Azzolina: “Il recovery fund è importante per la scuola”. I fondi, però, arriveranno non prima del 2021

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L’Italia si sta giocando una partita importante a Bruxelles sul recovery fund, il piano europeo di aiuti per fronteggiare l’emergenza coronavirus. Anche la scuola è interessata alla faccenda considerato che parte dei fondi potrebbero essere usati per l’istruzione.

La ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, su Twitter, “tifa” per una risoluzione positiva della trattativa in ambito europeo: “La trattativa che con competenza e determinazione Conte sta portando avanti in Europa merita il sostegno di tutti gli italiani. Dal Recovery Fund possono arrivare risorse importanti anche per la scuola”.

Il Recovery Fund consiste in un fondo di ripresa associato al bilancio a lungo termine dell’Unione Europea, dal 2021 al 2027. Il piano, annunciato lo scorso 27 maggio, dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen parlava di 750 miliardi di euro, 500 da stanziare direttamente agli Stati membri e 250 di prestiti.

All’Italia, uno dei paesi maggiormente colpito dall’emergenza Covid-19, sarebbe destinata la fetta più grossa di questo fondo: circa 172 miliardi, di cui 81,8 miliardi stanziati a fondo perduto e prestiti ulteriori per quasi 91 miliardi.

Almeno 10 miliardi dei 172, secondo le ultime ipotesi sul tavolo, potrebbero essere destinati alla scuola. Arriveranno in tempo per l’inizio del prossimo anno scolastico? Purtroppo questo non sarà così. Gran parte delle risorse messe in campo dall’Unione Europea non saranno disponibili da subito.

Per accedere al Recovery fund (legato al bilancio UE 2021-27), in base alle ultime indiscrezioni, gli Stati dovranno presentare il prossimo ottobre un piano di interventi insieme alla bozza della legge di Stabilità. I soldi del fondo saranno distribuite per il 60% entro il 2022, il resto entro il 2024. Remota, allo stato attuale, una piccola anticipazione dei fondi negli ultimi mesi dell’anno attraverso il bilancio Ue 2020. Difficile che ci siano soluzioni-ponte, per alleviare le sofferenze dei paesi più colpiti dal Covid-19.

Il premier Giuseppe Conte, nelle scorse settimane, ha promesso che parte dei fondi saranno usati per la scuola (più di un miliardo è già stato stanziato per le scuole con il decreto Rilancio approvato lo scorso 16 luglio): “Nel Recovery Fund un importante capitolo sarà dedicato all’istruzione. Ci ripromettiamo di investire nei percorsi di formazione dei nostri ragazzi, di contrastare la povertà educativa e la dispersione scolastica, di migliorare la formazione, di investire in competenze digitali”.

Non sarà facile, comunque, trovare un accordo sul recovery fund visto i contrasti interni emersi nel Consiglio d’Europa attualmente in corso. Da un lato, infatti, si è formato lo schieramento degli Stati che hanno una posizione di maggior contenimento del bilancio europeo, avversi alle ipotesi di condivisione del debito, come Danimarca, Svezia, Paesi Bassi e Austria, cioè i cosiddetti Paesi Frugali. Dall’altro, invece, si sono schierati i Paesi come l’Italia o la Spagna, duramente colpiti dall’emergenza coronavirus.

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