve per poter migliorare gli apprendimenti dei nostri studenti.

 

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