Baby gang, 73 minorenni denunciati per 142 reati. Studenti nei passaggi tra un grado e l’altro si confrontino con uno psicologo. Non solo arresti e denunce

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Dopo una vasta operazione delle forze dell’ordine, che ha portato all’arresto di 73 minorenni e alla denuncia di altri 142 per reati legati alle baby gang, torna al centro del dibattito il tema della violenza giovanile. Ci vuole una soluzione innovativa: rendere obbligatoria la presenza di uno psicologo di base nei momenti cruciali della crescita degli studenti.

Un nuovo approccio alla salute mentale

Limitarsi a parlare di baby gang senza considerare la salute mentale significa trascurare la radice del problema. Introdurre lo psicologo di base come figura obbligatoria consentirebbe di offrire un supporto continuativo, non solo per gestire situazioni di disagio conclamato, ma anche come strumento di prevenzione e crescita emotiva. Il modello proposto prevede che ogni studente, nei passaggi tra i diversi gradi scolastici, possa confrontarsi con un esperto per sviluppare una maggiore consapevolezza di sé e delle proprie emozioni.

Violenza giovanile e disagio emotivo

Gli episodi di violenza tra i giovani sono spesso il risultato di un disagio accumulato nel tempo. L’assenza di strumenti adeguati per gestire emozioni negative può portare alcuni ragazzi a manifestare il proprio malessere attraverso comportamenti aggressivi. Uno psicologo di base potrebbe individuare segnali di sofferenza che spesso passano inosservati, offrendo alternative alla rabbia e alla prevaricazione.

Una figura stabile nelle scuole e nei luoghi di aggregazione

La proposta prevede l’inserimento dello psicologo di base come presenza fissa nelle scuole, nei consultori e nei centri giovanili, con visite periodiche gratuite e obbligatorie. L’obiettivo è trattare la salute mentale con la stessa attenzione dedicata a quella fisica, garantendo un supporto costante durante le fasi più delicate dello sviluppo.

Prevenzione invece che repressione

Concentrarsi esclusivamente su arresti e denunce non è sufficiente per affrontare il problema alla radice. Un cambiamento significativo può avvenire solo attraverso un passaggio dalla repressione alla prevenzione, costruendo una società in cui i giovani siano in grado di gestire le proprie emozioni e di relazionarsi in modo equilibrato con gli altri.

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