Autonomia differenziata, Zaia: “Stipendi differenziati per i docenti? Non c’è nulla di definitivo, il contratto è nazionale. Innegabile, però, che il costo della vita sia diverso tra Nord e Sud”
Il via libera all’autonomia differenziata ha acceso un intenso dibattito in Italia, con particolare attenzione al suo impatto sul sistema scolastico. Luca Zaia, presidente del Veneto e uno dei principali sostenitori della riforma, in un’intervista a La Repubblica, la definisce come “l’ultimo treno che passa per l’Italia”, criticando il modello centralista che, a suo avviso, “ha portato al disastro che viviamo”.
Zaia respinge le accuse di voler creare una “secessione dei ricchi”, affermando che nessuno intende separarsi dalla Repubblica italiana o sottrarre funzioni essenziali allo Stato. Tuttavia, le preoccupazioni riguardanti l’istruzione rimangono al centro del dibattito.
Una delle principali critiche mosse alla riforma riguarda il rischio di creare una “scuola di serie B”, soprattutto nel Sud Italia. I critici temono che molti insegnanti potrebbero trasferirsi al Nord per garantirsi stipendi migliori, creando un divario educativo tra le regioni. Zaia controbatte sostenendo che la migrazione degli insegnanti verso il Nord è già una realtà, dovuta principalmente alla maggiore disponibilità di posti di lavoro, e che il contratto di lavoro rimarrebbe nazionale.
Tuttavia, l’idea di un possibile futuro contratto differenziato solleva ulteriori preoccupazioni. Zaia ammette che il costo della vita è una variabile importante da considerare, lasciando aperta la possibilità di future discussioni su questo aspetto.
Il presidente sottolinea che la riforma non mira a trasferire l’intera pubblica istruzione alle regioni, ma piuttosto a delegare alcune funzioni specifiche. Resta da vedere quali saranno queste funzioni e come verranno implementate.
L’opposizione, in particolare il Partito Democratico, critica la riforma come un tentativo affrettato di “issare la bandiera leghista sul trofeo”. Zaia respinge queste accuse, ricordando che fu proprio il centrosinistra a modificare il Titolo V della Costituzione nel 2001, in parte per arginare la crescita della Lega.
Autonomia differenziata, il rischio povertà e i cambiamenti (concreti) nel mondo della scuola
Cosa prevede il testo
Il Disegno di legge n. 615 è composto da dieci articoli e rappresenta uno strumento per l’attuazione dell’autonomia differenziata. Esiste un ampio dibattito accademico sull’autonomia differenziata, in particolare sulla sua implementazione in equilibrio con i principi di unità e uguaglianza. Gli studiosi sottolineano l’importanza di un approccio “solidaristico” o “cooperativo”, assicurando che ogni forma di differenziazione non minacci l’unità sociale ed economica della Repubblica.
Le Regioni potranno chiedere di assumere competenze esclusive su una o tutte le 23 materie previste, tra cui salute, istruzione, ambiente, sport, energia, trasporti, cultura e commercio estero. Per 14 di queste materie, però, dovranno essere rispettati i Livelli essenziali di prestazione (Lep), ovvero standard minimi di servizi garantiti su tutto il territorio nazionale.
Su richiesta di Fratelli d’Italia, è stato modificato l’articolo 4 prevedendo che il trasferimento delle materie alle Regioni avverrà solo dopo la determinazione dei Lep, anche nelle Regioni che non hanno richiesto l’autonomia, e sulla base delle risorse disponibili.
Per determinare i livelli e i costi dei Lep saranno necessari uno o più decreti legislativi, per cui il governo ha 24 mesi di tempo. Stato e Regioni avranno poi 5 mesi per raggiungere gli accordi, che potranno durare fino a 10 anni e essere rinnovati o disdetti con 12 mesi di preavviso.