Regionalizzazione, i sindacati Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals e Gilda dicono no: raccolta firme per legge di iniziativa popolare

Si mobilitano le organizzazioni sindacali della scuola per dire no alla regionalizzazione, uno degli obiettivi dichiarati dal nuovo Governo Meloni.
Il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale, insieme alle Organizzazioni sindacali della scuola FLC Cgil, Cisl Scuola, UIL Scuola RUA, Snals Confsal e Gilda Unams, avvia a tal proposito una raccolta di firme per la PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE DI INIZIATIVA POPOLARE “Modifica dell’articolo 116 comma 3 della Costituzione, concernente il riconoscimento alle Regioni di forme e condizioni particolari di autonomia, e dell’art. 117, commi 1, 2 e 3, con l’introduzione di una clausola di supremazia della legge statale, e lo spostamento di alcune materie di potestà legislativa concorrente alla potestà legislativa esclusiva dello Stato”, il cui testo verrà illustrato nel corso di una conferenza stampa che si terrà a Roma, Hotel Nazionale (Piazza Monte Citorio) mercoledì 9 novembre alle ore 11.30.
“Siamo contrari al disegno di “autonomia differenziata”, inizialmente avanzato dalle regioni Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna e rilanciato dalla attuale maggioranza di governo”, scrivono in un comunicato stampa i segretari generali Francesco Sinopoli, Ivana Barbacci, Giuseppe D’Aprile, Elvira Serafini, Rino Di Meglio e Massimo Villone, del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale.
“Tale progetto, invece di consolidare il carattere unitario e nazionale, ad esempio del sistema pubblico di istruzione, rafforzando la capacità di risposta dello Stato di cui si è avvertita l’estrema necessità durante la recente pandemia, ripropone un’ulteriore frammentazione degli interventi indebolendo l’unità del Paese, col rischio di aumentare le disuguaglianze senza garantire la tutela dei diritti per tutti i cittadini e ampliando i divari territoriali“, proseguono.
La proposta di legge che presenterà il gruppo prevede in primo luogo la modifica dell’art. 116 della Costituzione ponendo un vincolo alla richiesta di autonomia, che può essere concessa solo se “giustificata dalla specificità del territorio”.
Inoltre, viene esclusa la possibilità di una generica Legge quadro in ambito nazionale che lasci sostanzialmente campo libero a intese tra Stato e singole Regioni.
Al fine di elevare il livello della partecipazione democratica, proseguono i soggetti propositivi della proposta di legge, si prevede inoltre che possa essere richiesto un referendum popolare approvativo della legge attributiva dell’autonomia prima della sua entrata in vigore, ed eventualmente un referendum abrogativo in tempi successivi.
Nello specifico, sulla potestà legislativa viene modificato l’articolo 117 della Costituzione specificando che sanità, istruzione ed infrastrutture devono restare di competenza esclusiva dello Stato.
Infine si richiede di introdurre la clausola di supremazia dello Stato per garantire “l’unità giuridica ed economica della Repubblica, ovvero la tutela dell’interesse nazionale”.
La raccolta di firme, concludono i proponenti, partirà nei prossimi giorni attraverso una piattaforma digitale e anche tramite moduli cartacei.
Regionalizzazione: il progetto
Lo scorso settembre un dossier della Camera aveva ripreso la questione facendo il punto della situazione.
L’articolo 116, terzo comma della Costituzione – si legge sul documento della Camera – prevede la possibilità di attribuire forme e condizioni particolari di autonomia alle Regioni a statuto ordinario (c.d. “regionalismo differenziato” o “regionalismo asimmetrico”, in quanto consente ad alcune Regioni di dotarsi di poteri diversi dalle altre), ferme restando le particolari forme di cui godono le Regioni a statuto speciale (art. 116, primo comma).
L’ambito delle materie nelle quali possono essere riconosciute tali forme ulteriori di autonomia concernono: tutte le materie che l’articolo 117, terzo comma, attribuisce alla competenza legislativa concorrente;
un ulteriore limitato numero di materie riservate dallo stesso articolo 117 (secondo comma) alla competenza legislativa esclusiva dello Stato: organizzazione della giustizia di pace; norme generali sull’istruzione; tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali.
Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna: gli accordi preliminari
Bisogna però partire dall’inizio e tornare al 2017, quando il tema dell’autonomia regionalizzata ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione, è sorto a seguito delle iniziative intraprese da Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna.
Dopo aver sottoscritto tre accordi preliminari con il Governo a febbraio 2018, su richiesta delle tre regioni, il negoziato è proseguito ampliando il quadro delle materie da trasferire rispetto a quello originariamente previsto. Nel frattempo altre regioni hanno intrapreso il percorso per la richiesta di condizioni particolari di autonomia, che hanno dovuto però interrompere le iniziative a causa del covid.
Regionalizzazione scuola, cosa potrebbe cambiare?
L’idea della regionalizzazione dell’istruzione prevede che alcune regioni potrebbero stabilire in autonomia la propria offerta formativa e il trattamento economico degli insegnanti, attraverso concorsi regionali.
Dunque, nella pratica diventerebbero regionali l’organizzazione didattica, il sistema delle graduatorie e degli stipendi dei docenti. Ma anche l’offerta formativa e l’assegnazione di contributi alle scuole paritarie.
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