Azzolina a cuore aperto: “Al liceo mi chiamavano Cazzolina, e ne ridevo, e ora, per aiutarli a ridere, mi tingo le labbra ancora di più”

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La ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, si racconta in una lunga intervista per il Venerdì di Repubblica, settimanale del quotidiano diretto da Maurizio Molinari. 

Chiacchierando con il giornalista Francesco Merlo, la ministra svela: “Già al liceo mi chiamavano Cazzolina, e ne ridevo, e ora, per aiutarli a ridere, mi tingo le labbra ancora di più”.

E poi: “Non sono femminista militante. Anche se, quando ho letto le volgarità sessiste contro di me, una forte tentazione mi è venuta“.

Spazio anche al suo rapporto con la religione: “Amo moltissimo questo Papa, e tengo sul tavolo, come guida morale, le opere di don Milani, ma non sono credente, sono agnostica“.

E ancora sulla vita privata: “A casa non c’erano libri e dunque, in questo senso, sono nata poverissima. Mio padre, Vito, è un agente di polizia penitenziaria in pensione. Mia madre, Antonella, è casalinga. Mia sorella Rossana nacque quando avevo sei anni. Insomma in famiglia era dura far bastare uno stipendio che non arrivava a 1.800 euro“.

Sul suo rapporto con la Sicilia: “All’inizio ho sofferto molto a lasciare la Sicilia, come tutti quelli che sono costretti ad andarsene. Anche andandosene si può non avere fortuna, ma se hai fortuna è perché te ne sei andata. Si figuri che frequentavo quei posti di cucina siciliana dove si mangia male, ma si sazia quel famoso eccesso di identità. Provi a immaginare gli arancini di Biella, e allora ho risolto così: ho imparato a farli io e li faccio con la variante al pistacchio, ovviamente di Bronte. Al Ministero non li faccio, la sola cosa che mi concedo è un sonnellino ogni tanto, dato che qui dentro ci passo la vita. Vede quel divano a tre posti? E’ l’unico arrendamento che ho chiesto, è grande e posso sdraiarmi”.

Infine: “La scuola divenne il nascondiglio del mio disagio. Quando finiva la scuola e tutti festeggiavano, diventavo triste. Per fortuna i miei insegnanti violavano la regola e mi permettevano di prendere in prestito più di due libri per volta. Erano i classici russi, Oblomov e Anna Karenina, i francesi Flaubert e Maupassant… Ogni tanto andavamo al mare, nella spiaggia di Noto, che è la più bella del mondo“.

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