Autonomia differenziata, il rischio povertà e i cambiamenti (concreti) nel mondo della scuola

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È in corso un dibattito tra politica, sindacati e società civile circa la riforma relativa all’autonomia differenziata approvata alla Camera il 19 giugno. Come inciderà sul mondo della scuola?

L’autonomia differenziata inciderà in moltissime materie, tra cui: istruzione, università, ricerca, lavoro, previdenza e rapporti con l’Unione Europea. Lo Stato riconoscerebbe alle Regioni a Statuto Ordinario un’autonomia legislativa su materie che sono oggi di competenza concorrente, cioè comune. Cosa cambierebbe nella scuola? Si potrebbe giungere a regioni che assumono insegnanti, con una potestà legislativa che includerebbe anche i criteri di valutazione ai programmi scolastici. Un aspetto determinante sarà rappresentato dai LEP (Livelli essenziali di prestazioni) che dovranno essere garantiti in modo uniforme a tutti i cittadini, al di là della Regione di residenza.

Già previsti dall’articolo 117 della Costituzione, è lo Stato a dover decidere quali sono i livelli minimi che devono essere garantiti a tutti i cittadini. A parte la sanità, per gli altri settori i LEP non sono stati mai definiti così da creare divari sempre più ampi tra Nord e Sud. La riforma approvata ieri non prevede investimenti per colmare il gap ma è passata una proposta targata Fratelli d’Italia, che affida al governo il compito di varare entro due anni i LEP relativi ai diritti civili e sociali, stabilendo gli investimenti necessari alle regioni per adeguarsi agli standard.

Il ministro Calderoli da cui prende nome la legge dice che la riforma sarà a costo zero. Il rischio di favorire l’espandersi del divario tra Nord e Sud del Paese, che già oggi vede lo Stato spendere da Roma in su 17.621 euro per ogni cittadino, che diventano 13.613 per chi vive nel meridione, è avvalorato dalla rivendicazione delle Regioni più ricche, di trattenere il “residuo fiscale”, cioè la differenza tra quello che versano e quanto ricevono in termini di spesa pubblica. Secondo una simulazione dello Svimez, solo la quota di Irpef e Iva che potrebbe essere trattenuta da Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna vale intorno i 9 miliardi di euro. Sul tema povertà insiste la rete Alleanza contro la povertà, con una denuncia del portavoce Antonio Russo parlando di un ennesimo ostacolo nella lotta contro la povertà. Il non riconoscimento di diritti universali in tutto il Paese farà crescere sacche di privilegio solo per alcuni.

Sul tema scuola, invece, interviene la Uil con il segretario generale Giuseppe D’Aprile: “Differenziare l’organizzazione didattica andando a toccare anche graduatorie e stipendi del personale. Differenziare programmazione, offerta formativa e percorsi di alternanza scuola-lavoro, decidere in maniera autonoma l’assegnazione di contributi alle scuole paritarie e regionalizzare sia i fondi statali per il diritto allo studio che il trattamento economico del personale scolastico. Per la scuola l’autonomia differenziata potrebbe tradursi in tutto ciò”. Sulla stessa linea la numero uno della Flc Cgil Gianna Fracassi: “Oggi è una brutta giornata per la scuola italiana e per le istituzioni pubbliche della conoscenza. Con l’autonomia differenziata si realizza un disegno secessionistico che fa carta straccia della coesione sociale e territoriale che sono alla base della nostra Repubblica”.

Secondo il sindacato Anief si tratta di un provvedimento che potrebbe fare peggiorare le condizioni della scuola e in generale dell’Istruzione a tutti i livelli e per questo l’intero settore andava lasciato fuori: “Avevamo chiesto fin dall’inizio dell’esame del provvedimento in Senato di stralciare le norme su istruzione e ricerca: pertanto il nostro sindacato darà mandato all’ufficio legale per impugnarne gli atti attuativi di una legge che a nostro avviso contiene diversi profili di incostituzionalità”, commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief

Il Coordinatore nazionale della Gilda Insegnanti Rino Di Meglio parla di massimo rispetto per le istituzioni della Repubblica, a partire dal Parlamento. Ciò non toglie la dimostrazione di un totale dissenso sull’approvazione della legge relativa l’autonomia differenziata, per quel che riguarda la scuola. “La scuola italiana – dice Di Meglio – già soffre di grandi differenze tra una parte e l’altra del Paese, che la politica dovrebbe piuttosto colmare e non aumentare. Abbiamo anche grandi preoccupazioni per l’unità culturale dell’Italia e la scuola deve rappresentare un elemento di unificazione e non di divario. Come cittadini faremo di tutto perché questa legge sia abrogata o modificata”, conclude il sindacalista.

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