Autonomia, primi passi in Consiglio dei Ministri. Dubbi del M5S. Lombardia chiede gestione concorsi docenti

Ieri, il Consiglio dei ministri ha avviato il percorso delle intese con Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna che dovrebbe portare ad attribuire a queste regioni una serie di competenze che incidono sulla vita dei cittadini: dalla scuola, alla sanità, alle casse di risparmio.
Cosa è successo ieri?
In Consiglio dei Ministri si è parlato dei testi dell’autonomia di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Una tappa che ha concluso la “parte tecnica” dell’elaborazione dei testi. Adesso spetta alla parte politica. I testi hanno già avuto l’ok da parte del Ministero dell’Economia sia sull’impianto che sulla parte finanziaria, ma pare ci non sia bastato per sollevare alcune problematiche.
Dubbi sollevati
Ticket sanitari, valutazioni d’impatto ambientale e bonifiche, infrastrutture e regionalizzazione delle soprintendenze: sono questi i nodi più critici da sciogliere tra Regione Lombardia e Governo per arrivare a un’intesa completa sull’Autonomia. Le richieste della Regione guidata da Attilio Fontana riguardano tutte le 23 materie trasferibili dallo Stato alle Regioni secondo l’articolo 116 delle Costituzione. Tre sono di esclusiva competenza statale (giustizia di pace, norme generali sull’istruzione e tutela dell’ambiente dell’ecosistema e dei beni culturali), le altre venti di legislazione concorrente, tra cui i rapporti internazionali e con l’Unione europea, l’istruzione, la protezione civile, l’energia, l’ordinamento sportivo, la tutela della salute e della sicurezza sul lavoro, la ricerca scientifica, le grandi infrastrutture.
Uno dei capitoli più corposi dell’accordo riguarda la scuola. In materia di istruzione. Alla Lombardia sarà trasferita la disciplina dell’organizzazione e delle modalità di valutazione del sistema educativo, la programmazione dei percorsi di alternanza scuola-lavoro e la definizione del fabbisogno regionale del personale, con la facoltà per la Regione di bandire concorsi per reperire insegnanti e altro organico.
Dirigenti, docenti e altre figure già in servizio avranno inoltre la facoltà di passare da dipendenti statali a regionali.
Molto simile anche la bozza dell’autonomia della Regione veneto, mentre l’Emilia Romagna, relativamente alla scuola, ha chiesto la gestione degli organici e degli investimenti, ma non ha chiesto la gestione diretta dei docenti mettendoli alle dipendenze della Regione.
Forti dubbi del Movimento 5 Stelle
“Prima affrontiamo i disequilibri su Università e Scuola e poi le autonomie”, dichiara ancora il deputato secondo il quale va impedita la regionalizzazione dell’istruzione. “Immaginatevi ogni regione che decide un modello organizzativo del personale della scuola, più o meno precario, più o meno privato, più o meno verticistico. Non saremmo più un Paese Unito e in ogni regione si realizzerebbero delle discriminazioni incontrollabili per docenti, dirigenti e studenti. Avremmo un diritto allo studio differenziato”.
Un pericolo “che potrebbe produrre ben presto fratture e divisioni territoriali drammatiche” anche per le Università. “Acuire squilibri regionali porterebbe a riaccendere migrazioni dal sud al nord di studenti, ricercatori e professori universitari creando sovraffollamenti che andrebbero a ridurre la qualità delle stesse università delle regioni che vogliono questo tipo di autonomia afferma il deputato che aggiunge: “Mi associo alle parole di Monica Barni della Conferenza delle Regioni, che oggi in Commissione Cultura ha chiesto al più presto la definizione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) che garantisce la creazione di un fondo per i disequilibri regionali. E’ nel nostro contratto di governo e va fatto prima delle autonomie”.
Anche Conte avrebbe espresso dubbi sui LEP: “se prima delle Intese non si definiscono i Livelli essenziali delle prestazioni (Lep) da assicurare ai cittadini di tutte le regioni”.
Timori che attraversano la maggioranza, con M5s che in un dossier ha espresso preoccupazione che i cittadini del Sud saranno “di serie B”, punto su cui il ministro Matteo Salvini ha tentato di rassicurarli.
Zaia ha detto che sono state accolte il 70% delle richieste, ma che resta da trovare l’intesa su temi importanti come “le autostrade, le concessioni in generale, la cultura e l’ambiente e la sanità”. Il governatore e il ministro Stefani così hanno dichiarato: “Siamo consapevoli che il percorso non è concluso, ma siamo ottimisti sul risultato perché stiamo compiendo un passo importantissimo”.
Campagna UIL contro regionalizzazione
Anche i sindacati hanno espresso dubbi sulla regionalizzazione. Ad esempio la UIL scuola ha avviato una campagna in tutta Italia per sensibilizzare tutte le scuole, e più in generale studenti, famiglie e società civile, al no alla regionalizzazione della scuola.
Una serie di post che viaggeranno on line e via social per mettere in evidenza i limiti del progetto all’esame del Governo. Collegata ad una serie di iniziative nazionali, la campagna si articolerà nei prossimi mesi che saranno di grande mobilitazione. “La scuola non è bene disponibile o negoziabile. E’ diritto fondamentale garantito dalla Costituzione, non un contratto tra privati – spiega il segretario della Uil Scuola Pino Turi – Lo ripetiamo dall’ottobre 2017, quando il percorso dell’autonomia differenziata cominciava appena a prendere forma con i referendum regionali.
I cittadini, ‘i territori’, come li definisce il governatore Zaia, non sono gli azionisti di questo governo. La contrarietà della Uil Scuola ad ogni ipotesi di regionalizzazione del nostro sistema di istruzione nazionale non è legata alle contingenze politiche, ma fondata su un modello di scuola che il nostro Paese merita ed ha già. Una scuola che apre all’Europa, che riconosce la tradizione delle proprie città, che insegna ad essere italiano, che ha insegnanti che svolgono il loro lavoro con uguale passione da nord a sud, che non fa differenze di status, non crea primi e ultimi, che promuove i talenti, che offre prospettive, una scuola che è tessuto sociale, è identità nazionale, è progresso e sviluppo”.
“Qui non si tratta di soldi, ma di libertà – mette in evidenza Turi – che per la scuola è come l’ossigeno per il mondo. Libertà e autonomia che sarebbero negate dal nuovo centralismo regionale”.
Salvini lancia vertice politico
“La prossima settimana ci sarà un vertice politico” sull’Autonomia richiesta allo Stato da Veneto, Lombardia e Emilia Romagna. Lo ha detto il ministro dell’Interno Matteo Salvini, lasciando Palazzo Chigi al termine del Consiglio dei ministri che ha avviato l’esame delle Intese con le tre Regioni.
Ruolo del Parlamento
Altra questione riguarda il ruolo che avrà il Parlamento nella decisione dell’avvio delle autonomie di queste Regioni. Infatti, nell’iter dei testi delle autonomie locali saranno coinvolte anche le Camere. Si tratta di un passaggio molto delicato, perché ai parlamentari non sarà concesso di emendare i testi delle intese tra Stato e Regioni, ma dovranno esprimersi in blocco sull’autonomia, dire sì o no.
Cosa che non è andata giù a molti esponenti parlamentari che hanno chiesto un testo politico e un ruolo decisivo da parte del Parlamento.